12 luglio 2021

PROVERBI - MODI DI DIRE - ADAGI ... con parole della moda


Tutte le immagini sono di Domenico Gnoli (1933-1970) a
pittore, illustratore e scenografo italiano.


Il proverbio si vuole che sia una forma di sapere popolare, e spesso è vero, in quanto la gente comune ne ha fatto sempre largo uso, ma queste formule sapienziali, a volte antichissime, provengono anche dalla tradizione colta e sono fissate in scritture sacre o in raccolte dotte¹,  che in sé ha il senso di un'antica saggezza: seppure il tono o la forma paiono superati dal tempo, il tempo ne ha portato con sé la sostanza, che oggi è viva come viva è la gente. Non è quindi né anacronistico né futile parlare di proverbi. Lontano da noi, poi, indietro nei secoli, il proverbio ha svolto molte importanti funzioni: è stato norma di comportamento civile, giuridica, regola medicale, insegnamento scientifico. È stato anche motivo di espressione artistica, letteraria o figurativa.

Qui troverete non solo una raccolta di proverbi ma anche detti e modi di dire ed adagi, che sono sinonimi del termine proverbio, ma non perfettamente coincidenti nei significati propri.² Questa raccolta è ordinata secondo un criterio 'misto', avendo privilegiato un ordinamento per la prima parola-chiave e quello di affinità di significato o concettuale. La lettera ed il numero indica dove quella parola (è in fondo a questo post) può essere trovata (ad esempio: Piccolo ago scioglie stretto nodo, dove la parola può essere ricercata sia come 'ago' che come 'nodo').   

Chiedo scusa ai lettori se vi sono citazioni un po' sboccate, ma anche pittoresche e soprattutto indicative dell'oggetto di questa ricerca.

Per i testi consultati si rimanda alla Bibliografia VI - Proverbi e Modi di dire.


____________________
Carlo Lapucci - Dizionario dei proverbi italiani - 'Introduzione' - ed. Le Monnier, 2006, p. VII
Il proverbio è una frase breve di forma lapidaria o sentenziosa, che enuncia una verità ricavata dall'esperienza e presentata come conferma di un'argomentazione, consolidamento di una previsione, ovvero come regola o ammonimento ricavabili da un fatto. Il detto è propriamente l'enunciato di una regola generale, che governa fatti naturali, meteorologici, somatici, e che permette anche di fare previsioni. L'adagio è un consiglio, una regola che governa un comportamento, sia morale che giuridico, sia di opportunità. ( Carlo Lapucci - Dizionario dei proverbi italiani - 'Introduzione' - ed. Le Monnier, 2006, p. VII)

[a] Domenico Gnoli (Roma, 1933 - New York, Stati Uniti, 1970) è stato un pittore illustratore, scenografo. Un vero gigante della creatività moderna (come lo definisce Germano D'Acquisto sulla rivista 'Marie Claire' del 18 luglio 2020) che si innamora dei dettagli degli oggetti: ha trovato l'astrazione nella vita di tutti i giorni, semplicemente ingrandendo ed esplorando nel dettaglio le forme e gli oggetti più banali del mondo. Come un bottone, un guanto, una tasca.       

🔷 ABITO 



A1 🔹 L'abito non fa il monaco. È la traduzione del proverbio medioevale «cuchullus non facit monachum» ("Il cappuccio non fa il monaco"). Questo modo di dire deriva dall'uso in passato di offrire gratuitamente vitto e alloggio ai monaci. Molti si fingevano frati per ottenere gratuitamente cibi, bevande e un letto dove dormire. Proverbio, particolarmente vivo e diffuso, ripetuto per ricordare che l'apparenza molte volte non corrisponde alla realtà; perciò bisogna essere cauti nel giudicare gli altri. Per quanto uno assume un atteggiamento nascondendo la sua vera personalità e fingendo di essere ciò che non è, inevitabilmente col tempo, viene scoperto nella sua vera natura. Vi sono molte varianti da:
A2
🔹 Il velo non fa la monaca.  
A3
🔹 La veste non fa il dottore, che traduce il latino “In vestimentis non est sapientia mentis”.

A4
🔹 L’abito non fa il monaco e la tonsura non fa il prete.
A5 🔹 L’abito fa il monaco. È il contrario del primo proverbio. Indossando un abito che qualifica uno status la persona acquista dignità e prestigio. Nel significato simile a “I panni rifanno le stanghe”.

A6 🔹 Chi fa onore agli abiti, gli abiti fanno onore a lui. Se l’uomo si presenta in un abito prestigioso e i suoi atti sono conformi alla dignità, l’abito conferma ed esalta il valore e l’autorità della persona. In senso ironico si dice anche di chi è malvestito e villano.

A7 🔹 All’uomo sempre si addice la scelta di un abito semplice. Proverbio latino, riportato da Seneca nelle Epistole – 92, 11 “Mundae vestis electio adptenda est homini.

A8
🔹 Un abito santo non lava un anima lorda.
 
A9 🔹 Non si può mutare la natura di un uomo mutandolo d’abito. Proverbio cinese.

A10 🔹 L’abito della vedova mostra il passato, gli occhi piangono il presente, e il cuore va cercando l’avvenire.
 
A11 🔹 È meglio andar in paradiso stracciato, che all’inferno in abito ricamato.
 
A12 🔹 Impiega più tempo una donna a cambiarsi d’abito che il tempo ad annuvolarsi.
 
A13 🔹 La verità ha una buona faccia, ma cattivi abiti.
 
A14 🔹 L’abito e il riso manifestono l’uomo. Da alcuni elementi si può riconoscere una persona: a quale condizione appartenga, quali siano il suo animo e la sua educazione. L’abito rivela la condizione, il gusto e l’educazione della famiglia; il riso la natura dell’uomo: è proprio degli uomini volgari ridere sguaiatamente, dei perfidi sogghignare, degli sciocchi ridere continuamente.
 
A15 🔹 L’abito rubato non tiene caldo. Le cose che provengono da attività illecite non danno frutti, non possono essere godute. In analogia a “La farina del diavolo va in crusca”.
 
A16 🔹 Abito di seta e ventre smilzo.
 
A17 🔹 Caldo di abiti non fece mai danno. È sempre opportuno tenere il corpo ben coperto.


🔷 AGO 

A18 🔹 Piccolo ago scioglie stretto nodo.
 
A19 🔹 Dove non si mette l’ago, si mette il capo. Bisogna intervenire in tempo.
 
A20 🔹 L’amore si nasconde dietro una cruna d’ago.
 
A21 🔹 L’ago e la pezzetta mantien la poveretta. Altra variante è:
A22
🔹 L’ago, il refe e la toppa, mantengono la famiglia (cioè, l’economia).

A23 🔹 Ago infilato, guaio già passato. (superstizione popolare). Trovare un ago (non infilato) portava disgrazia.
 
A24 🔹 Chi non ha voglia di lavorare perde l’ago e il ditale. Più propriamente riferito al lavoro.

A25 🔹 Cercare un ago in un pagliaio. È più facile che un cammello passi per la cruna di un’ago che un ricco entri nel regno dei cieli. (dal latino: “Facilius est camelum per foramen acus transire quam divitem intrare in regnum caelorum). Così Matteo nel capitolo XIX v.24 del suo Vangelo riferisce le parole di Gesù. Poiché l’immagine di un cammello che cerca di passare per la cruna di un ago è inverosimile, si ritiene trattarsi di un errore di traduzione dal greco al latino della Bibbia: il sostantivo kamilos (grossa fune o canapo, gomena di nave) è stato scambiato per kamelos, cammello. Comunque sia, il detto sta a significare quanto sia difficile, a chi la possiede, adoperare la ricchezza per compiere opere buone da meritare il Paradiso.
 
«Vedi le triste che lasciaron l'ago, la spuola e 'l fuso, e fecersi 'ndivine; fecer malie con erbe e con imago» (Dante, Inf. XX, 121-123)

A26
🔹
Dove passa l'ago passa il filo. Tal madre e tal figlio. Proverbio africano.


🔷 BACHI
 
B1 🔹 Chi ha bachi non dorma.

 
🔷 BERRETTO
 
B2 🔹 All’uomo ricco berretto torto.
 
 
🔷 BISACCIA
Grossa sacca di stoffa o di pelle che si porta a tracolla.

B3 🔹 La bisaccia del ladro non sempre gioca e ride. Quando meno se l'aspetta, allora si mette a piangere. Non sempre al ladro o a chi tenta d'ingannare il prossimo va sempre tutto bene. Nell'Antico Testamento troviamo: «Sprofondono i popoli nella fossa che hanno scavata, / nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede» [Sal 9,16]; «Chi scava una fossa vi cadrà dentro / e chi rotola una pietra gli cadrà addosso». [Pr 26,27]. Nell'Ars amatoria  di Ovidio [1,646] si legge: «In laqueos quos posuere cadant» (cadono nei lacci che hanno teso).

