13 febbraio 2017

DIZIONARIO DELLA MODA: L



► LABEL  
Voce inglese. Italiano: etichetta.

Lab Dip
Piccola prova dei colori in tintura. 

LACCA COPRENTE
Sostanza tradizionale usata per produrre gli stencil nella serigrafia manuale.

 LACCIO  
Dal latino laquĕu(m), e poi dal latino volgare laceus, attestata già nel XIV secolo con il significato di «legaccio, tirante». Cordoncino adoperato per l'unione di due parti corrispondenti a fine di chiusura dette anche legaccio. Quello presente nelle calzature prende il nome di stringa o aghetto (se a sezione piatta) o cordella (se a sezione rotonda).

 LAMA
Dallo spagnolo llama, di origine peruviana. Lana molto pregiata del mammifero lama, appartenente alla famiglia dei camelidi, a corpo snello, lungo e arcuato. Vive alle alte quote di alcuni paesi dell'America del Sud, ed è domestico presso la popolazione Inca. Solo le femmine però vengono tosate ogni anno e forniscono circa 4 chili di lana lucida, calda e leggera. I maschi sono tosati solo alla morte, e il loro pelo è più ordinario. Il mantello è di quattro colori fondamentali: il bianco, il marrone bruciato, il grigio e il nero. Possono essere semplici, oppure variamente combinati. È diffusa anche la miscela delle tinte: il castano rojizo, il colore ocra od oqui, il rosado o giallastro chiaro, il marron caoba, che è la tonalità più scura e frequente.

Francese: Llama - Inglese: Lama - Tedesco: Lama - Spagnolo: Llama

► LAMBSWOOL  
Voce inglese, derivata dalla locuzione lamb(s) = agnello e wool = lana. Fibra molto morbida e pregiata proveniente dalla prima tosa di agnellini che non abbiano sorpassato i 6 mesi d'età. Dei tanti tipi esistenti la qualità più pregiata è il Geelong. Il marchio lambswool non esiste, ed è una dizione vietata dal D.Lgs 194/99 in recepimento della Direttiva 96/74/CE e successive integrazioni). [Fibre tessili - codici abbreviazioni  etichettatura prodotti tessili].

► LAMÉ 
Termine francese, che significa letteralmente "laminato". Tessuto al quale partecipano dei laminati sintetici e lucenti o degli arricciati in argento od oro secondo indicazione. Sono normalmente impiegati per abiti da sera femminili.

► LAMINATO  
Adattamento del francese lamé1. Filato metallico o sintetico, che ha un effetto luminescente (una volta di oro o argento); sono impiegati in ordito o in trama come fili supplementari. Questi filati vengono resi di micro-dimensioni, mediante il passaggio alla trafila o ridotti in lunghe e sottili lamelle dai battitoi o dalle presse. Si usano in maglieria e per tessuti per capi ed abiti da sera o da cerimonia. 2. Un filo di seta o d'altro, che forma l'anima, attorno al quale è avvolta a forma di spirale, in senso Z oppure S, una laminetta che può essere d'oro o d'argento. 

Francese
: Filé
 
LAMINAZIONE
Applicazione di un motivo a lamina metallica sulla superficie del tessuto tramite adesivo.


► LAMPASSO
Dal francese lampas(se), termine in uso che indicava tessuti operati per tappezzeria. Tessuto operato di grande pregio, originariamente fatto a mano, ora battuto con meccanica jacquard impiegante almeno due orditi (uno di fondo) ed una o più trame: gli orditi sono tinti in filo in un solo colore, mentre le trame sono tinte con uno o più colori, in maniera da ottenere un materiale a due tonalità di tinta o multicolorato (a differenza del damasco). Presenta grandi disegni in rilievo. È impiegato nell'arredamento per tappezzerie e tendaggi e parati di lusso.

► LAMPO
Abbreviazione di cerniera lampo (chiusura lampo).

 LANA
Dal latino lana(m), voce di antica origine indeuropea. Fibra tessile di origine animale che si ricava dal vello degli ovini e di alcune capre e camelidi. È ottenuta principalmente dalle pecore della specie "Ovis aries", e costituisce il 90% della produzione mondiale di fibre naturali di origine animale.

Classificazione in uso per le lane - Da un punto di vista commerciale le lane vengono classificate in base alla loro lunghezza in centimetri, in base alla finezza (cioè al diametro in micron della fibra), ed anche mediante un numero che indica il grado di filabilità della fibra stessa. La "S" che segue il numero di filabilità sta ad indicare la parola inglese hanks, che significa matasse: così ad esempio (il riferimento non ha il riconoscimento di esattezza scientifica, ma viene dato per rendere una idea) 75's sta ad indicare che con un chilo di lana è possibile ottenere 75.000 metri di filato).
La trasformazione dal vello al filato prevede prima la lavatura e poi la filatura in due diversi cicli di lavorazione secondo la qualità delle fibre:

A) Il sistema pettinato, dove le lane vergini dalle fibre lunghe sono disposte in modo parallelo tanto da formare un filato raccolto per avere tessuti battuti, lisci, meno caldi. I tessuti sono più costosi.
B) Il sistema cardato, che utilizza fibre corte, che danno un filato più voluminoso, adatto a creare tessuti più gonfi, pelosi, morbidi e più caldi.

Caratteristiche: igroscopicità (fino al 30%), che ne fa la fibra con la maggiore capacità di assorbire umidità, che poi verrà espulsa in condizioni ambientali più asciutte favorendo la traspirazione; idrorepellenza ai liquidi; coibenza, cioè capacità di isolamento termico (in quanto trattiene più aria fra gli interstizi delle fibre, perché fra l'altro è naturalmente ondulata); vitalità e nervo, cioè la tendenza a tornare nella forma iniziale; infiammabilità (basso indice, con la fiamma che non si propaga, e si spegne facilmente, ed inoltre non si scioglie); ingualcibilità; ecc. Il tasso di ripresa (percentuale media, ufficialmente ammessa, di acqua assorbita) è fissato al 18,25% nel caso di lana pettinata mentre è solo del 17% se lavata. Alla lana si può dare un trattamento chiamato "Zirpro" che la rende completamente refrattaria al fuoco.

