6 ottobre 2017

TESSUTI: classificazione delle caratteristiche e difetti e metodi di controllo

Difetti nei tessuti per  l'abbigliamento




1. GENERALITÀ

Per difetto si intende il mancato rispetto di un livello di qualità stabilito come standard, o talmente palese da non richiedere neppure l'enunciazione (esempio: buco in un tessuto).

Queste raccomandazioni sono limitate alle caratteristiche dei tessuti che possono essere rilevate da una persona esperta con o senza l'aiuto di strumenti d'uso corrente. Quando è possibile rilevare una irregolarità relativa ad una di queste caratteristiche, si tratterà di un "difetto" a condizione che questa irregolarità sia:

- constatata sul tessuto così come è stato consegnato;

- pregiudizievole per l'indumento finito.

Ogni caratteristica ed ogni difetto descritto in questo post comportano:


- la definizione;
- i metodi di controllo e di misura;
- le tolleranze ammesse.

Ogni impossibilità di rispettare le raccomandazioni dovuta a tecniche particolari di produzione deve essere portata a conoscenza dell'acquirente prima dell'accettazione dell'ordine.

1.1 Medodi di controllo e di misura


La responsabilità del controllo della qualità del tessuto prima della consegna spetta in ogni caso al fornitore, che deve indicare prima della conclusione del contratto il campione-tipo, preso come base di referenza per il disegno, il colore ed il finissaggio. Questo campione potrà essere: il campione di referenza, il taglio o la pezza-tipo.

1.2 Tolleranze


Le tolleranze citate in questo post rappresentano i limiti entro i quali i difetti non danno luogo ad un bonifico.
La qualità di un tessuto viene definita in due modi:

- per diffettosità
- per variabili

2. Classificazione difetti

Rientra in questa categoria ogni difetto del tessuto che possa essere individuato a vista sul tessuto così come è stato consegnato e che sia pregiudizievole per l'indumento finito.
Il tessitore deve segnalare questi difetti ed irregolarità con appositi richiami con fili di colore contrastante messi alle cimose (in gergo sono detti "campanelli").

I difetti possono essere classificati a seconda della gravità del danno in: "difetto piccolo", "difetto medio", "difetto grande". Si raccomanda di utilizzare un codice di colori per segnare i difetti, che, generalmente, è:

- verde per i difetti piccoli,
- giallo per i difetti medi,
- rosso per i difetti grandi

È bene precisare che nei grandi gruppi industriali vengono definite delle "Condizioni generali d'acquisto" (Capitolati) che possono risultare più severe per il venditore delle raccomandazioni qui indicate.

Difetto piccolo (Categoria A) - un difetto la cui dimensione in catena ed in trama non supera i 5 cm. Ad un difetto piccolo corrisponde un bonifico di 20 cm.

Difetto medio (Categoria B) - un difetto la cui dimensione in catena o in  trama è superiore a 5 cm. ma inferiore a 100 cm. Ad un difetto medio corrisponde un bonifico di 50 cm.

Difetto grande (Categoria C) - un difetto la cui dimensione in catena o in trama è superiore a 100 cm. Ad un difetto grande corrisponde un bonifico di 75 cm, più:

a) la lunghezza del difetto nel senso della catena se la sua dimensione nel senso della trama è superiore a 5 cm;
b) la metà della lunghezza del difetto in catena se la sua dimensione nel senso della trama non supera i 5 cm.

Categoria A - Difetti piccoli
Se il totale dei bonifici per i difetti in una pezza supera:
3% della lunghezza con al massimo 6 difetti in una pezza di 50 metri,
4% della lunghezza con al massimo 8 difetti in una pezza da 50 metri,
5% della lunghezza con al massimo 10 difetti in una pezza da 50 metri. In questo caso si potranno applicare le disposizioni della categoria C.

Categoria B - Difetti medi
1. Nessun reclamo, oltre al bonifico indicato, può essere formulato se le tolleranze definite non sono superate.
2. Se le tolleranze definite sono superate:
a) il venditore deve avere la facoltà di ridurre lo scarto nei limiti tollerati se la sua natura ed il tempo lo permettono. Quando le circostanze non permettono di agire secondo a):
b) si applicheranno i bonifici definiti in queste raccomandazioni o quelli previsti da apposito capitolato, oppure:
c) l'acquirente potrà restituire la pezza.