 
🔷 BORSA
Quando il denaro era costituito da sole monete di metallo si portavano in una borsa comunemente legata alla cintola. La borsa è diventata così sinonimo di denaro. 




B4 🔹 Avere e dover dare borsa vuota. Chi possiede e deve dare è come se non avesse niente.
B5 🔹 Chi ha quattro s spende sette, non ha bisogno di borsette.

B6
🔹 Mettere mano alla borsa. Pagare qualcosa (il denaro si tiene in borsa).
 
B7 🔹 La borsa degli amori è stretta da una foglia di porro. Suida (enciclopedia storica bizantina del X secolo) dice che questo proverbio si applica a coloro che per amore spendono esageratamente oppure cedono al lusso, come gli amanti delle commedie. Plutarco nell'operetta Sull'amore ricorda anche questo tra le altre doti dell'amore, cioè che esso trasforma l'uomo avaro in magnifico, il risparmiatore in prodigo, il meschino in essere politico, il timido in audace. Perciò si dice che i cassetti dell'amore sono serrati da una foglia di porro, perché possano essere sciolti facilmente o perché la foglia di porro è  estremamente fragile, o perché lo specifico del porro è la capacità di sciogliere e muovere il corpo.    


🔷 BOTTONE



B8 🔹 Il bottone non può stare senza occhiello. Quando due cose sono in funzione l'una dell'altra, non hanno senso prese da sole: in particolare l'uomo non può stare senza la donna.

B9
🔹 Tanti occhielli, tanti bottoni. Usato con doppio senso.

B10
🔹 Il nido all'uccello e al bottone l'occhiello. Il doppio senso è evidente.
B11
🔹 Senza asola il bottone ciondola.




B12 🔹 Per aver trovato un bottone non si fa un vestito. Spesso una piccola fortuna, per poter essere sfruttata, richiede un costo tale che in conclusione porta più spese che guadagni.

B13
🔹 Per aver cucito un bottone non si diventa sarti. Non basta aver eseguito un piccolo particolare, un'operazione da nulla, per affermare di saper fare il mestiere che richiede invece un complesso di conoscenze. Non basta un solo elemento per qualificare un complesso di cose.

B14 🔹 Per attaccare un bottone tutti i fili sono buoni. Di uso solo figurato: per mettersi a chiacchierare vanno bene tutti gli argomenti. Similare nel significato al modo di dire: "Attaccare un bottone", che significa trattenere una persona con discorsi che non finiscono mai.




B15 🔹 Stanza dei bottoni. Centro direzionale, luogo dove si prendono le decisioni importanti. Questa metafora (la metafora consiste nel trasferire a uno o più vocaboli il significato di altri) si è diffusa con i primi voli spaziali ma soprattutto con le riprese televisive che ne mostravano i grandi apparati per la raccolta dati e di controllo, con gli operatori che premevano pulsanti in forma di grandi bottoni luminosi. Il primo a parlare di “stanza dei bottoni” come centro delle decisioni politiche fu, nell’autunno 1962, Pietro Nenni, allora leader socialista di fama mondiale. Nenni usò in un discorso quella fortunata metafora perché proprio pochi mesi prima gli americani (era in corso la gara fra USA e URSS per la conquista dello spazio: il primo volo orbitale era stato compiuto dal russo Yuri Gagarin il 12 aprile 1961) avevano effettuato i loro voli spaziali con Alan Shepard e John Glenn e le relative riprese televisive avevano avuto un enorme impatto sull’opinione pubblica.
 
B16 🔹 Attaccare un bottone a qualcuno. Obbligarlo ad ascoltare un discorso lungo e noioso, privo di interesse per lui. Non è nota l'origine della locuzione; che però sembra derivare dal gergo dei soldati chiusi nelle trincee della prima guerra mondiale. L'attività di cucire i bottoni con ago e filo era ritenuta tediosa, ed il tempo trascorso in questa attività era riempito con chiacchere di scarso o nullo interesse per l'altra persona. L'immagine suggerita potrebbe anche essere quella del seccatore che, quasi afferrando fisicamente per la giacca il riluttante interlocutore, non lo molla finché non abbia finito di ricucirgli un immaginario bottone. 


🔷 CALZA / CALZETTA / CALZINO

C1 🔹 Chi prima si alza, si calza. Molte erano le famiglie numerose e non sempre si aveva la disponibilità di poter comprare gli indumenti, e, nel caso di cui al proverbio, le scarpe per i figli. Poteva accadere che, chi si alzava prima, calzasse durante il giorno le scarpe.
 
C2 🔹 Amore fa portar le calze vuote.
 
C3 🔹 L'avaro non fa mai bene, se non quando tira le calze.
 
C4 🔹 Nè guanto né berretta, né calzetta non fu mai stretta. Vedi nello stesso significato il proverbio: Guanti e berretti van bene larghi e stretti. 

C5
🔹 Due piedi non istanno bene in una calza. Similare al proverbio: Non istanno bene due galli in un pollaio
 
C6 🔹 Qual gamba, tale calza. Similare al proverbio: Qual cervello qual capppello

C7 🔹 Rivoltare come un calzino. 1. Esaminare minuziosamente per conoscere a fondo 2. Sgridare aspramente qualcuno, strapazzarlo.

C8 🔹 Mezza calzetta. In senso spregiativo. Persona mediocre con ambizioni e pretese di eccellenza; persona di scarse capacità


🔷 CALZONI / BRACHE / PANTALONI




C9 🔹 Farsi togliere i calzoni. Espressione che equivale a perdere l'autorità nei confronti della donna e della famiglia.

C10 🔹 Non ci sono scuse  e non ci sono ragioni per farsi togliere brache e calzoni. L'uomo non ha scuse quando abdica alla sua posizione di capofamiglia. L'espressione brache e calzoni va intesa come un rafforzativo: farsi togliere proprio tutto, ben oltre i calzoni.

C11 🔹 Se la sottana non vuole i calzoni non possono. Quando la donna non vuole l'uomo è nell'impossibilità di agire. Si riferisce alla dinamica interna del matrimonio in cui, allorché la moglie si oppone a una determinata decisione, raramente il marito riesce a imporre la propria. Di rado con riferimento alla sfera sessuale.

C12 🔹 I calzoni stretti grattano il culo. Gli abiti finalizzati a far bella figura, a mettere in risalto le doti fisiche non sono comodi, anzi tormentano e danno fastidio.


 
Pantaloni stirati (1968)
bronzo, cm 118.5 x 49.5 x 6


C13 🔹 I denari son come le brache degli stufaioli; coprono le vergogne.
 
C14 🔹 All’uscita, brache e camicia; e all’entrata, la rocca è inconocchiata.

C15
🔹 Ai magri cadono le braghe.

C16 🔹 È meglio avere i pantaloni rotti nel culo che il culo rotto nei pantaloni.
C17 🔹 Chi guadagna per la prima volta, se ne va con i pantaloni in mano. Proverbio corso.

C18 🔹 Una scorreggia per quanto forte non lacera il pantalone.  Proverbio del Congo.


🔷 CAMICIA



C19 🔹 Guardati dal villano, quando ha la camicia bianca. Come indizio di villano che non lavora. E i giorni di festa nei quali suole il contadino mutarsi la camicia ed oziare, gli riescono ai vizi o alle risse.
 
C20 🔹 Pancia piena canta, non camicia bianca. Meglio essere sazio che avere una bella camicia ed essere a digiuno.
 
C21 🔹 Si cambia più spesso di pensiero che di camicia.
 
C22 🔹 Stringe più la camicia che la gonnella. La parentela del marito (camicia) prevale su quella della moglie (gonnella) nei favori, nei testamenti, ecc. in quanto la camicia è più vicina, più aderente, alla carne della gonna. Oggi, in tempo di parità fra i due sessi, non è più vero, ma un tempo quando la donna entrava nella casa del marito, era la famiglia dell'uomo, che veniva privilegiata e che rappresentava la continuità anche nel cognome. I parenti della moglie avevano minore importanza. Ciò è ancora vero nelle società tradizionali. La camicia era un tempo regolarmente indossata dall'uomo.

C23 🔹 Gli preme più la camicia che il giubbone (gubba). Di uso solo metaforico: quello che sta più a cuore è ciò che sta più vicino, come la camicia aderisce di più alla pelle rispetto ad un soprabito. Le cose che ci toccano più da vicino sono quelle che ci premono di più: i fatti propri e non quelli degli altri. 

C24 🔹 Chi ha una camicia sola la lava spesso. Chi possiede un abito soltanto lo deve lavare continuamente e quindi deve averne molta cura. Rileva come coloro che hanno poco sanno valorizzarlo e lo tengono sempre in perfetta efficienza a differenza di chi ha molte disponibilità. Suona anche ironico verso chi cura con eccesivo scrupolo il poco che ha.

C25 🔹 Vale di più un paio di maniche oggi, che una camicia domani. Meglio un uovo oggi che una gallina domani. 
 