Di seguito un elenco dei più noti e diffusi tessuti classici di lana o misti: Barathea, Beaver, Cheviot, Covercoat, Crepe, Crossbred, Faille, Flanella, Foulard, Foulé, Fresco lana, Gabardine, Granité, Grisaglia, Loden, Millerighe, Panno, Saxony, Tartan, Tasmania, Tropical, Tweed, Twill Cavalry.

Italiano: Lana - Francese: Laine - Inglese: Wool - Tedesco: Wolle - Spagnolo: Lana

Italiano: Lana cardata - Francese: Laine cardée - Inglese: Carded wool - Tedesco: Streichwolle - Spagnolo: Lana cardada

Italiano: Lana pettinata - Francese: Laine peignée - Inglese: Combed wool - Tedesco: Kammwolle - Spagnolo: Lana peinada

► LANACOTTA
Oggi il procedimento è semplificato rispetto ad una volta. Si parte sempre dal filato di pura lana vergine, attraverso macchine per maglieria si ottiene una particolare lavorazione chiamata Links-Links. I teli vengono poi lavati ad alte temperature, così che le scaglie interne della fibra si sovrappongono provocando un infeltrimento e un restringimento della maglia, dando forma alla lana cotta. La lana cotta è un tessuto antichissimo, uno dei primi tessuti utilizzati dall'uomo, eppure sono in pochi a sapere come si produceva; si prendeva della lana vergine e non filata, la si lavorava con acqua calda e sapone, sfregandola energicamente con le mani fino a farla diventare un unico panno compatto. Si trattava di un procedimento lungo e faticoso, ma era diffuso in molti Paesi  del centro-nord d'Europa.

► LANCÉ  
Voce francese. Tessuto operato a più colori, che presenta nel diritto un motivo discontinuo a colori nel quale, seguendo il disegno, le trame colorate sono parzialmente visibili del diritto: nelle zone in cui le trame, supplementari al fondo, (effettuate per mezzo di navette che comportano spole con filati di colori differenti, che percorrono il tessuto da una cimosa all'altra) non producono effetto passano sul rovescio restandovi slegate o poco legate. Talvolta queste slegature, dopo il tessimento, vengono tagliate. L'impiego è nell'abbigliamento femminile e nell'arredamento. Italiano: Lanciato.

► LANAGGIO 
Classificazione della lana in riferimento alla finezza: fine, mezzo fine, ordinario; in riferimento all'aspetto: lucido, mezzo lucido, opaco, candido, bianco, giallastro; in riferimento alla resistenza: forte, scarsa, debole.  
 
► LANELLA
Tessuto pettinato di lana tipo satino, sovente con catena di cotone.

► LANERIA  
Da lana. 1. Termine generico per indicare i tessuti di lana pettinati e cardati da donna, in opposizione a drapperie. 2. Assortimento di tessuti o filati di lana, anche di produzione artificiale (usato specialmente al plurale). 3. Negozio di lanerie.

► LANETTA  
Diminutivo di lana. 1. Tessuto fatto con cascame di lana. 2. Tessuto misto di lana e cotone. 3. Impropriamente anche morbida e fitta peluria che aderisce alla pelle degli animali da pelliccia ( lanugine)

 LANITAL
Da composto di lan(a) ital(iana). Fibra tessile artificiale ricavata dalla caseina del latte magro che viene prima disidratato, scremato e poi estratta la proteina, che viene sciolta in mezzo alcalino, estrusa in bagno acido, stirata e trattata con formaldeide, prodotta in fiocco. Di fatto gli stessi macchinari impiegati per lavorare la lana naturale potevano, senza modifiche, trattare il lanital. Fu ben presto abbandonata data la sua bassa tenacità (carico a rompere il filo). Nel 2007 è stata riscoperta in Cina, ed è stata, nel 2008, messa sul mercato in Italia per iniziativa della Wool Group (piccola azienda toscana) esaltando gli aspetti ecologici, la comodità, la freschezza, poiché la fibra del latte ha una maggiore capacità di assorbire l'umidità rispetto alle fibre sintetiche oltre al fatto che rispetto alla lana è un isolante anche migliore.

► LANOSO  
Dal latino lanōsus1. Che è coperto, pieno di lana. 2. Che è simile alla lana.

► LANUGINE  
Dal latino lanūgo-ǐnis1. Peluria sottilissima e fitta costituita da cascami (di fibre) di lavorazione. 2. Tessuto a superficie pelosa e particolarmente morbida. 3. Parte del pelo di animali da pelliccia, costituita da peli morbidi e fitti, spesso corti, detta anche borra.

LAPIN [lapèn]  
Termine francese, che significa "coniglio". Nome scientifico: Lepus CuniculusIndica il coniglio allevato. Le migliori razze sono di colore grigio e scuro, perché di pelo più fitto e più fine. Le razze bianche o macchiate hanno quasi sempre il pelo meno pregiato, ma vengono lo stesso ricercate per il bianco per poterle tingere. La pelliccia di coniglio  è in media lunga 30 cm., larga 20 e la superficie utilizzabile è di dm2 6. L'indice di durata è 20. Col così detto lapin si confezionano pellicce intere, colli e servono in genere nelle guarnizioni.

Italiano: Coniglio - Inglese: Rabbit - Tedesco: Kanin - Spagnolo: Conejo

► LAPPET  
Termine inglese, ma di uso tecnico internazionale. Indica i tessuti (specialmente per donna) che presentano sul fondo tela degli effetti simili ai broccati di trama. Si distinguono dai broccati per la solidità del motivo, dal disegno che ha sempre una larghezza assai limitata, ma continua nel senso della catena, e che non si notano elementi inutili sul rovescio.   

