1 maggio 2018

Tela di Penelope, com'è raccontato tra Odissea e nell'arte





Tela di Penelope - Com’è raccontato nell’Odissea attribuita a Omero:  


“…Finchè il giorno splendea, tessea la tela / Superba, e poi la distessea la notte…” (Canto secondo, 90 e segg. - Il viaggio di Telemaco).¹ Nel corso dell'Odissea la storia della tela è raccontata anche da Penelope - Canto diciannovesimo, 130 e segg. e non è utilizzata a fondo, ossia i pretendenti non si fanno forti della promessa, come potrebbero, per costringere Penelope a cedere. È uno dei temi folcloristici che spesso nell'Odissea sono accennati ma non svolti.

--------------------
 Tela sottile, tela grande, immensa, / A oprar si mise, […] Intanto, / Finchè il giorno splendea, tessea la tela 
Superba; e poi la distessea la notte / Al complice chiaror di mute faci. ... / Così un triennio la sua frode ascose,
E deluse gli Achei. […] Omero - II libro dell’Odissea (vv. 121-139)
 


Il telaio che storicamente la tradizione figurativa riporta accanto a Penelope è un telaio a pesi. Quest’ultimo fu il primo tipo di telaio inventato dall’uomo, nel periodo neolitico, e rimase in uso presso popoli antichi del Mediterraneo fin dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente. È un telaio molto semplice che ha la caratteristica di cominciare a costruire il tessuto, contrariamente ai telai moderni, nella sua parte alta.


Pittura vascolare su "skyphos" (bicchiere a due manici)
Attica a figure rosse (440 a.C. circa)
Penelope è rappresentata al telaio verticale in compagnia del figlio Telemaco.
Chiusi, Siena - Museo Archeologico Nazionale 


Costruito con pali di legno legati con lacci di cuoio o fibre vegetali, la sua struttura è basata su una cornice fissa di forma rettangolare a cui vengono appesi i fili dell’ordito, mantenuti in tensione da pesi. Due rami a forcella, che sporgono perpendicolarmente dai montanti, possono creare i supporti per il bastone dei licci. Il telaio è completato da un paio di stecche (per tener in ordine i fili) e un legnetto con il filo arrotolato come navetta.

«Le fonti iconografiche sono utili per comprendere la forma e le caratteristiche estetiche di determinati telai od oggetti, ma sono altresì limitate e non descrivono pedissequamente la funzione tecnica e scientifica di questi strumenti. Gli artisti di tali rappresentazioni, infatti, avevano lo scopo di raffigurare un oggetto o una scena nell'immediato, essere più diretti possibile, e non avevano alcun scopo didattico o scientifico. Nel telaio di Telemaco e Penelope, ad esempio, per ogni peso da telaio è raffigurato un solo filo d'ordito; in realtà ad ogni peso andava legato un gruppo di fili in base alla grammatura di entrambi gli elementi.»  (Valentina Cutaia Atzeni - Tesi di laurea “Il ciclo produttivo della tessitura: analisi diagnostiche e indicatori archeologici”, op. cit., p. 6)

« [...], un altro elemento di particolare rilevanza è la presenza di una trave girevole posta in orizzontale nella parte alta della struttura, sulla quale era possibile avvolgere la stoffa appena tessuta; si otteneva in questo modo un panno più lungo rispetto alle dimensioni del telaio, le quali al contrario, limiterebbero la lunghezza totale della stoffa. [...] In questa raffigurazione è possibile notare un'abbondante porzione di stoffa già tessuta e avvolta sulla trave superiore del telaio. [...] Nel telaio con Penelope e Telemaco, ad esempio, nonostante sia apparentemente realistico, ciascun singolo filo dell'ordito presenta un solo peso; questo dettaglio, secondo l'autorevole parere di Marta Hoffmann², sarebbe in realtà impossibile, in quanto si arriverebbe al disfacimento del filo³. Ad ogni peso, infatti, erano legati insieme un totale di fili stabiliti in base al peso effettivo d'ogni pesetto e tenendo conto dei grammi e della resistenza del filo utilizzato.»⁴ (Valentina Cutaia Atzeni - Tesi di laurea “Il ciclo produttivo della tessitura: analisi diagnostiche e indicatori archeologici”, op. cit., pp. 16-18)


Ritorno di Ulisse a Itaca (1480-1481)
Guidoccio Cozzarelli (1450-1517)
olio su tavola, cm 34 x 121.5
Écouen, Francia - Château d'Écouen, Musée National de la Renaissance


Nel Ritorno di Ulisse di Cozzarelli la composizione si abbraccia tendenzialmente al centro, conferendo così l'isolamento di Penelope al suo telaio con una profondità psicologica che rivaleggia con l'Odissea.   