C26 🔹 Per l'ultimo viaggio basta una camicia. Si rivolge a chi accumula ricchezza, ovvero spende molto in abiti sfarzosi, sottolineando che per andare al camposanto basta un abbigliamento sommario.

C27 🔹 Il culo che non ha mai avuto una camicia, la prima volta che ne vede una, si meraviglia

C28 🔹 La camicia dei guai non si consuma mai. I guai sono costantemente presenti, come una camicia che si porta sempre.

C29 🔹 Nato con la camicia. Indica un uomo particolarmente fortunato, destinato a una vita fortunata, con molte occasioni di successi. L’espressione, come molte altre simili:
C30
🔹 Nascere con la cuffia, “nascere di domenica”, nascere sotto una buona stella” e altre così volgari da risultare impubblicabili) deriva dall’antica credenza che fossero destinati a grandi cose quelli che nascevano ancora fasciati dalla membrana amniotica (è la vernice caseosa, ossia quello strato biancastro che alla nascita ricopre l'epidermide dei neonati, e che appare un po' più abbondante nel caso di parti prematuri); il suo scopo è la protezione del feto dal liquido amniotico, che potrebbe macerarne la cute. È un caso molto raro, ecco perché nel linguaggio quotidiano questa espressione viene usata per indicare una persona molto fortunata. Il bambino che nasceva avvolto dalla membrana amniotica, era considerato diverso dagli altri, e caro agli dei. La cosa veniva interpretata come segno di vita fortunata, e segno di capacità divinatorie. Esistono però anche altre versioni: una indica nella camicia il simbolo del corredino; perché, in epoche dove non si aveva nulla, possedere un corredino era simbolo di agiatezza, quindi di vita fortunata. In occasione della nascita di un bambino nelle famiglie abbienti si preparava una "camicia" da far indossare al neonato subito dopo il parto, che per le sue caratteristiche di morbidezza e delicatezza avrebbe dato al piccolo comodità e protezione. Tale indumento non era invece utilizzato dalle famiglie povere, per cui "nascere con la camicia" voleva dire essere figlio di signori e avere fortuna a livello economico. Un indumento simile viene proposto spesso nei negozi di puericultura col nome di "camicino della fortuna". Questo modo di dire viene anche usato con invidia e spesso con ironia. Non a caso un gioco di carte, che consiste nel togliere la quantità maggiore all'avversario, si chiama nelle terre venete "cava camisa". 
      
C31 🔹 Rimasto in camicia. Come ultimo bene del povero, a testimonianza di come essa sia stata, per gli uomini di ogni tempo, l'ultimo bene, prima della rovina; la sua mancanza diventa sinonimo di totale indigenza. È chiaramente in contrapposizione al detto "Nato con la camicia".
C32 🔹 Senza camicia. Si dice di uno molto povero.
C33
🔹 Vendersi la camicia. Vendere tutto quello che si possiede, compresa la camicia. Usato anche nel senso di andare in rovina.

C34
🔹 Avere una camicia indosso e quell'altra nel fosso. Avere scarsità di vestiti e, quindi poche disponibilità. Proverbio bolognese. 

C35 🔹 La camicia il culo non gli tocca. Si dice di chi per troppa contentezza e vanagloria fa la ruota come un pavone, tanto che, a furia di gonfiarsi, gli si accorciano i panni di dosso, e si rende altrui ridicolo.  

C36 🔹 Sono culo e camicia. Sta a significare una amicizia stretta ed intrigante fra due persone che se la intendono.
 
C37 🔹 Sudare sette camicie. Esprime la fatica per ottenere un qualsivoglia risultato.
Il Sette è uno dei numeri magici e proverbiali, e indica una lunga ripetizione. In questo senso è usato anche dal Vangelo.

Sono varianti "sudare quattro camicie"; "sudare nove camicie".
 
C38 🔹 Avere la camicia di Nesso. Significa essere in una situazione grave e dolorosa, che può portare anche alla morte. L'origine di questa espressione viene dalla mitologia greca. Eracle per avere in sposa Deianira sfidò e sconfisse il dio fluviale Achheloo. Dopo il matrimonio, durante il trasferimento in Tessaglia, giunsero presso la sponda del fiume Eveno, allora in piena. Deianira era titubante, mentre Eracle era certo di poter superare l'ostacolo senza difficoltà. In quel mentre giunse un centauro chiamato Nesso, che spiegò d'essere autorizzato dagli dei a traghettare le persone sulla riva opposta, e quindi si offrì di caricarsi Deianira in groppa, mentre Eracle avrebbero nuotato. Nesso galoppò nella direzione opposta con Deianira tra le braccia; poi la gettò a terra e cercò di farle violenza. Deianira gridò invocando aiuto ed Eracle prese accuratamente la mira e trapassò il petto di Nesso con una freccia avvelenata con il sangue dell'Idra. Morendo, Nesso diede a Deianira una droga nella quale vi era il sangue colato dalla sua ferita, dicendo che era un filtro d'amore e di conservarlo, poiché se un giorno Eracle non l'avesse più amata, con quel filtro sarebbe stata in grado di riconquistarlo. Da Deianira, Eracle aveva già avuto Illo, Ctesippo, Gleno e Odite; e inoltre la sua unica figlia, Macaria. Deianira, che viveva tranquillamente a Trachine, si era ormai rassegnata all'idea che Eracle si prendesse delle amanti e quando riconobbe in Iole l'ultima di costoro, provò più pietà che rancore. Le parve tuttavia intollerabile che Eracle pretendesse di farla vivere con Iole sotto lo stesso tetto. Poiché non era più giovane, Deianira decise allora di servirsi del supposto talismano d'amore datole da Nesso per assicurarsi l'affetto del marito. Tinse una tunica bagnata con la droga datale da Nesso e la mandò a Eracle. Appena l'eroe indossò la tunica, si lasciò sfuggire un grido, come se fosse stato morso da un serpente. Il veleno contenuto nel sangue di Nesso si diffuse sulle membra di Eracle corrodendogli la carne. Ben presto il dolore divenne lancinante e insopportabile. Cercò di strapparsi la tunica di dosso, ma questa aderiva alla sua pelle così tenacemente che lacerandosi mise a nudo le ossa. Eracle chiamò Illo e chiese di essere portato sul più alto picco del monte Eta, e di essere bruciato, senza lamentazioni, su una pira di legno di quercia e di tronchi di oleastro. Deianira, atterrita dalla notizia, si impiccò o, altri dicono, si trafisse con una spada sul letto nuziale.


🔷 CANAPA
 
C39 🔹 Quando la canapa si comincia a tagliare la pecora è buona da mangiare.

C40 🔹 Canapa, lino, lenta (lenticchia) prima semenza (prima semina primaverile). Il proverbio è relativo alla Valdinarco (comuni di Sant'Anatolia di Narco, Vallo di Nera - provincia di Perugia).

C41 🔹 Disse la canapa al lino: quando ti consumi, io mi affino. I tessuti di canapa sono più durevoli di quelli di lino.

C42 🔹 La canapa che l'uccello non becca serve per fare il suo laccio. Le insidie, i pericoli che non si affrontano quando è il momento si ritorcono alla lunga contro chi li ha lasciati prosperare e alla fine non può sfuggirli. Il laccio è una trappola a cappio per catturare la la selvaggina.

C43 🔹 La cravatta di canapa sta bene al collo dei bricconi. La corda della forca è la punizione esemplare dei malvagi. Le punizioni severe si addicono ai malvagi.
 
C44 🔹 La canapa sta meglio addosso che intorno al collo. È meglio vestire abiti semplici e rozzi (di canapa), cioè vivere modestamente che cercare le ricchezze disonestamente e ritrovarsi sulla forca con un cappio di canapa al collo.  
 
 
🔷 CANGIANTE
Che cambia di colore con il variare dell'incidenza della luce.

C45
🔹 Più cangiante di un'idra. Si dice delle persone astute e ingannevoli, poiché l'idra è un serpente picchiettato da macchioline multicolori. 


🔷 CAPPELLO
 
C46 🔹 Piuttosto cappello in mano, che mano alla borsa.
 
C47 🔹 Se vai con il cappello sbagliato, meglio che il proprietario non sia troppo grosso. Proverbio irlandese.
 
C48 🔹 A chi ha la testa, non manca il cappello. Si sa approvecciare, non gli manca il bisognevole: ma capello anticamente significava corona o altro segno d'onore.

C49 🔹 Qual cervello qual cappello
 
C50 🔹 Misera quella casa in cui non entra un cappello. Sventurata quella casa che non ha un capofamiglia.

C51 🔹 Prendere cappello. Offendersi, come di persona che in seguito a una offesa si accomiata bruscamente, prendendo appunto il suo cappello.
 
C52 🔹 Tanto di cappello. Riconoscere i meriti altrui.
 
C53 🔹 Far di cappello. Codifica l’uso del galateo che l’inferiore si scopra davanti al suo superiore, e l’uomo comunque davanti ad una signora.
 