 LASER
Acronimo dei termini inglesi con cui si definiscono, ad un tempo, causa ed effetto del fenomeno, nonché lo strumento necessario: Light Amplification by Stimulated Emission of Radation, ossia amplificazione della luce mediante emissione stimolata delle radiazioni. Alcune sostanze, attive, sottoposte all'azione di un agente esterno stimolante, acquistano un maggior contenuto energetico che poi, in determinate condizioni, può essere riversato sotto forma di radiazioni elettromagnetiche. Facendo muovere tali radiazioni in una cella cilindrica con le estremità chiuse da specchi, ogni radiazione, per riflessione, ne produrrà altre con identica frequenza e fase secondo una progressione geometrica. Raggiunta la voluta densità, le radiazioni escono dalla cella, poiché uno degli specchi è parzialmente trasparente. Si realizza così un fascio laser, con caratteristiche diverse da quelle emesse dal sole o da una qualsiasi lampada ad incandescenza. Questo fascio può essere:
  • monocromatico, ossia caratterizzato da una solo lunghezza d'onda;
  • coerente, perché le radiazioni prodotte si propagano anche a lunghe distanze (coerenza spaziale) e si sommano l'una all'altra generando un fascio d'elevata potenza ed intensità (coerenza temporale).
I sistemi laser, presenti oggi sul mercato, si differenziano fra loro per tipologia e struttura e le applicazioni riguardano quattro campi: taglio, saldatura, incisione e controllo-misurazione. I laser maggiormente utilizzati nelle lavorazioni industriali sono quelli ad anidride carbonica, ad elio-neon, ad eccimeri (a base di gas rari), a diodi. I primi due tipi di laser sono stati anche i primi e continuano ad essere quelli più usati nelle applicazioni tessili e dell'abbigliamento, anche se non mancano casi degli altri due tipi.

Le applicazioni correnti sono sei:
  1. determinazione automatica del diametro delle fibre di lana;
  2. taglio delle parti di un abito da materassi di stoffe;
  3. traforo di pelli e stoffe per l'ottenimento di effetti ricamo;
  4. incisione per disegno di capi in jeans;
  5. incisione artistica di bottoni, fibbie;
  6. macchine per cucire tessuti tecnici.                
► LASTEX ® 
Marchio della Rubber Company (USA). Nome di un tessuto composto da un filo di gomma in veste di anima e di altri due fili in spire contrarie di elastofibre (elastan, ecc.), molto estensibili. Questo tessuto, la cui origine risale alla seconda metà del 1800, è stato usato durante la prima parte del Novecento per confezionare guaine, corsetti e panciere ed è oggi sostituito dalle fibre sintetiche che vengono elasticizzate per mezzo della crettatura (testurizzazione).

Processo che ha come obiettivo la rimozione dello sporco da indumenti e manufatti tessili in generale, utilizzando solventi organici. Nel lavaggio a secco si usa come solvente un liquido (percloro etilene o idrocarburo) che scorre sulla superficie delle fibre senza essere assorbito. Si parla quindi di lavaggio a secco perché le fibre non assorbono il solvente. I solventi solubilizzano i grassi (olii, cere, ecc.) e, grazie all'azione meccanica rimuovono le particelle insolubili (polveri, filacce, ecc.). È inoltre possibile nel processo utilizzare rafforzatori di lavaggio per rimuovere le sostanze magre (sali, zuccheri, ecc.) altrimenti non solubili.

La macchina lavasecco è costruttivamente molto diversa da una lavatrice ad acqua. La gestione di un solvente organico a circuito chiuso prevede infatti una dotazione tecnica necessaria alla gestione del medesimo, alla sua distillazione, filtrazione, al completo recupero mediante asciugamento e naturalmente al contenimento delle emissioni. I capi vengono caricati in macchina con una modalità simile a quella di una lavatrice domestica ma le dimensioni sono maggiori e il funzionamento è a circuito chiuso. La macchina è formata da un cestino o botte, alcuni serbatoi per il solvente, filtri, un sistema di distillazione del solvente, pompe, circuito idraulico e altri dispositivi. Il solvente, prelevato da uno dei serbatoi e pompato in botte, viene fatto circolare e le macchie di grasso e di sostanze solubili vengono rimosse chimicamente dal solvente che viene scaricato dalla botte in un distillatore. Il distillatore riscalda il solvente e lo converte in vapore per poi condensarlo. Grazie alla distillazione, la frazione pura del solvente viene separata dallo sporco che resta nel distillatore, mentre il solvente rigenerato viene riversato in un serbatoio per essere utilizzato per il lavaggio successivo. Le macchine per il lavaggio a secco, indipendentemente dal tipo di solvente utilizzato, provvedono a effettuare un ciclo dry to dry, ovvero a far seguire al lavaggio del carico l'asciugamento del medesimo mediante un sistema di ventilazione, evaporazione, condensazione a ciclo chiuso. Il solvente così recuperato dal carico viene opportunamente separato dall'eventuale umidità e riutilizzato dopo un processo di filtrazione e/o distillazione. 
La lettera identifica il tipo di solvente utilizzabile nel procedimento di lavaggio a secco.

A - Lavaggio a secco con tutti i solventi

P - Lavaggio a secco con tutti i solventi, escluso il tricloroetilene o trielina. E' quello più usato.

F - Lavaggio a secco con idrocarburi.
   
► LAVALLIERE  
Trae origine da una moda lanciata dalla favorita di Luigi XIV, da cui prende il nome. Ornamento per il collo, annodato morbidamente. Anche se usato raramente, il termine sussiste ancora oggi, per indicare una cravatta avente le stesse caratteristiche, usata specialmente con lo smoking femminile.

LAYERING
Termine inglese. È lo stile creato componendo delle stratificazioni, delle combinazioni, sovrapposizioni e giochi di fantasie e materiali. Vestirsi a strati; non è altro che il fenomeno di stratificazione che si verifica indossando abiti leggeri e poi ricoprirli con qualcosa di più pesante. 
 
LAYOUT (composizione)
Modalità in cui si organizzano i motivi per creare un textile design.

► LEACRIL
Nome commerciale di fibra acrilica per tessuti, prodotta in Italia dall'Acsa (Applicazioni chimiche Spa, ex Montefibre), per la prima volta nel 1961. Viene utilizzata anche mista a fibre naturali nell'abbigliamento e nell'arredamento. È molto leggera, soffice, elastica, assai resistente e ingualcibile.

► LEGACCIO
Maglia - Tipo di punto composto da una fila di maglie diritte seguita da una fila di maglie a diritto sul rovescio. Il tessuto rimane ben teso ed entrambi i lati presentano la stessa superficie lavorata con piccole “onde”.
 
LEGANTE
Catalizzatore usato per trasferire l'inchiostro a pigmenti sulla stoffa durante la stampa.

► LEGATURA
Elemento supplementare di ordito o trama, che consente di unire i due tessuti nei cosiddetti doppi o double-face.