Penelope che tesse la sua tela (1504-1506)
miniatura dal manoscritto Les vies des femmes célebrès, folio 23 v di Jean Pichore (miniatore e stampatore, attivo dal 1502 al 1521 a Parigi) Nantes, Francia - Musée Dobrée


--------------------
Hoffman, The Warp-Weighted Loom, Oslo: Universitetsforlaget, 1964
Broudy, The Book of Looms: A History of the Handloom From Ancient Times to the Present, UPNE, University Press of New England, 1993, pp. 25-26
Broudy, The Book of Looms: A History of the Handloom From Ancient Times to the Present, UPNE, University Press of New England, 1993, p. 25



Il ritorno di Ulisse [Penelope al telaio], (1508- 1509)⁵ 
Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio (Perugia, 1454 - Siena, 1513)
affresco, cm 125 x 152

proveniente dal Salone del palazzo del Magnifico, residenza di Pandolfo Petrucci - Siena
Londra, Inghilterra - National Gallery
 

Penelope⁶, moglie di Ulisse (o Odisseo), re d’Itaca, mentre aveva il marito all’assedio di Troia (era in ritardo di dieci anni mentre tornava a casa), si trovò circondata da un nuvolo di corteggiatori, che l’annoiavano dalla mattina alla sera per sapere chi fosse fra loro tutti il preferito per sposarla. Per ritardare la risposta, la furba Penelope,  rispondeva sempre che non l’avrebbe mai detto, se prima non avesse finito di tessere un sudario per il padre di Odisseo, Laerte. E perché quella tela non venisse mai a fine disfaceva di notte la poca tela tessuta di giorno. Dopo tre anni di rinvii di successo, una delle sua ancelle, Melanto⁷ rivelò il suo inganno, e i pretendenti impazienti chiesero con rabbia di sceglierne uno come suo marito immediatamente. Su suggerimento di Atena, Penelope disse che avrebbe sposato l'uomo che avrebbe potuto stringere l'arco di Odisseo e scoccare una freccia attraverso dodici asce. Guadagnano tutto questo tempo Odisseo ebbe  il tempo di ritornare segretamente, travestito da mendicante; superò la prova dell'arco e poi procedette a massacrare i pretendenti che avevano tormentato sua moglie.

Se il tessuto non procedeva, il tempo era costretto a rallentare il suo corso e il futuro non premeva con la consueta inesorabilità. Facendo retrocedere la tela appena tessuta, Penelope la usava  come un orologio a cui si spostino le lancette a ritroso  secondo il proprio desiderio. Questo il racconto omerico, che dà come scontata la possibilità che si possa far retrocedere un tessuto a uno stato precedente. Ma nella realtà le cose vanno in modo diverso: far fare marcia indietro a una tessitura può essere un'impresa altrettanto disperata quanto il tentativo di arrestare lo scorrere del tempo. Chiunque sia pratico del mestiere sa che il prezzo di una simile operazione potrà essere la probabile interruzione del filo della trama, la trama che garantisce la qualità e la tenuta del prodotto proprio grazie alla sua continuità, e spezzarne il filo comprometterebbe il risultato finale della tessitura; sarà forse per questo che nel linguaggio comune la trama viene usata come simbolo di ciò che permane. Da un tessuto, come dal tempo passato, non possiamo recuperare che cascami, spezzoni di filo, memorie frammentarie.”⁸ “Mentre lo scrittore può spostare e cancellare ciò che ha scritto, il viaggio del tessitore è senza ritorno.”⁹ 

Il tessuto è strutturalmente opposto alla maglia e all'uncinetto che devono la loro consistenza a un unico filo che cresce su se stesso e che, se tirato, torna al suo precedente stato di solitario filiforme; il lavoro compiuto si dissolve facilmente, dipanandosi riprende la sua forma originaria di matassa (gomitolo); la maglia si può sciogliere perché non ha legami (non è fatta di fili di ordito e trama, e diventano parteci di una struttura che, in quanto tale, ne implica l'inseparabilità) ma solo punti, dove il filo ripiegato su se stesso forma un “asola” chiamata maglia.