C54 🔹 Appende il cappello. Quando l’uomo entra non solo eufemisticamente nella casa della moglie.


🔷 CAPPOTTO

C55 🔹 Chi dimentica il pane e il cappotto, becca solo malanni. Proverbio pugliese.

C56 🔹 Chi perde il cappotto e recupera il manto non perde tanto. Proverbio calabrese.

C57 🔹 Subire cappotto. Nel gioco di carte del “Tresette” nel gergo “cappotto” è la mano in cui tutti i punti siano fatti da una sola delle due squadre. In questo caso si dice quando è riferito alla squadra che non ha fatto punti.

C58 🔹 Fare cappotto. Questa espressione non ha nulla a che fare con il capo d'abbigliamento. "Faire capot", modo di dire francese che deriva dal verbo "capoter", ossia "ribaltare" entra nel gergo italiano nel contesto senese: usato nel gergo del Palio di Siena, col significato di vincere entrambi i palii dell’anno, quello di luglio e quello di agosto.
 
 
🔷 CAPPUCCIO

C59
🔹 Cappuccio e cotta sempre borbotta.


🔷 CENCI
 
C60 🔹 Cenci dice mal di straccio. A proposito di chi trova in altri, sparlandone, difetti che potrebbero essere imputati a lui stesso.

C61 🔹 Tutti i cenci vanno in bucato.
 
C62 🔹 Sono i cenci che vanno all’aria. Sono sempre i poveri, i deboli a buscarle.
 
C63 🔹 I cenci sudici vanno lavati in casa. Non è bene far sapere agli altri le miserie o le vergogne di casa propria.


🔷 CINTA 

C64 🔹 Essere incinta. Che ha concepito. Tale espressione, che letteralmente significa senza la cinta, deriva dall'uso delle donne dell'Antica Roma di togliere la fascia che portavano abitualmente sotto il seno quando erano in attesa di un figlio. 


🔷 COLLETTI
 
C65 🔹 Colletti bianchi. Gli impiegati e i manager, non direttamente applicata alla attività produttiva ed estranea all'operatività sulle macchine delle fabbriche. Tale espressione compare per la prima volta nel 1903 per designare un tipo particolare di occupato non manuale, nella fattispecie il disegnatore industriale. Fu copiata dall’inglese “white collars”. La definizione è entrata in uso in Italia nel 1950.
C66 🔹 Colletti blu. Sono, in contrapposizione, i lavoratori manuali (operai) i quali, svolgendo mansioni "sporche", indossano il meno delicato colore blu. Dall'inglese blue collars.   
 

🔷 COLORI
 
C67 🔹 Vederne di tutti i colori.
C68 🔹 Sentirne di tutti i colori.
C69 🔹 Farne di tutti i colori.
Questi tre modi di dire sono solo alcune delle molte espressioni legate a questa parola. Significa vedere, sentire, fare azioni di ogni sorta o avvenimenti inusitati, negativi, sorprendenti.
 
C70 🔹 Ti dipingerò con i tuoi colori. Cioè ti descriverò tale quale sei. La metafora è presa dai pittori, che talvolta raffigurano e rappresentano il sembiante di un uomo così com'è, talaltra lo tingono con colori estranei. 
 

🔷 CONOCCHIA
Arnese per filare a mano a forma di bastone di circa un metro a una cui estremità ingrossata si avvolge il pennrcchio di lana, canapa, lino, ecc. e che, girando su se stesso, avvolge il filo.

C71 🔹 Il tempo passa come una saetta, i mesi e i giorni si srotolano come i fili da una conocchia.  Proverbio cinese.


🔷 COPRICAPO

C72 🔹 Le tovaglie (copricapo) sono diventate stracci e gli stracci son divenuti tovaglie   L’espressione viene usata per sottolineare i repentini cambiamenti che spesso si registrano nella vita (economica, sociale, ecc.); equivalente all’altra: “dalle stelle alle stalle” (e viceversa).
 

🔷 CORDA / CORDICELLA

C73
🔹 Intrecci una cordicella di sabbia. Tentare invano qualcosa che non si può fare in alcun modo. Che v'è di più stupido infatti di voler intrecciare una corda con la sabbia, che in nessuna maniera si tiene insieme?


🔷 COSTURA

C74 🔹 Chi non è uso a portar le brache, le costure gli danno noia.

 
🔷 COTONE

C75 🔹 D’estate il rigatino (cotone) d'inverno la rascia (lana).

C76 🔹 Se vuoi far vita sana sotto il cotone e sopra la lana. A contatto della pelle si consiglia il cotone, anche perché un tempo gli indumenti di lana grossolanamente filata erano ruvidi ed irritanti.

C77 🔹 Lo hanno cresciuto [o fatto vivere] nel cotone [bambagia]. Se di una persona diciamo che è cresciuta o vissuta nella bambagia, stiamo in realtà dicendo che questa persona è cresciuta in una situazione molto agiata, senza preoccupazioni, senza problemi, in modo comodo, protetto.


🔷 CRAVATTA
 

 
C78 🔹 È come mettere una cravatta al maiale. Dare un qualcosa ad un qualcuno che dimostra di non capirla, di non apprezzarla.


🔷 CUCIRE
 
C79 🔹 Taglia lungo, e cuci stretto.

C80 🔹 Ha una bocca che taglia e che cuce.

C81 🔹 Quando non cuci, non fili e non tessi come fai a fare il gomitolo così grosso? Vi sono spesso delle ricchezze inspiegabili; questo proverbio si domanda come mai alcuni, senza operare, riescono ad accumulare ricchezze.
 
C82 🔹 Chi cuce e scuce non perde tempo mai. Proverbio calabrese. 
 
C83 🔹 Chi cuce infila pidocchi. Nel significato di chi guadagna poco. Proverbio calabrese.

C84 🔹 Chi taglia, taglia e chi cuce ragguaglia. Chi taglia un vestito si occupa della forma e della linea, mentre chi cuce deve pensare ai dettagli, a rifinire, a mettere correttamente insieme le parti. Si riferisce ad una antica questione viva tra le donne fino a che i vestiti sono stati fatti o in casa o dal sarto, dove si poteva intervenire con le prove e la messa a punto sul manufatto in opera: se per la buona riuscita, per la bella linea di un capo fosse più importante il taglio o la cucitura. Il problema non ha mai avuto soluzione; i sarti si dividevano sempre tra quelli che sapevano tagliare e quelli che sapevano cucire: rara avis quello che sapeva fare tutte e due le cose. Il proverbio intende dire che chi taglia guarda alla linea in generale (o alla moda) pensando in astratto, ma chi cuce mette addosso il capo alla persona, fa i conti con le sue forme che non sono sempre ideali, elimina le discrepanze e modifica secondo la necessità. Quindi, chi progetta in generale, o in astratto, non incontra i problemi di chi opera al momento della realizzazione.

C85 🔹 Ben tagliato e mal cucito non stanno insieme. Un vestito ben tagliato e cucito male si nota particolarmente perché ha qualcosa di disarmonico e stridente che disturba. Non ha senso rovinare un lavoro iniziato bene completando l'opera alla bell'e meglio. Nella confezione di un abito tagliare è l'operazione più difficile.

C86 🔹 Chi sa cucire coll'ago vecchio sa cucire con il nuovo. Chi sa il mestiere con i vecchi sistemi, servendosi dei vecchi arnesi non ha difficoltà ad adeguarsi a quelli nuovi, che anzi sono molto più funzionali e pratici.

C87 🔹 Chi si cuce i panni addosso in capo a tre giorni si trova nel fosso. Una vecchia superstizione considera di malaugurio ricucire gli abiti quando li abbiamo addosso. Cucire i panni addosso a uno significa criticarlo, dirne male; per cui: chi dice male di se stesso fa una brutta fine.

C88 🔹 Caca cazzi e cuce. Si dice a Napoli di chi è infuriato al punto che si chiude nel suo lavoro senza parlare e senza rispondere a nessuno.

C89
🔹 Ricucire. Riallacciare i rapporti.


🔷 CUFFIA
Copricapo femminile un tempo di uso comune; la cuffia indica la donna, come il cappello e berretto l'uomo.

C90 🔹 Dove vive la cuffia, i berretti vanno e vengono. Proverbio corso.

C91 🔹 Val più una berretta (cappello) che cento cuffie. Ragiona più un uomo che cento donne. Il copricapo, berretta e cuffia, mette l'accento sulla testa, sul pensiero e l'intelligenza, quindi il proverbio riguarda l'intelletto e non la forza fisica. I due copricapo sono stati per secoli quelli tipici dell'abbigliamento domestico e notturno nelle case popolari, e non solo.

C92 🔹 Ogni cuffia per la notte è buona. Qualsiasi donna va bene per passarci una notte.