LEGATURA PEDALI (schema)
Si riferisce al modo in cui i fili d'ordito sono infilati attraverso gli spazi o denti, del pettine, lo strumento che li mantiene alla giusta distanza tra loro. 

► LEGGINS  
Voce inglese, derivata da leg «gamba». 1. Collants femminile senza piede, lunghi fino alla caviglia, di tessuto elastico non trasparente, in tinta unita o a disegni colorati. 2. Gambali di cuoio confezionati con un solo pezzo di pelle, ricoprenti tutta la gamba, attaccati alla cintura, indossati dagli indiani del Nord America. 3. Gambali dei soldati della cavalleria della corte inglese nel XVIII e XIX secolo. 

► LEMBO  
Dal latino limbusParte terminale di un pezzo di stoffa, indumento, considerata per lo più pendente e in basso.

► LENO  
Voce inglese. Italiano: garza.

► LENTEZZA DELLA TESTA DELLA MANICA (modellistica)
A seconda del tipo di tessuto scelto per la confezione, a volte si aggiunge una quantità extra di tessuto in modo da rendere la testa della manica più ampia e adatta alla conformazione della spalla.  

► LENTINO DA TESSITORE
Strumento per contare i fili di un tessuto, più comunemente chiamato contafili.

► LENZA  
Dal latino tardo lentĕa, neutro plurale dal classico lintĕus, di lino. Anticamente si chiamava così la tela di lino.

► LEPRE
Nome scientifico "Lepus". La sua lanugine è folta e pregiata per feltri. Può trovarsi nei variati colori dal bianco al rosso. Ricercata è la lepre alpina; questi lepri durante l'estate sono di pelame bruno chiaro, quasi uniforme mentre d'inverno con le prime nevi cambiano il pelo che diviene completamente bianco. Questo colorimento bianco che si sostituisce ad un altro nella stagione invernale è un fenomeno comune nei paesi freddi, ciò per impedire il raggiamento e quindi la perdita di calore dell'animale. Vi è inoltre la lepre albina perennemente bianca, come dice il suo nome, o la lepre boreale (che vive in Svezia, Norvegia, negli Stati del Baltico, in Siberia, ecc.) o la lepre polare o lepre bianca (diffusa in tutto l'estremo nord del continente americano e la Groenlandia), con un pelame più fitto sul dorso mentre sul ventre e più lungo e morbido. L'indice di durata della pelliccia di lepre è il più basso (partendo dal punto 100 come massimo fino al 5 punto minimo) e cioè 5, e per questa ragione è conveniente servirsene solo per guarnizioni. 

Francese: Lievre - Inglese: Hare - Tedesco: Hase - Spagnolo: Liebre

► LESINA  
Dal francese aliena1. Attrezzo sartoriale che serve per estrarre fili e per arrotondare le asole e gli occhielli, formato da una astina cilindrica d'acciaio liscia, simile ad un punteruolo ma con la punta arrotondata, trattenuta da un corto manico di legno. 2. Arnese da foratura, usato in calzoleria, valigeria, selleria, ecc. Costituito da una punta metallica munita da impuntura in legno; la parte terminale, dritta o ricurva, può essere provvista di una fessura per il passaggio del filo.

LETTERING
Sono tutti quei capi o accessori che comunicano qualcosa attraverso l’uso di lettere, slogan, poesie, frasi motivazionali e anche provocazioni.
      
► LEVANTINA  
Dal francese levantine1. Stoffa fabbricata su armatura batavia, derivata dalla saia, caratterizzata da punti di legatura che producono sulla stoffa due o più nervature anziché uno come nella saia semplice, che sul tessuto forma diagonali di differenti dimensioni. Utilizzata nelle confezioni maschili e femminili. 2. Tipo di babbuccia, specialmente di colore rosso, simile a quelle in uso in Oriente.

► LIBERTY (stile)
Lo stile ha questo nome non già come un simbolo e proclama di «libertà creativa» ma perché fu lanciato da Arthur Lasemby Liberty (1843-1917), geniale e intraprendente commerciante di stoffe nel negozio di scialli e mantelli Farmer & Rogersstoffe di Londra. Stile di abiti femminili ispirato all'omonimo stile decorativo della fine dell'Ottocento, caratterizzato dal ricorrere di elementi botanici, animali, cachemire, geometrici, in stile orientale o occidentale, che affiancano i celebri piccoli fiori colorati. L'interesse per il mondo vegetale ed animale è utilizzato nella moda, sia come concetto di linee fluide e continue che avvolgono la figura femminile. La donna apparirà ondeggiante ed eterea, grazie ai tessuti in tulle, cotone e, per la sera, seta cangiante, laminato. Gli abiti possono essere ornati con ricami, ricche applicazioni di perline vitree e pailletes; viene anche utilizzata l'organza di seta sapientemente arricciata in volants, i tessuti di raso o faille. Sempre di quegli anni abiti con effetti di trasparenze, indossati su una sottoveste in tinta; la veste spesso in tulle, sarà abbondantemente ornata.   

► LICCIO  
Dal latino licǐumDispositivo del telaio meccanico (detto lama) sul quale sono fissati dei fili di acciaio con un anello a metà; attraverso questi anelli passano i fili dell'ordito che, appunto dai licci, vengono alzati o abbassati per permettere alla navetta che porta il filo di trama di passarvi attraverso.

► LICCIOFINTO
Liccio che serve alla formazione della cimosa.

LICCIOLO
Ciascuna delle due asticelle orizzontali che sottendono e guidano le maglie del liccio.

LIGNE  
Voce francese. In Italiano: Linea.

LILION®
Nome commerciale di fibra poliammidica (nailon 6), prodotto dalla SNIA Viscosa Italia, ottenuta per condensazione del caprolattame. 