Penelope avrebbe trovato nella tela fatta a maglia lo strumento per prendersi gioco dei Proci e conservare il trono al suo sposo. Questo è almeno quanto sostiene William Felkin, membro selezionato per collaborare a progetti culturali e scientifici, della Società delle Scienze inglese, nella sua poderosa "Storia delle macchine per maglieria" pubblicata nel 1867. Secondo Felkin, Penelope, per poter disfare senza eccessiva fatica notte dopo notte la sua tela e tenere così a bada i Proci luna dopo luna, doveva lavorare a maglia e non con il tradizionale sistema di tessitura con ordito e trama. È difficile dire quanto l'ipotesi sia scientificamente fondata; viene fatto di pensare che Felkin in questo caso si sia lasciato prendere la mano da entusiasmi romantici, poco conciliabili con il suo status positivista, interessato ad una ricostruzione rigorosa della tecnologia tessile.¹⁰       

Per riportare la tela allo stato del giorno precedente, Penelope avrebbe dovuto necessariamente spezzare il filo della trama, rischiando non solo di compromettere il risultato del suo lavoro - un sudario destinato al re Laerte - ma anche di violare l'antichissima credenza che vede nella trama il simbolo di un processo  lineare potenzialmente infinito.¹¹ Quando si dice il filo del discorso” o perdere il filo di un ragionamento”, si dà per scontato che questo filo sia qualcosa di continuo e irreversibile, che tenga insieme il discorso e gli dia senso.¹²   

Ma, ritornando all'Odissea, ecco perché, in relazione a ciò, il detto È come la tela di Penelope per indicare qualcosa che non fa prevedere la fine. Se poi si vuol accennare a qualche persona che, per irrequietezza di carattere o altro, sia solita, dopo aver fatto una cosa, di disfarla, per poi tornare a rifarla daccapo, allora si suol dire quella persona lì fa come Penelope


Penelope al telaio (1561-1562)
Pitture: Giorgio Vasari e Giovanni Stradano, olio su tavola
Cornici: Battista Botticelli, legno e stucco dorato
Firenze - Palazzo Vecchio, soffitto sala di Penelope¹³


Al centro del soffitto della "Sala di Penelope" di Palazzo Vecchio compare Penelope intenta al telaio, mentre le donne che la circondano sono impegnate in varie fasi fasi della tessitura.  


--------------------
Penelope lavora la sua tela anacronisticamente su un telaio orizzontale a pedali, a licci (il giovane in primo piano è Telemaco, seguito dai Proci, mentre Ulisse resta sulla soglia). Il ritorno di Ulisse fu eseguito da Pinturicchio  per il ciclo pittorico - staccato a inizio Novecento e smembrato in vari musei - destinato alla “camera bella” del palazzo del Magnifico Pandolfo Petrucci a Siena, decorazione eseguita nel 1509 in occasione del matrimonio tra il figlio di Pandolfo, Borghese, e Vittoria Piccolomini, nipote di papa Pio III. L’episodio eseguito dal maestro umbro era affiancato da altre sette scene a tema allegorico tratte dalla storia romana, a tessere un complesso intreccio epitalamico moraleggiante in cui Ulisse e Telemaco incarnavano gli alter ego della tormentata storia familiare dei Petrucci e delle vicissitudini subite da padre e figlio a opera di Cesare Borgia. Quello rapppresentato qui è un telaio a basso liccio (usato per realizzare l'arazzo) la cui caratteristica è di avere l'apertura della bocca d'ordito azionata da pedali (cosa che permette tempi di lavorazione più brevi ma non consente la realizzazione di pezzi di grandi dimensioni).
Si può perdonare al Pinturicchio l'imprecisione di aver raffigurato un telaio che Penelope non ha mai  utilizzato.
Penelope era figlia di Icaro e cugina di primo grado di Elena di Troia. 
Melanto era la sorella del capraio Melanzio e una delle ancelle (serve) di Penelope, che l'aveva cresciuta fin da piccola. Tuttavia si schierò dalla parte dei pretendenti e fu l'amante di Eurimaco ("divino" viene definito in più di un'occasione, che fu tra quelli che tentarono di tendere l'arco di Odisseo, e venne ucciso per mano di quest'ultimo), che era uno dei capi, fra i più ricchi e belli, dei Proci che tentavano di ottenere la mano di Penelope. Fu fra le ancelle la più prepotente e per questo venne impiccata sotto ordine di Telemaco insieme alle altre serve infedeli dopo il massacro dei pretendenti (Odissea, Canto XXII, vv. 461-473). 
Isabella Ducrot - La matassa primordiale - ed. nottetempo, 2008, pp. 17-18.
Luciano Ghersi - L'essere e il tessere - ed. Loggia de' Lanzi, 1996
₁₀ Paolo Lombardi - Maglia Maglietta Maglione - ed. ideaLibri, 1985, p. 10 
₁₁ Quando le Moire, della mitologia greca (o Parche, nella mitologia romana)  decisero la morte di Achille, fu lo stame, ovvero il filo dell'ordito, che Atropo recise. 
₁₂ Isabella Ducrot - La matassa primordiale - ed. nottetempo, 2008, p. 21
₁₃ Questa sala si trova al 2° piano, nella parte più antica di Palazzo Vecchio. Fa parte delle stanze (appartamento) di Eleonora di Toledo moglie del duca Cosimo I de' Medici. Gli ambienti erano composti da una serie di stanze. Fu il pittore Giorgio Vasari che, con Giovanni Stradano, si occupò della loro decorazione, ispirata a "donne illustri" della storia antica, della Bibbia e del mito. Tra questi ambienti si colloca la sala dedicata a uno dei personaggi femminili della mitologia greca: Penelope, che è ricordata per le sue virtù e che qui simboleggia fedeltà e pazienza, e per la diligenza domestica; ma l'immagine vuole essere anche un omaggio a una delle arti più importanti a Firenze. Nel fregio lungo le pareti sono raffigurati alcuni episodi tratti dall'Odissea.  