C93 🔹 Uscire (salvarsi) per il rotto della cuffia. Cavarsela da un pericolo, da una situazione imbrogliata, con poco danno. Nell'armatura antica, parte della cotta di maglia indossata sotto l'elmo o la cervelliera. Copricapo di cuoio o pelle imbottita indossato sotto la celata. "Uscire per il rotto della cuffia" (fig.), cavarsela alla meglio, a malapena (probabilmente perché nelle giostre medioevali i colpi assestati sulla cuffia erano ritenuti validi). Plausibilmente l'espressione deriva dal gioco medioevale cavalleresco del saracino o della quintana. Esiste un'altra interpretazione che fa riferimento ad un altro senso della parola cuffia "parte della cinta di una città", quindi "passare per il rotto della cuffia" coinciderebbe a "passare attraverso una piccola breccia aperta nelle mura". Questa spiegazione sembra avvalorata da un verso delle Satire dell'Ariosto in cui viene utilizzata la stessa locuzione con la sostituzione però della parola cuffia con la parola muro: "Un asino fu già, ch'ogni osso e nervo / Mostrava, di magrezza; e entrò, pe 'l rotto / Del muro, ove di grano era un acervo; / E tanto ne mangiò che l'èpa, sotto, / Si fece più d'una gran botte grossa" (Satire 1. 247-251).     


🔷 DIPANATOIO

D1 🔹 Il dipanatoio non vuole superiori. L'operazione deve essere fatta con molta cura e senza interruzioni. 


🔷 FERRO DA STIRO

F1 🔹 Il ferro da stiro è il ruffiano del sartoPerché riesce a far apparire presentabili indumenti sciupati.


🔷 FIBRA
 
F2 🔹 Avere una forte fibraEssere di costituzione sana e robusta.

 
🔷 FILA / FILANDO / FILARE

F3 🔹 Chi fila e fa filare buona massaia si fa chiamare.
 
F4 🔹 Fila buolla (buona) tela chi allatta il suo figliolo.
 
F5 🔹 Chi fila grosso, si vuol maritar tosto; chi fila sottile vuol maritar d’aprile.
 
F6 🔹 Chi fila ha una camicia e chi non fila ne ha due.
 
F7 🔹 Di San Silvestro non si fila e non si tesse, non si mette il filo all’ago e neanche si pettina il capo.

F8 🔹 Il Diavolo è sottile, e fila grosso.

F9 🔹 Madre che fila poco, i suoi figlioli mostrano il culo. Cioè, non hanno vestito addosso.

F10 🔹 Donna specchiante, poco filante.
F11 🔹 Ragazza che si specchia poco fila
 
F12 🔹 Se vuoi vedere una buona massaia, guardala quando fila al lume di candela. È chiaramente una variante di altri proverbi “Né donna né tela a lume di candela”; “Al lume di candela non si giudica né donna né tela.

F13 🔹 Più vale una savia donna filando, che cento triste vegliando.

F14 🔹 Piglia casa con focolare, e donna che sappia filare.
 
F15 🔹 Dal dire al fare, è come dal tosare al filareProverbio corso “Da dì a fa, hè com’è da tonda à filà”.
 
F16 🔹 A filar fine il cul se ne ride, a filar grosso si riempie il dosso.
 
F17 🔹 Sembrare e non essere è come filare e non tessere. L'apparenza non basta e spesso inganna. Proverbio siciliano.

F18
🔹 Filare. Amoreggiare.


🔷 FILARINO
 
F19 🔹 Filarino. Chi intrattiene un rapporto amoroso non troppo approfondito. È difficile non collegare questi significati con la situazione del filare: si svolgeva spesso nelle stalle dove si radunavano donne e uomini nelle lunghe serate invernali; le une propriamente per filare, gli altri per giocare a carte o conversare. Era sicuramente una occasione di incontro che favoriva lo sbocciare di relazioni amorose.


🔷 FILATA
Deriva da filare; termine non comune.

F20 🔹 La giovane com’è allevata, la stoppa com’è filata. La ragazza si nota per la sua educazione e la stoppa per la sua filatura. (vedi stoppa).


🔷 FILAVA
 
F21 🔹 Al tempo in cui Berta filava. Un giorno si presentò a Berta di Savoia, sposa di Enrico IV, re di Francia, una vecchia che le fece affettuoso omaggio del suo fuso dicendo che era tutto quello che possedeva. La Regina, come era naturale, ne fu commossa ed ordinò che alla donna fosse dato tanto terreno quanto se ne poteva misurare, in lungo e in largo, con il filo del suo fuso. La notizia si diffuse rapidamente e giovani e vecchie accorsero ad offrire alla Regina fusi e rocche con molto filo. Ma la Regina rifiutò i doni – che erano espressione di omaggio interessato – dicendo: “Grazie, non mi servono: è passato il tempo che Berta filava”. L’espressione si usa per dire che è passato il buon tempo antico, quando i doni venivano fatti col cuore e senza calcolo di ricompensa. È un detto che viene usato tutte le volte che si vogliono evidenziare la semplicità dei costumi e il tenore di vita dei tempi antichi rispetto a quelli moderni, che hanno maggiori esigenze.


🔷 FILO

F22 🔹 La mala vicina dà l’ago senza il filo.

F23 🔹 Sottil filo cuce bene.

F24 🔹 Il filo si rompe dal lato (dove è) più debole. Ogni cosa cede là dove è il punto di maggiore debolezza. Se si vuole vincere una resistenza si deve colpire là dove il sistema è più debole. La stessa cosa si dice della catena.
 
F25 🔹 Quando il filo è in istanga, non tenere il culo in panca.

F26 🔹 Tre fili fanno uno spago.
F27 🔹 Con i fili si fanno le corde. Questi due proverbi hanno un significato analogo. La corda o lo spago sono fatti di tanti fili attorcigliati fra loro. L'insieme di cose deboli fa una cosa forte. Con il poco si fa l'assai.

F28 🔹 Chi segue il filo trova il gomitolo. Chi vuol trovare una cosa deve seguire le tracce che essa lascia.

F29 🔹 Il filo segue l'ago. Uno è costretto ad andare dove lo porta colui che è più forte al quale è legato. Il piccolo segue il grande, il debole segue il forte.

F30 🔹 Chi ha più filo da tessere, tesserà. Simile nel significato al proverbio: Chi pascola le pecore si piglia la lana.
F31 🔹 Chi fa più filo fa più tela. Proverbio Valle D'Aosta.
Entrambi i proverbi nel significato che il più forte ottiene sempre di più, perché parte avvantaggiato. Chi possiede ha la possibilità di vivere senza preoccupazioni, il povero invece è costretto a penare. 
 
F32 🔹 Gli amici hanno la borsa legata con un filo di ragnatela.

F33 🔹 Si può riannodare un filo rotto ma ci sarà sempre un nodo nel mezzo. Proverbio persiano.
 
F34 🔹 Può dipanarsi il filo d’un vestito, ma non il pensiero di un uomo. Proverbio della Nuova Zelanda.

F35 🔹 Filo da torcere. Difficoltà, grattacapo. Per esempio “quell’uomo mi dà filo da torcere”, significa “mi crea problemi, mi dà molte seccature”. Torcere il filo, per conferire al filato la necessaria resistenza mediante la torsione delle fibre, era una operazione molto complicata, quando veniva fatta a mano. Ora la torcitura è una operazione fatta dalle macchine tessili.
 
F36 🔹 Perdere il filo. Lo si dice per intendere di non seguire più lo svolgimento logico di un discorso o di un ragionamento. Confondersi. Il detto sembra richiamare il Filo di Arianna. Potrebbe però anche avere un'origine diversa legata alla tessitura dei tappeti. Ogni tappeto era formato da una trama di fili molto precisa e annodata sul retro rigorosamente a mano, quindi perdere il filo giusto avrebbe significato dover ricominciare da capo ed era un lavoro faticosissimo perché veniva fatto da sotto il telaio.   

F37 🔹 Filo d’Arianna.  Ai tempi della Mitologia viveva un uomo, il quale si chiamava Dedalo, che era ingegnoso e sapeva fabbricare varie cose, fra cui immaginò e realizzò anche un labirinto, come se ne vedono in certi giardini; vale a dire era una specie di luogo rinserrato, corso e rincorso nell’interno da molti piccoli viottoli tutti fiancheggiati da alte spalliere di siepe: i quali viottoli giravano, rigiravano, andavano avanti, tornavano indietro, svoltavano a secco e s’incrociavano fra di loro in modo che quando una persona aveva fatto in modo d’entrarvi dentro, non c’era verso che ritrovasse da sé la strada per tornarsene via. In questo labirinto, fabbricato da Dedalo, venne rinchiuso il Minotauro, spaventoso mostro, mezzo uomo e mezzo toro, che si cibava di carne umana. A essere mangiato vivo da questo mostro fu condannato in quel tempo un certo Teseo, valoroso giovane greco; ma la bella Arianna, figlia di Minosse e quindi sorella, per via di madre, del Minotauro, innamorata dell’eroe che uccise il mostro per liberare la città di Atene da un sanguinoso tributo umano impostole da Minosse, fiduciosa che Teseo sarebbe riuscito ad uccidere il Minotauro, gli dette un gomitolo di filo perché potesse ritrovare la via d’uscita. Allora Teseo, appena entrato nel labirinto, cominciò a sgomitolare il filo e così, quando ebbe ucciso il mostro, bastò che andasse dietro al filo che aveva sgomitolato per ritrovare la strada da uscir fuori. Ecco la ragione perché, anche oggi, quando si parla di gineprai, di matasse arruffate, di case piene di andirivieni, di girigogoli o di scalette segrete, viene fatto naturale di dire: “Ci vorrebbe il filo di Arianna”.