LINEA
Dal latino linĕa(m), originariamente dal significato «striscia», cordicella di lino (linĕum). Termine generico che definisce: 1. Taglio, modello di un abito.
  • Linea «A» - La linea viene denominata con la prima lettera maiuscola dell'alfabeto per la caratteristica sagoma degli indumenti che ne tracciano il profilo. Linea di abiti femminili creata e lanciata da Christian Dior per la primavera-estate 1955, dalle spalle strette, naturali, piccola scollatura quadrata quasi sempre sena colletto, la vita spostata verso il basso allungante il corpino, la gonna che partendo dai fianchi, si svasa ampiamente; le maniche non sono rilevanti o sono del tutto assenti; le baschine e le cinture assumono tutte le proporzioni e forme e sono le ideali sbarre della «A» maiuscolaIil vestito o la gonna di questa linea partono dal busto o dal punto vita, per allargarsi gradualmente e formare i due lati obliqui di un triangolo; l'orlo costituisce  il terzo lato.
  • Linea a botte - Foggia di abiti o capispalla che prevede spalle e orlo di dimensioni minori che sottendono le dimensioni arrotondate e bombate del corpo del capo. Conosciuta anche come linea a uovo.
  • Linea a corolla - Così chiamata per via dell'ampiezza delle gonne che si aprono come un fiore a partire dalla vita strizzata sotto al bustino; fu introdotta nel 1947 da Dior e immediatamente definita come New Look; la realizzazione delle gonne richiedeva dai 14 ai 24 metri di tessuto, che venivano foderati in tulle per accrescere l'ampiezza e il volume, mentre il bustino era di vestibilità aderente allo scopo di enfatizzare il petto e assottigliare la vita.
  • Linea «H» - Introdotta da Dior nel 1954, spingeva il busto in alto quanto possibile e abbassava il punto vita ai fianchi, creando così la barra trasversale della lettera H da cui trae il nome; fu più accentuata nelle creazioni di Dior per la sera.
  • Linea a palloncino - Abito corto al ginocchio, gonfio dalla vita all'orlo rigido e stretto.
  • Linea a princesse - Silhouette lineare che si ottiene senza segnare il punto vita dell'abito. Detto di abito o corpino sagomato usando solo cuciture verticali. Altrimenti conosciuta come stile Fourreau, in italiano è nota anche come "principessa".
  • Linea «S»- È ottenuta indossando corsetti  che modellano il tronco in modo da ottenere un busto molto sporgente e imbottito e una vita stretta e piatta, bilanciata da un retroschiena spinto all'infuori, culminante in gonne ampie di linea morbida, spesso raccolta e alzata da un pouf. Il corsetto che arriva fino ai fianchi è tagliato in modo da essere indossato basso sul busto e, quando è allacciato stretto, stringe la vita facendo sporgere il petto e il sedere. Questa silhouette è stata in voga dalla fine dell'Ottocento fino all'inizio del secolo scorso. 
  • Linea a sacco (Linea a sacchetto) - Ampia foggia di abiti o capispalla, che cade dritta dalle spalle senza riprese o sciancrature che segnino il punto vita, e si restringe sotto le ginocchia.
  • Linea  «T» - Foggia in cui la linea delle spalle è esattamente perpendicolare a quella del busto.
  • Linea a tenda - Linea simile alla A, ma di proporzioni più pronunciate; utilizzata per la realizzazione di abiti e soprabiti.
  • Linea a trapezio - Linea di capi ampi che si aprono in un'ampia svasatura sfiorando le ginocchia, infatti dalle spalle strette l'abito si va man mano allargando verso l'orlo, non evidenziando né la vita né i fianchi, mentre la parte posteriore dell'abito scende fluttuante a partire dalle spalle. Lanciata da Saint Laurent nel 1958.
  • Linea a uovo - Foggia dal caratteristico profilo tondeggiante ottenuto con un taglio che restringe il fondo oppure raccogliendo la stoffa in un orlo di dimensioni ridotte. È la linea delle gonne hobble dei primi anni del Novecento; applicata in una versione molto più corta, alle gonne nei primi anni '60, in seguito è apparsa su soprabiti in tessuti sostenuti.
  • Linea «Y» - Proposta per la prima volta nella collezione 1955 di Dior; la sua silhouette filiforme si apriva in una parte superiore resa importante e sottolineata da ampi colletti a V, ma poteva essere anche capovolta, come, ad esempio, nelle lunghe tuniche che si aprivano con profondi spacchi sui fianchi.
2. Stile per una data stagione. Indica un insieme di modelli collegati per tema e dettagli. È sinonimo anche di collezione.

► LINEA DELL'ORLO
Il punto in cui la stoffa viene ripiegata per fare l'orlo.

► LINEA DI PIEGATURA
La linea lungo la quale si piegano i risvolti del collo.

► LINE-UP
Anteprima di capi finiti indossati dai modelli per determinare l'equilibrio, la gamma e l'ordine di una collezione.

► LINGERIE  
Termine francese, propriamente "biancheria", da linge "di lino" (dal latino lineum), il materiale più comune usato per l'intimo dal Medio Evo al XX secolo. Indica tutti quegli indumenti dell'abbigliamento intimo femminile che stanno a contatto pelle: mutande, slip, tanga  e perizoma, culotte, canottiere, reggiseno, body, guêpière, bustier (bustino), reggicalze, sottoveste, pigiama, babydoll, bikini, giarrettiera, calze, collant, ecc.

► LINGUETTA FERMAMANICA
Striscia di tessuto dotata di asola che viene applicata appena sopra il gomito nelle camicie sportive. Serve a fissare le maniche, una volta rimboccate. 

► LINK | LINKS
Termine che indica uno dei tipi fondamentali di lavorazione a maglia in trama, impiegato sia per la produzione di maglieria esterna, sia per la produzione di calze per uomo. Viene realizzato con aghi a doppio uncino che permettono di alternare su comando, rango dopo rango, maglie diritte e maglie rovesce. Grazie a queste possibilità si possono ottenere facilmente vari tipi di costa, operati per colore, operati per effetto di rilievo.

► LINIZZARE
Conferire al tessuto l'aspetto del lino.