Categoria C - Difetti grandi
a) il venditore deve avere la facoltà di ridurre lo scarto nei limiti tollerati se la sua natura ed il tempo lo permettono. Quando le circostanze non permettono di agire secondo a):
b) Le due parti possono mettersi d'accordo su un bonifico (se non già precedentementi stabiliti con un capitolato), oppure:
c) l'acquirente potrà restituire la pezza. In questo caso sempre l'acquirente può chiedere il riconoscimento di un danno per mancata vendita (si pensi se lo stesso ha "lettere di credito" aperte) o di ritardo di consegna (con sconti che ha dovuto concedere ai suoi clienti per accettare la merce).  

Definizioni, metodi di misura e di controllo della difettosità dei tessuti

Una classifica di queste imperfezioni non è cosa agevole, per la ragione delle diverse origini, ma una suddivisione sommaria può essere presentata col seguente criterio:
  • Difetti dovuti alla materia prima, alla struttura del tessuto, al disegno;
  • Difetti dovuti alla filatura;
  • Difetti dovuti alla rifinizione;
  • Macchie.
La visita delle pezze - qualunque sia il loro grado di rifinizione - si effettua efficacemente soltanto su una specula, macchina in gergo chiamata, in maniera pittoresca ma efficace, "tribunale",  che deve essere situata in piena luce diurna, in un locale ben luminoso.

Va, inoltre, premesso che i difetti ricorrenti a regolari intervalli lungo la pezza sono dovuti a cause meccaniche, e che ogni imperfezione assolutamente parallela ai fili d'ordito od alle trame è conseguenza non imputabile alla rifinizione. 

Categoria A

1. In catena:
filo grosso o "grosseur"; filo mancante; filo tirato o teso: filo doppio totale o parziale.


1.1. Definizione dei difetti 
Filo grosso o filo fine: filo di catena in cui il diametro differisce da quello normalmente utilizzato per i fili che compongono il tessuto.
- Filo teso o filo fluttuante: filo di catena o parte di un filo di catena più teso o meno teso degli altri fili che compongono il tessuto.
- Filo mancante o rotto: assenza totale o locale di un filo di catena.
- Filo doppio: filo o porzione di fili di catena che formano il tessuto accidentalmente doppi.

1.2. Metodo di controllo
Valutazione visiva delle imperfezioni del tessuto che sarebbero inaccettabili su un indumento, e misura della loro lunghezza.

2. Rigature in catena


2.1. Definizione del difetto  
Rigature parziali o totali nel senso della catena, di aspetto differente dall'insieme della pezza.

2.2. Metodo di controllo  
Valutazione visiva delle imperfezioni che sarebbero inaccettabili su un indumento, e misura della loro lunghezza.

3. In trama: trama grossa o fine; trama tirante o tesa; trama mancante totalmente o in parte; trama doppia totale o parziale.


3.1. Definizione dei difetti 
Trama grossa o trama fine: filo di trama il cui diametro differisce da quello normalmente utilizzato per i fili componenti il tessuto.
- Trama tesa, tirante o allentata: filo di trama o parte di un filo di trama più teso o meno teso degli altri che compongono il tessuto.
- Trama mancante: assenza involontaria di un filo di trama completo sulla larghezza totale del tessuto.
- Trama rotta: lunghezza del filo di trama che è inserito su una sola parte della lunghezza del tessuto.

- Trama doppia: fili o porzione di fili di trama che formano il tessuto accidentalmente doppiati.
- Trama rientrata: il filo di trama trascinato inavvertitamente nel tessuto durante la tessitura.

3.2. Metodo di controllo
Valutazione visiva delle imperfezioni del tessuto che sarebbero inaccettabili su un indumento, e misura della loro lunghezza.

4. Barrature in trama


4.1. Definizione del difetto
Rigature parziali o totali nel senso della trama, di aspetto differente dell'insieme della pezza, dovute ad irregolare grossezza del filato. Il difetto è tanto più accentuato quanto più l'ordito e la trama sono in contrasto di colore.
4.2. Metodo di controllo
Valutazione visiva delle imperfezioni delle imperfezioni che sarebbero inaccettabili su un indumento, e misura della loro lunghezza.