Penelope al telaio (1580 circa)
Cesare Nebbia [attribuito], (Orvieto, 1536-1614)
affresco
Orvieto - Torre San Severo, Villa Simoncelli

Penelope al telaio (1575-1585)  
Leandro Bassano (1557-1622)
olio su tela, cm 92 x 85
Rennes, Francia - Musée des Beaux-Arts 


Odisseo (Ulisse) viaggia tra i propri sogni, ed il principale dei sogni è la donna che aspetta, la donna che non conosce la misura dell’assenza, perché ne ha fatto misura dell’amore eterno, del per sempre. Una donna che tessendo scrive la sua stessa storia, per poi scucirla e ritesserla ancora. In un’isola lontana, contemporaneamente, Odisseo racconta di sé, si inventa, e diventa perciò il primo poeta conosciuto dell’ Occidente. L’Odissea è il viaggio nel non-luogo e nel non-tempo, perché è il viaggio di un uomo tra le sue paure, tra i suoi morti ed il suo passato, tra le sue nostalgie, tra i suoi desideri irrealizzati, verso un futuro che non conosce e le sue pericolose seduzioni.

Il quadro di Bassano mostra Penelope davanti ad un telaio (il telaio è in senso inverso, con il tessuto già fatto) che al lume di una lucerna, disfa la tela nottetempo. Vi è un'altra versione di Penelope al telaio, sempre di Leandro Bassano, che si trova al Museo civico "Bailo" di Treviso.


Penelope (1864)
John Roddam Spencer Stanhope (1829-1908)
olio su tela, cm 107 x 81


Stanhope dipinge Penelope pensosa e malinconica con un filo in mano. L'ancella accanto a lei è Melanto, che nel racconto del mito la tradisce rivelando il trucco della tela ai Proci. Probabilmente la modella è Fanny Cornforth, che negli anni Sessanta dell'Ottocento è stata l'amante di Rossetti e ha dominato in moltissimi dipinti della cerchia dei Preraffaelliti.  


Penelope e i pretendenti (1912)
John Wiliam Waterhouse (1849-1917)
olio su tela, cm 188 x 130
Aberdeen, Scozia - Aberdeen Art Gallery & Museums


In questo dipinto di Waterhouse, Ulisse ancora non è riconosciuto (XIX libro dell’Odissea, vv. 168-186). La scena nel suo insieme s’ispira all’affresco staccato di Pinturicchio entrato alla National Gallery di Londra nel 1874. Penelope è forte; taglia con l’elegante energia di un’amazzone il filo stretto tra i denti di una mascella che mette in evidenza tutta la sua incrollabile fermezza d’animo. Invece i pretendenti sono avvolti da una mollezza e da un torpore contemplativo indotto da Penelope,  abile a ‘tessere’ l’inganno simboleggiato dalla tela.