 LINO
Forse dal greco λίνον línon, divenuto (?!) in latino līnum. Questa parola designava in latino la pianta e la fibra, il tessuto di lino, e anche altri manufatti solitamente realizzati con il lino, come la lenza, i fili su cui venivano infilate perline o perle per fare le collane, ecc.  Pianta erbacea (Linum Usitatissimum) della famiglia delle Linacee, poco ramificata e con piccoli fiori di un colore variabile dal bianco all'azzurro intenso, che fioriscono solo per un giorno, da cui si ricava l'omonima fibra. Cresce in tutte le stagioni dell'anno (lino annuale, primaverile, estivo). Per ottenere una fibra tessile lunga si semina molto fitto.
I. La raccolta va effettuata in momenti diversi a seconda del prodotto che si vuole ottenere. Se si vuole conseguire una fibra molto fine, si raccoglie quando il fusto è ancora verde e il frutto è appena formato; si ricava una fibra sottile ma poco resistente, che è chiamata lino azzurro. Se si vuole ottenere una fibra molto resistente ma meno fine, la raccolta va effettuata quando il frutto è giallo-verdastro e il fusto giallo, ed è chiamato lino bianco. Se si vuole ottenere una fibra molto resistente ma molto grossolana, si raccoglie quando il frutto è di colore bruno e lo stelo giallo scuro. Il colore della fibra è greggio, ecrù. La raccolta ha luogo estirpando lo stelo dal terreno, in modo da assicurare la massima lunghezza utile della fibra: in passato gli steli venivano laboriosamente strappati a mano, mentre oggi l'operazione è completamente meccanizzata, rendendo così il raccolto meno faticoso e indipendente dalle condizioni atmosferiche. II. Segue la macerazione, un processo naturale, che serve, grazie all'azione dei batteri che proliferano negli steli stessi, a disgregare (sciogliere) le sostanze gommose (pectina) che avvolgono le fibre cellulosiche alla paglia. La macerazione può avvenire a terra, sui campi medesimi, dopo l'estirpazione (lino greggio) oppure in vasche piene d'acqua (lino bianco). III. Questa azione è poi seguita dalla gramolatura, che ha lo scopo di asportare le capsule contenenti i semi, e dalla stigliatura che separa meccanicamente le fibre tessili dai fusti macerati. Quando il trattamento era manuale, tali operazioni avvenivano in due fasi distinte; oggi il trattamento si compie, in un unico passaggio, nella strigliatrice a turbina. Il lino di "lungo tiglio" che ne deriva deve essere pettinato in modo da eliminare le parti più corte e le impurità, riunendo le fibre, parallele fra loro, in nastri o tops da filatura.
Come per tutte le altre fibre tessili, la filatura del lino consta essenzialmente di due operazioni principali: prima l'accoppiamento e lo stiro, che forma lo stoppino, poi la filatura vera e propria. Nel caso del lino la filatura può avvenire in due modi distinti: ad umido ed a secco. La filatura a umido è detta così perché lo stoppino viene immerso in acqua prima di essere stirato o allungato; in tal modo si ammorbidiscono le sostanze che tengono unite le singole fibre, permettendo a queste ultime di scorrere l'una sull'altra, per formare un filato fine e regolare, nonché più resistente, lucido e liscio. Con i filati prodotti a umido si realizzano i tessuti di migliore qualità, utilizzando titoli che vanno da Nm. 10 a Nm. 90. La filatura a secco usa normalmente i sottoprodotti delle fasi di stigliatura e di pettinatura: le fibre vengono raddrizzate e rese parallele da una carda, che produce un nastro, successivamente stirato e filato come nel procedimento a umido: con la differenza che durante l'operazione finale lo stoppino non viene immerso in acqua. Il lino filato a secco è più peloso e grossolano di quello filato ad umido, e i titoli metrici vanno da meno di 1 a circa 12 (in questo caso le applicazioni prevalenti sono le tappezzerie murali, i tessuti d'arredamento, gli strofinacci, oltre a particolari tessuti d'abbigliamento di aspetto rustico ed a tessuti tecnici per usi industriali).
Il lino viene miscelato sia con fibre naturali sia con fibre chimiche. Questo permette di ottenere, da un lato, l'aspetto tipico del lino e, dall'altro, il miglioramento delle proprietà intrinseche e delle caratteristiche di conservazione delle fibre di lino. Le fibre di lino corte vengono filate in mischie con cotone, lana, viscosa, poliestere o fibre acriliche.
A livello mondiale il lino da fibra viene per l'80% dalle superfici coltivate nella CSI. Altri produttori sono il Belgio, Rep. Ceca, Austria, Francia, Germania, Irlanda, Polonia, Scozia, Nuova Zelanda. Qualche coltivazione del lino anche in Canada e negli Stati Uniti finalizzata però alla raccolta dei semi da cui si ricava l'olio usato nelle pitture e vernici o come additivo nelle pelli (per la produzione dei semi la pianta deve giungere alla massima maturazione, rovinandone il valore come fibra tessile). Caratteristiche: Composto al 70% da cellulosa, è la più resistente delle fibre vegetali, avendo una tenacità che varia tra i 15 ed i 25 gr. Fibra praticamente inestensibile avendo un allungamento a rottura del 1,6% a secco; perciò i tessuti di lino si sgualciscono facilmente e non riprendono la piega  che dopo la stiratura. È altamente igroscopico (quindi assorbe l'umidità) ed ha un ottima conducibilità termica, perciò produce a contatto della pelle la sensazione di freschezza caratteristica, consentendo un microclima ideale d'estate. È una fibra antistatica, cioè non trattiene le cariche elettriche accumulate sulla sua superficie. È anallergico. Per successivi lavaggi perde progressivamente la rigidità (insieme con gli ultimi residui della lignina e di sostanze pectiche), diviene molto lenta di mano ma anche fragile e si logora facilmente. È una fibre insensibile all'invecchiamento. Impieghi: all'85% utilizzate per abbigliamento e per tessili uso domestico ed al 15% per altri impieghi tessili. Il lino azzurro è impiegato per merletti e ricami.

Francese: Lin - Inglese: Linen - Tedesco: Leinen  - Spagnolo: Lino  - Portoghese: Linho

► LINONE  
Adattamento del francese linon1. Tessuto in armatura tela, più fine della garza e trasparente, liscio e lucente, fabbricato in lino, lino-cotone, solo cotone per biancheria. 2. È  usato anche come termine generico per indicare tessuti ad imitazione lino. Altro nome con cui si chiama questo tessuto in Italia è renza. Francese: linon.

► LINTER | LINTERS 
Voce inglese. Fibre cortissime e sottilissime (tegumento esterno) che rimangono attaccate ai semi di cotone dopo la sgranatura, cioè quando sono state asportate meccanicamente le fibre più lunghe. Tali fibrille vengono rimosse dai semi con una seconda sgranatura ed utilizzate come cellulosa quasi pura per la produzione di fibre artificiali (viscosa, acetato, ecc.), di nitrocellulose (plastica, lacche, ecc.), di cotone idrofilo, feltri, ecc.