F38 🔹 Sul filo del rasoio. Di fronte all'estremo pericolo.
Pochi ricollegano questo modo di dire a Omero. Così, infatti, dice Nestore nel decimo libro dell'Iliade [10,173 s]: «ora siamo tutti sul filo del rasoio:/ o atroce rovina ci sarà per gli Achei, o la possibilità di vivere».   
F39 🔹 Sul filo di lana. In entrambi i modi di dire col senso di rischiare molto. 
Nelle prime gare di velocità sul traguardo veniva tirato un filo di lana, teso tra due paletti ai lati della linea di arrivo, per avere visivamente la prova di chi era arrivato primo: quando c'erano dei dubbi sul vincitore, risultava tale chi nello sprint finale portava via con sé questo filo. Negli anni '60 è stato sostituito dal termine "fotofinish".
 
F40 🔹 Rompere il filoInterrompere qualcosa di iniziato.
 
F41 🔹 Non tirare il filoNon superare i limiti.
 
F42 🔹 Filo di voce. Avere poca voce, parlare a voce bassa.


🔷 FLANELLA
 
F43 🔹 Fare flanella. Nel senso di perdere tempo. Proviene dall’abitudine del dandy e del flâneur di passeggiare per le vie chic della città, o nei parchi. Scambiarsi effusioni amorose (e cioè carezze, coccole e moine) senza spingersi oltre. Prima era un comportamento attribuito a chi frequentava una casa di tolleranza (dove si esercitava la prostituzione con il consenso della Legge e delle autorità) ma solo per intrattenersi con le ragazze senza compiere atti sessuali e quindi senza pagare. Le case di tolleranza sono state chiuse in Italia a metà del secolo scorso.


🔷 FUSAIOLO
Tessitura - Piccolo disco, rondella, ciambellina o pallottola di materiale pesante, con un foro centrale in cui s'infila l'estremità inferiore del fuso per mantenere l'appiombo per regolarizzarne la rotazione.

F44 🔹 Il fusaiolo è d’argento, e fa donne sufficienti.


🔷 FUSO

F45 🔹 Piede alla culla e mano al fuso, mostrano la buona massaia.
 
F46 🔹 Non entri tra fuso e rocca, chi non vuol essere filato.

F47 🔹 Il rocchetto del fuso, da solo non è sufficiente per fare le calze. Naturalmente c’è bisogno anche del filo. Proverbio calabrese.

F48 🔹 Le comperai la rocca e il fuso ma non la vidi filare mai. Proverbio calabrese. 
 
F49 🔹 Bisogna lasciare il fuso a chi ne è esperto. Proverbio corso. 

F50 🔹 Dritto come un fuso. Impettito, che si porta bene (di persona), dal portamento eretto; diritto in modo regolare (albero, strada, ecc.). Nel mondo contadino dove oggetti ed attrezzi erano spesso “tagliati con l’accetta”, il fuso, fatto al tornio da un artigiano, si distingueva per una perfezione di tipo meccanico. In questo senso si può pensare che venisse preso a modello di un modo di stare e di una linea perfettamente diritta.


🔷 GABBANA / GABBANO
La gabbano o il gabbano è un ampio mantello usato dagli uomini nel '500, dalla linea e dal tessuto grossolani, indossato ancora oggi da contadini e pastori per ripararsi dal freddo.

G1 🔹 Essere un voltagabbana. Chi cambia opinione in modo spregiudicato, con leggerezza, per opportunismo e per convenienza. Anche come epiteto ingiurioso. Significa essere una persona che cambia con molta disinvoltura idea e convincimento non per motivi veri tangibili e indubbi ma per convenienza. Questa espressione però come tante altre deriva dalla cultura popolare, dagli usi di tempi meno floridi di oggi, da situazioni particolari. La gabbana poteva essere indossata anche a rovescio e, appunto, "voltare la gabbana" significava indossarla a rovescio e questo era un sistema molto usato dai militari che facevano i disertori e che durante la fuga per non essere riconosciuti e denunciati o arrestati indossavano la gabbana a rovescio.

G2 🔹 L’acqua di maggio inganna il villano, par che non piova e si bagna il gabbano. Il villano impegnerebbe il gabbano, per mangiare uova, formaggio e pane. 


🔷 GARZUOLO

G3 🔹 Sarebbe capace di dormire su un pettine da garzuolo. Essendo il garzuolo una sottilissima fibra di canapa o lino, il pettine aveva denti sottili ed acuminati. Dormirvi sopra era certamente difficile.
 
🔷 GONNA

G4
🔹 Quando le gonne s'alzano gli uomini son contenti. In più occasioni: quando la moda le accorcia, quando il vento le solleva e, soprattutto, quando le alzano le donne stesse. 
 
G5 🔹 Gonna corta o stretta gonna da civetta. La gonna che mostra le gambe o che sottolinea le forme era un tempo considerata un invito, un ammiccamento da donna disponibile o poco seria.

G6 🔹 Le gonne lunghe stanno bene ai preti. Un tempo gli abiti femminili erano lunghi fino ai piedi e quando il mutamento dei modi di vita cominciò a far sentire le sue esigenze, si apprezzò molto, come testimonia il proverbio, la nuova moda che accorciava le gonne, lasciando quelle lunghe ai preti che indossavano l'abito talare. 


🔷 GONNELLA
 
G7 🔹 Donna savia e bella, è preziosa anche in gonnella.
 

🔷 GREMBIULE
 
G8 🔹 L’uomo con il carro e la donna con il grembiule e la casa se ne va al fiume. Chi da molto e spende molto, manda la casa in rovina.
 

🔷 GUANTO



G9 🔹 Scarpe, guanti e berretti meglio più larghi che stretti. Stretti costituiscono un supplizio … ma il successivo proverbio avverte:
G10 🔹 Guanti e berretti van bene larghi e stretti. Similare a: Né guanto, né berretta, né calzetta non fu mai stretta. L’importante è che riparino.
G11 🔹 L’amicizia (L’amore) passa il guanto. Frase scherzosa con la quale s’invita a non fare troppi complimenti tra amici, in particolare fra il saluto, in cui non occorre togliersi il guanto per dare la mano, in quanto l’affetto va oltre certe convenzioni.
G12 🔹 Per tutti i Santi, manicotto e guanti. Significa che dal 1° novembre arriva il freddo invernale e si comincia ad usare gli abiti invernali.
G13 🔹 A San Simone il ventaglio si ripone; a Ognissanti manicotto e guanti. È chiaramente una variante più completa del precedente. (San Simone nel calendario è al 28 ottobre, mentre Ognissanti è al 1° novembre.
G14 🔹 Gatta coi guanti non prese mai topo.
G15 🔹 Mai si prendono le pulci con i guantiPer entrambi i proverbi significa che per affrontare situazioni particolari bisogna accotonare le formalità.

G16 🔹 Occorre trattarlo con i guanti.
G17 🔹 Trattare con i guanti bianchi.
In entrambi i modi di dire significa trattare per qualcuno con estrema gentilezza, cortesia e attenzione o aver riguardo per qualcosa che potrebbe rivelarsi fragile o pericoloso. Deriva probabilmente dal fatto che in tempi lontani la servitù indossava sempre guanti di stoffa color bianco; più sottili e fini per i servizi in tavola o per aiutare a vestirsi, più robusti ma sempre morbidi per certe pulizie, come la lucidatura degli argenti o il lavaggio/spolvero di delicatissimi oggetti quali cristalli e porcellane, manovre durante le quali statuine, bicchieri e affini venivano maneggiati con estrema, delicata cautela per evitare di romperli.
 
G18 🔹 Gettare il guanto della sfida. Provocare qualcuno.
 
G19 🔹 Mano (Pugno) di ferro in guanto di velluto. Imporre una disciplina ferrea con modi in apparenza miti; comportamento deciso che guarda alla sostanza, ma rispettoso nelle forme. Consiglio su come procedere nel condurre un certo affare, soprattutto se difficile e complesso: usare sempre la dolcezza dei modi, la disponibilità sui particolari e gli aspetti meno importanti e tenere fermissimo il fine da raggiungere, non cedere minimamente nelle cose sostanziali. Fu il motto adottato di fatto nel procedere dei Gesuiti e comunque a loro attribuito. In ambito colto si usa anche la versione latina: “Fortiter in re, suaviter in modo.” (Inflessibile sulla sostanza, disponibile nell’atteggiamento); frase più consona al linguaggio della Compagnia di Gesù, perché meno violenta nel tono, più insinuante.