Penelope (1869)
Dante Gabriel Rossetti (Inghilterra, 1828-1882)
gesso, cm 90.1 x 71.1


Penelope disfa (svela) il suo lavoro di notte (1886)
Dora Wheeler Keith (Stati Uniti, 1856-1940)¹⁴
pannello ricamato con fili di seta su tessuto in seta, cm 114.3 x 172.7
New York, Stati Uniti - The Metropolitan Museum


--------------------
₁₄ Dora Wheeler Keith è stata muralista, designer nel campo dei tessuti, ricamatrice nella progettazione e realizzazione di arazzi (collaborando con la madre Candace Wheeler, considerata la prima donna che si sia imprenditorialmente occupata di interior design negli Stati Uniti), illustratrice ma è nota soprattutto come ritrattista. 



Penelope al suo telaio
attribuito a Sidney Harold Meteyard (Inghilterra, 1868-1947)
olio su tela, cm 99 x 66


Tessono tele e girano i fusi - Odissea, Omero


Un filo d'oro (1885)
John Melhuish Strudwick (Inghilterra, 1849-1937)
olio su tela, cm 72.4 x 42.5
Tate Gallery - Londra



Cinquanta ancelle ¹ erano in casa d' Alcínoo:
alcune scon mole moliscano² giallo frumento,
altre tessono tele e girano i fusi,
sedute, simili a foglie d'altissimi pioppi:
dalle tele in lavoro goccia limpido l'olio³

(Omero, Odissea, VII, 103-107)


Il tema del tempo viene affrontato in due parti collegate. Qui sotto, le tre Parche girano il filo della vitaSopra, una ragazza e il suo amante stanno parlando. È la loro felicità che viene determinata dalle Parche: una campana con i suoi rintocchi in una torresimboleggia il passare del tempo, e la macchina di amore sta aspettando nel cielo. Strudwick fu allievo di Burne-Jones, la cui influenza si sentiva chiaramente in figura.

--------------------
₁ donne
₂ macinano

₃ dai fili sospesi del telaio stilla fluido olio


Non si può inoltre non citare il motto latino:
  • Quasi Penelope telam retexens (Cicerone, Academ., 2, 95) [Ritessere la tela di Penelope]. 


Bibliografia: 

  • Valentina Cutaia Atzeni - Tesi di laurea “Il ciclo produttivo della tessitura: analisi diagnostiche e indicatori archeologici”, Università di Cagliari - Facoltà di Studi umanistici, 2013-2014

CURIOSITÀ - TOPOLINO E LA TELA DI PENELOPE
Topolino n. 2584 del 7 giugno 2005

Ciccio dell'Oca (nome originario inglese: Gus Goose) è un personaggio dei fumetti di Disney, ideato da Carl Barks¹ nel 1939.

Negli anni 2000 sul settimanale Topolino questa oca antropomorfa è diventata protagonista di alcune storie fra cui appunto questa "L'Odissea di Ciccio" scritta da Carlo Panaro² e disegnata da Luigi Piras.³




--------------------
₁ Carl Barks, fumettista "l'uomo dei papaveri" (Stati Uniti, 1901-2000), il papà di tutti i papaveri della Disney.
₂ Carlo Panaro, fumettista (La Spezia, 1962- )
₃ Luigi Piras, pittore (Orgosolo, Nuoro, 1952- )


Nessun commento:

Posta un commento

Per ogni richiesta rettifica o integrazione o segnalazione link non più attivi esterni (anche video) inviare a Rames Gaiba una
Email: rames.gaiba@gmail.com
-----
■ I commenti non potranno essere utilizzati e non è accettata la condivisione a fini pubblicitari di vendita prodotti o servizi o a scopo di lucro o su articoli/post di informazione politica.
■ Non saranno accettati i commenti:
(a) che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.
(b) che contengano indirizzi internet (siti collegati, e-mail).
■ Vi invito a non usare nei vostri commenti i caratteri tutti in maiuscolo.
■ Non manterrò in memoria interventi e messaggi che, a mio insindacabile giudizio, riterrò superati, inutili o frivoli o di carattere personale (anche se di saluto o di apprezzamento di quel mio post), e dunque non di interesse generale.

Le chiedo di utilizzare la Sua identità reale o sulla Sua organizzazione, e di condividere soltanto informazioni veritiere e autentiche. Non saranno pubblicati e non avranno risposta commenti da autori anonimi o con nomi di fantasia.

⚠ La responsabilità per quanto scritto nell'area Discussioni rimane dei singoli.

È attiva la moderazione di tutti i commenti.

Grazie per l'attenzione.

Rames GAIBA