► LISATURA
Operazione di finissaggio che ha lo scopo di conferire al tessuto una mano morbida e di ottenere l'effetto a "buccia di pesca" o "daino". Questa operazione può essere applicata a tessuti asciutti o bagnati di fibre naturali, artificiali o sintetiche.

► LISCIATRICE  
Da lisciare. Macchina che nella lavorazione della lana pettinata serve ad effettuare la lisciatura.

► LISEUSE
 
Voce francese. Giacchettina o mantellina, allacciata sotto al mento o chiusa da piccoli bottoni; comodo e con ampie maniche, spesso in maglia di lana, da indossarsi sopra la camicia da notte stando a letto. L'origine di questo capo è ottocentesca.

► LISIERA  
Adattamento del francese lisière. Francesismo per cimosa.

► LISO  
Dal latino elīsus, participio passato di elidĕre "rompere". Consumato, logoro dall'uso, detto specialmente di tessuti, abiti, biancheria.

► LISTA  
Voce di origine germanica. 1. Striscia lunga e stretta di stoffa, pelle e similari. 2. Striscia di colore contrastante con lo sfondo della stoffa su cui viene impressa. 3. È anche sinonimo in maglieria di rango, fila di maglie.

► LISTA OCCHIELLI 
La parte del modello destinata alle asole. Da un lato (fascia sinistra per l'uomo e destra per la donna) si trovano gli occhielli, mentre dall'altro si trovano i bottoni. Maglia - Nelle maglie è il margine centrale di un capo lavorato a maglia (cardigan, giacca) su cui si trova l'abbottonatura. A seconda della scelta progettuale i bordi di rifinitura possono essere applicati con diverse tecniche (ripresa delle maglie, cucitura del listino sul rovescio o sul diritto, listino integrato). In progetti particolari (cardigan con scollo a V o a scialle) il listino diventa parte integrante del collo quindi i due listini destra, sinistra) vengono uniti dietro la schiena. È detto anche fascetta.   

► LIVREA  
Dal francese (robe) livrée, (veste) consegnata (dai signori ai loro servi). Uniforme portata, soprattutto in passato, dai dipendenti delle grandi case signorili, da camerieri, portieri d'albergo, ecc.

LOAFER (scarpe)
Terrmine inglese loafer significa letteralmente "fannullone". Indica genericamente dei mocassini (scarpe basse senza lacci), indipendentemente dal modello, ma i veri amanti del fashion sanno quando è il caso di parlare di loafers. Per prima cosa, sono delle scarpe slip on e quindi non hanno lacci. Sono basse e lasciano la caviglia scoperta; inoltre, suola e tomaia sono separate. Non è raro trovare un tacchetto sotto la suola. La tomaia, invece, è simile a quella del classico mocassino. Nella parte alta invece possiamo trovare un cinturino di pelle, detto saddle. Ma, a differenza del mocassino, differisce per la presenza del tacchetto, poi la modalità di fabbricazione e la presenza della suola (che nel mocassino si “fonde” con la tomaia). Le loafers sono un mondo a parte e a loro volta ci sono diversi modelli di loafer:
 
Wildsmith Loafer
■ Aurland Loafer
Penny Loafer - Sono probabilmente le più conosciute e sono caratterizzate da un cinturino di pelle con un’incisione a diamante dove - si dice - veniva nascosta una monetina (un penny, da qui il nome della scarpa).
Tassel Loafer - Sono caratterizzate dalle nappine (tassel, in inglese).
Italian loafer - L'aggiunta a questo modello tutta italiana è un dettaglio simile alla briglia, piazzato sulla fascia di pelle a forma di sella.
Belgian Loafer - Il suo tratto distintivo è un fiocco a papillon, le doppie cuciture e soprattutto i colori particolari mai utilizzati fino ad allora.

 LODEN
Trova le sue origini nelle lingue nordiche. Lodo significa in tedesco antico "lana arruffata"o "balla di lana" o ancora può essere tradotto in "tessuto grezzo". Il nome divenne internazionale alla fine del XIX secolo. 1. Tessuto di lana (ma può essere mischiata al cashmere, mohair, alpaca), generalmente cardata, solitamente ad armatura tela: Dopo la filatura e tessitura la stoffa così ottenuta, ancora molto grezza, viene sottoposta a follatura, compressa e battuta da macchinari fino ad ottenere un panno compatto e resistente. È questa serie di operazioni di apparecchiatura (le fibre di lana dopo essere state garzate, vengono coricate nello stesso senso) che rendono il loden straordinariamente impermeabile e protettivo. Successivamente viene tinto (specialmente di colore verde scuro), garzato, vaporizzato, spazzolato in direzione (per il loden pettinato) o rasato (per il loden feltro). Infine per donare al tessuto un aspetto lucente, viene sottoposto a degli speciali essiccatoi. Il suo peso si aggira tra i 450 e 570 g/mq. Il pelo deve essere corto e molto fitto. È un tessuto molto ruvido, poco adatto per capi da interno. Utilizzato, prevalentemente per capi maschili, per cappotti, mantelli e giubbotti sportivi in genere. 2. Cappotto o giacca realizzato nell'omonimo tessuto nei colori classici dal verde scuro al verde bottiglia, blu, grigio, marrone. È riconoscibile dal grande sfondo piega sul dietro, dalla linea ampia, dai tagli sotto le ascelle e con tasche e dai bottoni in cuoio o in corno.

► LOGO 
Nome di una marca o simbolo utilizzato per identificare un prodotto o uno stilista.

► LONDON SHRUNK
Trattamento che conferisce stabilità dimensionale ai tessuti di lana. La stoffa viene inumidita tra coperte bagnate, asciugata in un locale speciale e stirata.

► LONGUETTE  
Termine francese, da longue «lungo»Dicesi di indumento femminile lungo appena sotto il ginocchio.

► LOOK
1a. Foggia, modo di vestire. 1b. Insieme di capi e accessori indossati da una persona.

LOOK BOOK
È
la presentazione di una nuova collezione attraverso una raccolta di immagini pubblicata sui siti o su un catalogo.

► LOOPS  
Termine inglese. Filati fantasia con frequenti anellini, occhielli, più grandi e marcati che nel bouclé, ottenuti ritorcendo fili molto laschi e allentati attorno a fili tesi; impiegati soprattutto in laneria e maglieria.