🔷 GUGLIATA
→ Cucire

G20
🔹 Lunga gugliata, maestra sguaiata (sgarbata).
G21 🔹 Donna sgarbata (mal sgarbata) tira lunga la gugliata.

G22
🔹 Gugliata lunga, cucitrice pazza.
 
G23 🔹 Chi non fa il nodo alla gugliata perde il punto e la tirata. La gugliata si sfila dalla stoffa e la cucitura non tiene.
G24 🔹 Gugliata del diavolo. La gugliata senza nodo è anche così in maniera popolare chiamata. Ovviamente con lo stesso significato del proverbio “Chi non fa il nodo perde il punto”.
 
G25 🔹 La gugliata ha il passo corto. La gugliata deve essere corta se si vuole che il lavoro venga bene ed ordinato. Il significato è confermato da un altro proverbio:
G26 🔹 Lungo filaccio, tristo sartaccio.

G27 🔹 La gugliata di filo troppo sottile spesso si rompe. Le trame troppo sottili, le astuzie troppo ingegnose finiscono per non avere effetto.

G28 🔹 Quando s'allunga la giornata s'accorcia la gugliata; quando s'accorcia la giornata s'allunga la gugliata. Gugliata è detta anche la quantità di filo necessaria per un lavoro, ovvero quella che esce da una filatura. Più lungo è il giorno, più si lavora nei campi, più corto è il filato; e viceversa.  
 

🔷 LANA

L1
🔹 Cattiva è quella lana che non si può tingere.
 
L2 🔹 È meglio dar (donar) la lana che la pecora. Se il dono è obbligato è meglio cedere il bene di minor valore.
L3
🔹 È meglio perder la lana che la pecora. In analogia al precedente proverbio. Dovendo scegliere è meglio subire la perdita meno gravosa.
 
L4 🔹 Morta la pecora, finita la lana. Venuta meno la fonte che fornisce un bene, una rendita, scompaiono anche i benefici.
 
L5 🔹 Non si tosa dove non è lana. Dove non c’è nulla è inutile cercare.
 
L6 🔹 Dall’asino non cercar lana. Non cercare cose da chi non le ha; non chiedere quello che uno non ha neppure per sé.
 
L7 🔹 Chi pascola le pecore si piglia la lana. Similare nel significato al proverbio: Chi ha più filo tesse. Sull'importanza del denaro, come strumento di agiatezza su altri strati sociali del suo tempo. 

L8 🔹 Chi ha lana carda e chi ha lino pettina. Secondo quello che uno si ritrova sceglie il comportamento. La lana, per districarla e renderla soffice, richiede la cardatura, un'operazione energica, con un attrezzo composto da due tavolette a denti uncinati contrapposti; il lino si pettina con pettini a denti di ferro per renderlo uniforme e pulirlo. Ambedue i verbi hanno nel linguaggio popolare un senso metaforico: cardare significa, soprattutto nelle parlate toscane, dare una lezione energica, di rabbuffi e di percosse a un ragazzo discolo o a una persona che ha commesso una grave mancanza; pettinare significa la stessa cosa, ma l'azione è attenuata. Dunque: secondo con chi si ha a che fare si prendono misure diverse.

L9 🔹 Chi sdegna la lana spesso giace sulla paglia. Chi rifiuta una buona soluzione spesso deve accontentarsi di una peggiore. Per molti secoli si è dormito su sacconi che erano fatti di paglia, di cartocci di granoturco, o su materassi di crine o di lana. Questi ultimi erano i migliori e rifiutare il meglio è naturalmente una sciocchezza.
 
L10 🔹 Chi non lana non lava.

L11
🔹 Cielo a lana, acqua entro la settimana.
 
L12 🔹 Quando il cielo è a falde di lana, certo l’acqua è poco lontana.

L13
🔹 Uomo senza roba è una pecora senza lana. Nel senso di mancanza di “averi”.
 
L14 🔹 L’amore si trova tanto sotto la lana che sotto la seta.
 
L15 🔹 Della tribù gli uomini sono la lana, ma sono le donne a tesserne la trama. Proverbio degli Emirati Arabi.

L16 🔹 Questioni di lana caprina. Discutere di cose da nulla; futili e di minima importanza. È simile questo modo di dire all'adagio latino che pare derivato da una simile circostanza: due contendevano ostinatamente sulla questione se il capro avesse lana o crini, o altrimenti si scontravano per la lana caprina, che un tempo era ritenuta non avesse alcun valore (cioè una cosa inutile e di minima importanza). Si tramanda un motto di tal genere anche sulla lana dell'asino. Orazio scrive a Lollio nelle Epistole [1,18,10-11 e 13-16]: «L'uno, prono più del giusto all'ossequio e buffone/ dai piedi del letto ha così in orrore il cenno del ricco/ che crederesti che un fanciullo ripeta al maestro crudele/ il dettato o che un mimo reciti una parte secondaria;/ l'altro fa spesso baruffa sulla lana caprina,/ combatte armato di sciocchezze». Parla dei bisbetici nell'amicizia, che attaccano briga con l'amico per le ragioni più frivole. 
 
L17 🔹 Rendere morbida la lana degli altri. Non avere niente da fare in casa propria.
 
L18 🔹 Lanuto. Con molti cappelli.


🔷 LAVA
 
L19
🔹 Acqua torba non lava.
L20
🔹 Chi lava il capo all’asino, perde il ranno e il sapone.


🔷 LINO
 
L21 🔹 Il lino è come il maiale, al maiale si gettono le unghie, del lino si getta la corteccia.
 
L22 🔹 Possa tu subire il trattamento che subisce il lino
 
L23 🔹 Di qui a cent’anni, tanto varrà il lino quanto la stoppa.

L24 🔹 Non si può avere il lino e il culo caldo. Vi è poi una variante più completa (nel bolognese) che dice:
L25
🔹 Non si può avere lino e il culo caldo, come non si può andare a messa e stare a casa. Non si può beneficiare di due cose incompatibili fra loro: infatti il lino tiene freschi. Analogo nel significato al conosciutissimo proverbio “la botte piena e la moglie ubriaca”.

L26
🔹 Anno di lino, anno di vino.
 

🔷 LODEN
 
L27 🔹 Con la pioggia e con il vento se ho il loden non mi spavento.


🔷 MANICA




M1 🔹 Quel che non va nelle maniche va nei gheroni. Il gherone è un triangolo di panno che si pone sui fianchi della camicia per darle maggiore ampiezza. In un lavoro, in una faccenda, una data quantità di materia, o di denaro viene impiegata risparmiando qua e abbandonando là: comunque viene impiegata tutta. Quello che si perde da una parte si ritrova nell'altra.

M2 🔹 Secondo l'abito si fa la manica. Le componenti minori si calcolano, si misurano, in funzione della parte principale dell'insieme. L'appendice deve essere armonizzata con il tutto.

M3 🔹 L’asso nella manica. Tenere nascosto l’elemento decisivo per mostrarlo al momento giusto.
 
M4 🔹 Essere di maniche larghe. Modo di dire inteso ad evidenziare l’indulgenza non comune di comportamento che qualcuno ha nei confronti degli altri. Deriva dall'uso medioevale di indossare maniche ampie da parte dei nobili che all'epoca si auto consideravano gli unici ad avere nobiltà d'animo e clemenza verso gli altri.
 
M5 🔹 È tutto un altro paio di maniche. Questo modo di dire deriva dall'uso di utilizzare maniche staccabili dall'abito, e quindi intercambiabili, fino al Rinascimento. Cambiando le maniche, che arrivavano a costare di più dell'abito stesso, si aveva l'impressione che il vestito, coperto da una sopravveste, fosse sempre diverso (anche se in realtà il vestito era sempre lo stesso), da cui il significato di uno stato di cose totalmente diverso. Questa espressione può anche derivare dall'uso medioevale di "scambiarsi le maniche" tra fidanzati come pegno d'amore. I cavalieri legavano alle proprie spalle le maniche ricevute dalle loro dame. Da qui deriva anche la parola mancia, con il significato in senso lato di dono e oggi il sovrappiù dato a chi presta un servizio. 
 
M6 🔹 Tirarsi su le maniche. Per le classi subalterne era difficile zappare o usare la cazzuola con i polsini ben allacciati della camicia, senza distruggere questo indumento.

Le truppe impiegatizie, dal canto loro, esibivano sugli avambracci le tristi

M7 🔹 Mezze maniche, inconfondibile segnale di appartenenza alla loro casta lavoratrice, oltre che modo dignitoso per proteggere i polsini e i gomiti delle proprie camicie.