5. Nodi o piccole ingrossature del filo di catena o di trama


5.1. Definizione dei difetti
Nodi o piccole ingrossature di certi fili di catena o di trama visibili da persona esperta, che guastano il diritto del tessuto.

5.2. Metodo di controllo
Valutazione visiva dei difetti che sarebbero inaccettabili su un indumento.

6. Rammendatura difettosa, pinzatura difettosa, strappi, buchi, macchie

6.1. Definizione dei difetti
- Rammendatura difettosa: rammendo di apparenza non buona sul diritto del tessuto.
- Pinzatura difettosa: presenza di difetti non eliminati in occasione della pinzatura.
- Strappi, tagli, buchi: rotture del tessuto che abbiano forme diverse.
- Macchie: superficie del tessuto impregnata di sporcizia.

6.2. Metodo di controllo
Valutazione visiva delle imperfezioni che sarebbero inaccettabili su un indumento, e misura della loro lunghezza.

7. Pezze tagliate in più parti

7.1. Definizione del difetto
La pezza consegnata è tagliata su tutta l'altezza in due o più pezzi, il cui insieme costituisce il metraggio convenuto.

7.2. Metodo di controllo
Constatazione del numero di pezzi che costituiscono insieme la lunghezza della pezza ordinata.

Categoria B

8. Disegno

8.1. Definizione del difetto
Differenza del disegno in confronto a quello del campione tipo:
- effetti di colore, fili di effetto o fondo differenti;

- dimensioni del disegno differenti da quelle stipulate nel contratto.

Osservazione: Per i disegni a rapporto stabilito (quadri e righe, per esempio) non si tratta qui di una differenza tra la pezza consegnata ed il campione-tipo. La differenza di grandezza dei quadri in una stessa pezza è trattata al punto 13: "Irregolarità dei quadri".

8.2. Metodo di controllo
- Materiale: tavolo di larghezza almeno eguale a quella della pezza da verificare e riga graduata.
- Modo di operare: misurare la lunghezza occupata da almeno 10 rapporti. Per i rapporti inferiori a 10 cm effettuare la misura su almeno un metro. Non fare la misurazione del punto in cui si trova un richiamo ("campanello").
- Espressione dei risultati: si confronteranno i valori ottenuti con quelli stipulati nel contratto o, in caso di assenza in tale stipulazione, con quelli misurati sul campione tipo. Si considerà lo scarto maggiore, in più o meno.

8.3. Tolleranza
8.3.1. Per i disegni a rapporti stabiliti (quadri o righe) la tolleranza relativa alle dimensioni differenti da quelle stipulate nel contratto è del ± 3% nel senso della catena e del ± 4% nel senso della trama.
8.3.2. Per le differenze di disegno che non figurano al paragrafo 8.3.1., è impossibile fissare una tolleranza.

8.4. Conseguenze commerciali
Per le differenze che figurano al paragrafo 8.3.1. vedere la categoria B. Negli altri casi, vedere categoria C.

9. Peso al metro quadrato o metro lineare

9.1. Definizione del difetto
Differenza di peso in rapporto ai dati descritti dal contratto.

9.2. Metodo di controllo

Si considera come peso al mq il peso totale della pezza diviso per la sua lunghezza esatta e per l'altezza effettiva, cimosse comprese.
È il peso calcolato su una superficie di 100 cm/q ed è espresso generalmente al mq o in grammi al metro lineare (ml).


Formula MQ - ML
Peso al mq x altezza ÷ 100


9.3. Tolleranza  
È importante la costanza del peso più che il peso in se stesso, che deve comunque mantenersi entro il ± 5% di quello dichiarato. Vale la norma UNI 5114 - ISO 3801

9.4. Bonifico  
Si valuta in percentuale del prezzo del tessuto ed è uguale alla differenza (rilevata in percentuale) tra il peso previsto ed il peso reale della pezza diminuita della tolleranza ammessa, anch'essa espressa in percentuale.