► LOSANGHE  
Dal francese losangeTessuto a rombi e a quadri inclinati anziché orizzontali.

► LUANA
Tessuto con armatura tipo tela ed una costina incrociata realizzato con filato in trama e fili a filamenti continui in ordito.

► LUCERNA
1. Termine popolare per indicare la berretta dei preti. 2. Sempre per analogia di forma alla lucerna vera e propria, prende questo nome anche il copricapo militare a due punte (ad esempio quello dei Carabinieri italiani).

 LUO
All'epoca della Dinastia Han che governò in Cina questo termine stava ad indicare la  rete di seta per prendere gli uccelli. Uniforme tessuto trasparente di seta detto "ali di cicogna".

► LUPETTO
Maglione, o maglia, con colletto rialzato, su base giro. Arriva a circa metà del collo, cui aderisce, e non presenta risvolto.

► LUREX  
Marchio della Sildorex, creato nel 1946 dalla Dow Badishe Company. Filato laminato in fibra di poliestere o poliammide costituito da un filo che viene metallizzato tramite vapori di alluminio o d'argento e quindi tinto. Viene tessuto o lavorato a maglia in mischia ad altre fibre (cotone, seta, lana, ecc.), con ottima elasticità e flessibilità. Il lurex può essere piatto, ritorto, spiralato, frisé, bouclé. Lurex ha uno spessore di 12 micron. È adatto per la creazione di capi eleganti, abiti da sera ma è possibile trovarlo anche nell'abbigliamento più casual, in quanto crea effetti luminosi e brillanti. Viene anche utilizzato come filato per ricamo e anche per fare nastri. È frequentemente confuso con il laminato e con il lamè (vedi relative voci).

► LUSTRINO  
Da lustrare. 1. Voce italiana, al singolare, del termine francese, paillettes. 2. Detto anche di tessuto di cotone lucido e di poco pregio.

 LYCRA
Poliuretano termoplastico, elastomero. Filato a base di elastan (dal 3 al 10%) che si caratterizza per le eccezionali proprietà di elasticità, di contenimento e per il suo effetto di seconda pelle. 
Può essere tesa da quattro a sette volte la sua lunghezza iniziale, ma ritorna nelle condizioni di partenza non appena la tensione cessa. Viene prodotta in forma di filato bianco opaco, lucido, semitrasparente e trasparente e in una ampia gamma di titoli che variano da 11 a 2.500 decitex. Lycra non viene usata singolarmente, ma sempre abbinata a una o più fibre naturali o sintetiche in modo che i tessuti, così elasticizzati, conserveranno l'aspetto e la mano della fibra principale. Può essere usata in quantità diverse, a seconda del tipo di tessuto o del suo utilizzo, tenuto conto che ne basta il 2% per migliorare la qualità del prodotto, esaltare la vitalità, il drappeggio e le caratteristiche di recupero della forma. Nei tessuti destinati alla realizzazione di capi a elevata elasticità, come i costumi da bagno e l'abbigliamento sportivo, la percentuale può raggiungere il 30%. In funzione del procedimento di tessitura o di lavorazione a maglia, del tipo di tessuto e del suo impiego, questa fibra può essere utilizzata a nudo o ricoperta. L'uso del termine lycra per indicare genericamente la fibra poliuretanica (elastan) è scorretto. L'elastan possiede le stesse caratteristiche di lavorazione di una fibra sintetica e può essere utilizzato nudo per la produzione, per esempio, di corsetteria, costumi da bagno, polsini, maglie tubolari e collant, calze, nastri per bordure e tessuti prêt-à-porter. Usata soprattutto nei costumi da bagno ed abbigliamento sportivo, abbigliamento intimo, abbigliamento femminile.

 LYOCELL
Il nome deriva da lyo ... dal greco lyein = sciogliere e cell da cellulosa. Fibra tessile artificiale, che viene commercializzata dal 1993, composta esclusivamente dalla polpa del legno (cellulosa) e sottoposta a filatura in presenza di solventi (Solvent Spun Cellulosics); il principio di base della sua produzione si basa sulla dissoluzione della cellulosa grezza in un solvente dell'ossido di ammina diluito e infine coagulata sottoforma di fibra, prevalentemente alla produzione del fiocco. I processi stessi e le relative fibre prodotte hanno preso il nome di Lyocell (Soc. Lenzing) e Tencel (Soc. Coutalds). Alla base dello sviluppo di questa fibra vi è la finalità di porre la massima attenzione alla salvaguardia dell'ambiente (il legno è una materia prima naturale rinnovabile, che è ottenuta da una gestione di riforestazione, e, a differenza di ciò che avviene nella coltivazione del cotone, la raccolta della polpa vegetale richiede un uso limitato di pesticidi ed erbicidi; inoltre dagli alberi utilizzati per la fibra si ottiene una quantità di cellulosa sette volte maggiore per ettaro rispetto al cotone), e dall'altro, l'obiettivo di raggiungimento o addirittura miglioramento delle proprietà dei prodotti già esistenti a base di cellulosa. Caratteristiche: Come le altre fibre derivanti dalla cellulosa (cotone, lino, ramiè, rayon) è caratterizzata da traspirabilità, morbidezza, potere assorbente, eccezionale potere coprente, resistenza all'abrasione, ed è generalmente confortevole da indossare. Morbida e voluminosa. Presenta alcune caratteristiche peculiari che rendono questa fibra particolarmente apprezzata e versatile: eccellente resistenza ad umido; resistenza alla piega; fibrillazione durante i processi ad umido per produrre tessiture particolari; tingibilità molto versatile verso i colori vibranti, ottenendo una varietà di effetti e di disegni di tessitura; capacità di simulare la "mano" della seta o del cuoio; biodegradabilità. Può essere utilizzata in mischia con altre fibre, incluse lana, seta, rayon, viscosa, cotone, lino, nylon e poliestere. La lavorazione del Lyocell è più articolata rispetto a quella del cotone, rendendo i prodotti commerciali più costosi. Il lavaggio dei capi può essere eseguito in acqua o a secco, a secondo della finitura utilizzata. Impieghi: Abbigliamento femminile e maschile, formale e casual, maglieria esterna ed intima.




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