Esempio:
(a) Peso confermato del tessuto: 400 g/mq;

(b) Peso del tessuto consegnato: 360 g/mq;
(c) Differenza del peso in rapporto ad (a): - 10%;
(d) Scarto da bonificare: - 10% - (-4%) = - 6%

10. Lunghezza della pezza

10.1 Definizione del difetto
10.1.1. La lunghezza consegnata (difetti compresi) differente da quella stabilita nel contratto.
10.1.2. La lunghezza è definita dalla distanza compresa tra la prima e l'ultima trama compresa fra le linee di demarcazione delle testate.


10.2. Metodo di controllo
Il controllo corrente sarà effettuato per mezzo di macchine per misurare.

10.3. Tolleranza

Si accorda sulla lunghezza di ciascuna delle pezze consegnate una tolleranza dal - 5% al
+ 10% in rapporto alla lunghezza indicata nel contratto.


11. Metraggio per ordine

11.1. Definizione del difetto

Metraggio consegnato, per articolo e colore, superiore o inferiore al metraggio ordinato.
Si tratta della lunghezza lorda, difetti eventuali compresi.


11.2. Metodo di controllo
Misurare la lunghezza di ogni pezza che fa parte dell'ordine. Totalizzare i risultati ottenuti.

11.3. Tolleranza

- Sino a 1.000 metri da ± 5% con al massimo l'equivalente di una mezza pezza;
- Da 1.000 a 5.000 mt.: ± 45 mt.;
- Da 5.000 a 10.000 mt.: ± 85 mt.;
- Oltre i 10.000 mt.: ± 115 mt.

11.4. Conseguenze commerciali

Nel caso la tolleranza venisse superata, l'acquirente può:
- rinviare il metraggio eccedente;
- accettare la consegna con un bonifico da stabilire di comune accordo;
- esigere il metraggio mancante.

In tessitura una fermata di telaio può dare o una chiarella (difetto di trama) o una strabattuta. Una tensione non regolare può dare fili tesi (stratesi) in trama. Una rottura del filo di ordito provoca una fermata. Il filo può dare rigature in ordito, fasce di colore in trama al cambio rocca, ecc. In tintoria si possono avere machie, ecc.

In ambito di controllo della difettosità dei tessuti - funzione molto importante soprattutto per categorie di prodotti di fascia alta - la tendenza attuale mira a rendere tale controllo completamente automatico, con il duplice scopo di garantire una assoluta obbiettività nella valutazione (anche in riferimento alle certificazioni ISO-9000) e di ridurre il costo della manodopera adibita al controllo stesso. Esse non soddisfano a pieno i requisiti delle imprese tessili e della confezione, sia per la complessità delle tecnologie adottate (e il conseguente costo elevato) sia per la difficoltà della loro calibrazione. Così il controllo dei tessuti è ancora oggi eseguito off-line da personale specializzato e l'ausilio del computer è limitato alla registrazione del numero, del tipo e della posizione dei difetti sulla lunghezza del tessuto. La ricerca di soluzioni innovative efficaci in tale ambito ha spinto ad investigare circa l'applicazione della tecnologia dei "Sensori Ottici Intelligenti" al problema del controllo oggettivo dei tessuti in tempo reale. Al riguardo vi sono progetti di ricerca e sviluppo (e questo è il futuro).




Le prove che il confezionista deve fare sul controllo della qualità dei tessuti ad uso abbigliamento, prima di passarli alle linee di lavorazione o di inviarli ai laboratori, riducono drasticamente la presenza di capi d'abbigliamento difettosi, invendibili o comunque di seconda scelta, producendo i capi nelle quantità programmate, ed ottenendo equi bonifici dai produttori.

Tali prove, eseguite con macchinari appositamente studiati da aziende meccanico-tessili, facilitano il riscontro della difettosità e limitano altresì le tecniche del collaudo finale dei capi d'abbigliamento.

Principali caratteristiche dei controlli che andrebbero fatte sui tessuti.

# Verifica dell'assenza di chiarelle, barrature, bastonature, ecc. Queste verifiche si fanno con la specula.

# Verifica dell'assenza dell'imitazione dell'effetto "moiré" (o inappropriatamente chiamato effetto fodera"), del contrasto colore (testa-coda), del centro cimosa.

Cambio di direzione dei tessuti a pelo da rotolo a rotolo.

Misurazione esatta del tessuto in assoluta assenza di tensione mediante tappeto trasportatore aspirante.

# Idoneità al controllo di qualsiasi tipo di tessuto e di maglia.

A questi controlli si possono aggiungere lavorazioni e trattamenti:

# Rientro e stabilizzazione allo stiro a vapore tessuti mediante vaporizzo libero. Il decatizzo in continuo (Sponging), il trattamento ""Finish" (non solo per i tessuti in pura lana ma anche per articoli misti seta e mischie con fibre artificiali o sintetiche).

# Radrizzatura dei tessuti non in dritto filo.

# Analisi e prove di laboratorio.

Prove sui tessuti


Le prove eseguite sui tessuti dai tessitori hanno lo scopo di controllare dal punto di vista qualitativo le caratteristiche del tessuto stesso.




Prove di permeabilità intese a determinare la permeabilità all'aria o all'acqua dei tessuti. Sono eseguite con apparecchi di vario tipo, denominati porosimetri. La prima consiste nel misurare il volume di aria passata attraverso un campione di tessuto di determinata superficie, in un dato tempo e con un dato vuoto costante. La seconda consiste nel mantenere un campione di tessuto sotto una determinata pressione, o una pressione crescente, e nel misurare il tempo occorso, o rispettivamente la pressione massima occorsa, perchè la prima goccia d'acqua lo attraversi, oppure nel misurare il volume d'acqua passata.

Prova di resistenza allo scoppio che permette di valutare la capacità di resistenza di un tessuto allorchè è sottoposto a sollecitazione uniforme in tutte le direzioni; è particolarmente indicata per i tessuti a maglia e per i tessuti non tessuti. L'apparecchio utilizzato per l'esecuzione di questo tipo di prova viene chiamato scoppiometro. Viene eseguita con dinamometri a pressione di liquido o a pressione meccanica; in questo caso il campione di tessuto, interposto fra i due dischi forati al centro, viene sottoposto ad una graduale azione di pressione, per mezzo di una sferetta, fino ad una perforazione del tessuto stesso; tale pressione viene espressa in chilogrammi dall'indice del dinamometro.

Prova di trazione intesa a determinare il carico di rottura, che definisce la resistenza del tessuto e 2l'allungamento percentuale a rottura", che ne definisce l'elasticità. Viene eseguita mediante il dinamometro; consiste nel sottoporre a tensione una striscia di tessuto, della larghezza di 5 cm (10 cm per la lana, piegata a metà) e della lunghezza utile di 36 cm (50 cm con la parte serrata fra i morsetti dell'apparecchio), prelevata sia nel senso dell'ordito, sia nel senso di trama.

Prove di restringimento intese a verificare le alterazioni dimensionali. La più diffusa verifica (ma anche contestata) è applicando la norma DIN 53894 parte 2 (vaporizzazione e macchine per stiro). Altra prova è quella messa a punto dalla azienda Veit (VEIT 7550) da eseguire sul banco di prova del restingimento del tessuto. Si differenzia dalla prova DIN per il fatto che non richiede una climatizzazione normalizzata e perchè per il trattamento del materiale, invece di una piastra superiore fissa, prevede un carrello a vapore che passa sopra al campione. Se neccessario la verifica può essere eseguita anche direttamente sulla pezza di tessuto. Altro metodo, breve, è la prova IWTO o CSIRO (sistema FAST -4) che prevede che il campione contrassegnato su una superficie di verifica di soli 25x25 cm² sia immerso per mezz'ora in acqua a cui è stata aggiunta una sostanza umettante. Per evitare una lunga climatizzazione i provini prima del trattamento sono misurati allo stato asciutto da essicatoio. Successivamente si calcola il restringimento da rilassamento sulle dimensioni del campione nuovamente asciugato rispetto alle dimensioni iniziali determinando l'espansione percentuale delle dimensioni a tessuto bagnato ed a tessuto nuovamente asciutto.

Prova di usura intesa a valutare la durata del tessuto; è eseguita con l'usometro, capace di produrre un'abrasione del tessuto in tutte le possibili direzioni facendolo sfregare contro una superficie abradente, solitamente carta vetrata, di grana varia a seconda del tipo di tessuto.



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