🔷 MANTELLO
 
M8 🔹 Chi ruba il mantello al (del) suo prossimo, di (per) solito muore senza camicia. Proverbio che Carlo Collodi nel Capitolo XXXVI, ed ultimo, del Pinocchio fa dire allo stesso che si rivolge alla Volpe ed al Gatto “Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio …”.

M9 🔹 Il mantello preso in prestito non tiene caldo. Quando si usa un bene che ci è stato prestato, non se ne trae lo stesso piacere che si proverebbe se esso ci appartenesse. Infatti il pensiero che non è nostro e quindi che non può durare quanto vorremmo, non fa godere a pieno il benessere e i vantaggi che offre.

M10 🔹 Non si fa mantello per un’acqua sola.
 
M11 🔹 Il pane e il mantello pesano, ma non troppo. Le cose indispensabili non pesano.

M12
🔹 Da un mantello non sei riuscito a ricavare nemmeno un cappello.
 
M13 🔹 Né d’estate né d’inverno non lasciare il tuo mantello.

M14 🔹 Quando fa bello prendi il mantello. Il mantello va preso non solo quando è brutto tempo, ma anche quando, pur essendoci il sole, si prevede che piova o faccia freddo.

M15
🔹 L'avveduto ha un mantello per ogni tempo.

M16 🔹 Mantello copre il brutto e copre il bello. Il mantello, la veste, la coperta nascondono quello che si vuol tenere segreto, sia la bruttezza che la bellezza. Con il mantello si coprono le qualità e i difetti, si diventa anonimi. Si dice quando ci si mette addosso qualcosa per coprire un vestito poco presentabile.

M17 🔹 Ognuno vede il mantello nessuno vede il budello. Tutti vedono l'esteriorità, l'apparenza, nessuno vede quello che è dentro una persona, quello che pensa. Di senso affine al più diffuso proverbio: "L'abito fa il monaco".

M18 🔹 Il mantello si taglia secondo il panno. Bisogna essere pratici: ogni cosa va misurata, tagliata e realizzata secondo il materiale che si ha a disposizione e non secondo il progetto che si ha in testa.
 
M19 🔹 Strappare il mantello di dosso.  Anche oggi è particolarmente diffuso questo proverbio, che significa invitare un ospite a trattenersi con grande insistenza e premura, perché chi fa questo afferrando il suo mantello è come se lo costringesse a viva forza a restare. L'adagio è di origine antica, come parecchi altri. Cicerone parlando di Varrone nel tredicesimo libro delle Lettere ad Attico [13,33 a,1] dice: «è venuto a farmi visita e in un'ora in cui era necessario trattenerlo. Ma io mi sono regolato in nodo da non strappargli il mantello di dosso. Ricordo bene il tuo detto: erano in molti e non eravamo pronti. Che importanza ha? Poco dopo è venuto Gaio Capitone insieme con Tito Carrinate. Quanto a costoro, io ho sfiorato appena il loro mantello: eppure sono rimasti».  
 

🔷 MATASSA
 
M20 🔹 Chi ha arruffato la matassa la strigli.

M21
🔹 La matassa quanto più è arruffata e meglio s’accomoda.

M22 🔹 Tira più un pelo in salita che una matassa in discesa. Uno solo può fare più di tante persone.
 
M23 🔹 Svolgere la matassa. Significa fare la tua parte e adempiere al compito dovuto. È un'espressione traslata derivata dalla filatura della lana svolta dalle donne, nella quale a ognuna veniva distribuito un certo peso di lana per il lavoro. Plauto dice nel Persiano [272]: «La matassa che mi è stata data l'ho finita». Lo stesso autore scrive nelle Bacchidi [1152]: «Io preparerò la mia matassa alla perfezione». E Marco Tullio dice nel terzo libro Sull'oratore [de orat. 3,119]: «Ora passerò al resto e tornerò al mio incarico e alla mia matassa». Varrone scrive nel trattato Sull'agricoltura [rust. 2,2,1]: «Noi abbiamo sbrigato la nostra matassa». Girolamo dice a Rustico [epist. 125,15,2]: «E svolgi le matasse del tuo lavoro». Ma quanto più grande sarà lo scarto tra la metafora e il suo referente concreto, tanto più grazioso sarà l'adagio; se per esempio si riferisce a un discorso, uno studio, un compito o altre attività intellettuali.   


🔷 MISURE
 
M24 🔹 Ti prendo le misure. Valutare con atteggiamento critico le caratteristiche di qualcuno, inquadrarlo.

🔷 MUTANDE
 
M25 🔹 A un buon cavallo basta poco cibo, così come a una buona donna un paio di mutande. Proverbio turco, di altra epoca, di una società maschilista.


🔷 NAVETTA 
 
N1 🔹 Treno navetta. Treno che fa la “spola” fra due stazioni. La navetta è un elemento in cui è alloggiata la spola, e che nei telai per tessere di una volta faceva la spola inserendo con un moto di va e vieni il filo di trama attraverso il passo dei fili di ordito. 
 
N2 🔹 Navetta spaziale. Shuttle. Per il significato di "navetta" in analogia all'altro modo di dire.


🔷 NERO 
 
N3 🔹 Nero con nero non tinge (non si tingono). Il nero non può tingere un altro colore nero. Le cose negative tra loro non s'inquinano; tra i malvagi non ci si fa del male. 

N4 🔹 Chi è tinto di nero dalla sorte. «A chi è tinto di nero dalla sorte, non basta tutto il tempo a sbiancarsi», cioè chi ha la sorte avversa, per quanti tentativi faccia, li vedrà finir male. Si allude alle pietre nere e bianche dei voti. È citato nella raccolta di Apostolio [12,76].
 
N5 🔹 Il nero il bel non toglie, ma rattizza le voglie. Si dice soprattutto del nero della vedovanza.
 
N6 🔹 Anche il nero è un colore. Anche negare di scegliere è una scelta. Anche sottrarsi a ogni possibilità è una possibilità. 

 
🔷 NODO 

N7🔹 Chi non fa il nodo, perde il punto. Simile nel significato a:
N8
🔹 Chi cuce senza fare il nodo perde tre punti. Simile all'altro proverbio:
N9
🔹 Chi non fa il nodo alla gugliata perde il punto e la tirata.
Nel cucire chi non fa il nodo in fondo alla gugliata, perde parte della cucitura perché il filo non si ferma sul tessuto e tutto si allenta. Prima di iniziare un'impresa è necessario assicurarsi di aver ottemperato a tutte le operazioni preliminari.

N10
🔹 Chi cuce senza far nodo al filo perde filo e sospiro. Perde il filo e sospira inutilmente perché è colpa sua se la cucitura deve essere rifatta.

N11 🔹 Tutti i nodi vengono al pettine. Si riferisce ai fili di ordito, che quando vengono al pettine (del telaio per tessitura) creano difficoltà al tessitore, con la rottura del filo quando il pettine batte. Infatti nell’orditura quando si devono giuntare due fili non si possono annodare nel mezzo dell’ordito, bisogna farlo sempre ad una estremità in modo che il tessitore non corra il rischio di ritrovarsi la sorpresa del nodo quando svolge l’ordito. Ogni mala azione ha il suo castigo. Ma vuole anche dire che ogni difficoltà o vizio d’una qualunque faccenda si manifestano alla fine.


🔷 OCCHIELLO 
 
O1 🔹 Essere il fiore all'occhiello. Ciò che costituisce motivo di vanto. Si dice di qualcosa che rappresenta motivo di orgoglio, e che è il completamento ideale di un disegno o progetto. Deriva dall'uso maschile di mettere un fiore all'occhiello della giacca in occasioni molto importanti come ad esempio il matrimonio. 
 

🔷 ORDIRE / ORDISCA 
L'ordito, è l'insieme ritorto di fili che costituiscono la parte longitudinale del tessuto, tra i quali viene inserita la trama a formare l'intreccio.

O2
🔹 Chi vuol lavorar gentile, ordisca grosso e trami sottile.
O3 🔹 Ordire una congiura.
Locuzione che significa fare un patto segreto, per lo più confermato da giuramento, per rovesciare l’ordinamento di uno Stato e chi lo rappresenta.

🔷 PANNO / PANNI
 
P1 🔹 In panno fino sta la tarma.

P2
🔹 Il panno al colore, il vino al sapore. Il panno si giudica dal colore e il vino dal sapore.
P3
🔹 Chi ha del panno, può menar la coda. Perché la ricopre sotto all’ampiezza delle vesti.
 
P4 🔹 Poche parole e caldo di panni non fanno mai danno. Parlare poco è sempre positivo.

P5 🔹 Arcobaleno di mattina, attingi alle fontane. Arcobaleno di sera, stendi i panni. Proverbio corso.
 
P6 🔹 Panno fatto, sole attende. Il panno lavato attende il sole.
 
P7 🔹 Dio manda il freddo secondo i panni. Il proverbio viene utilizzzato come consolazione, per rincuorare le persone colpite da una sventura restituendogli la speranza di superare  la situazione; l'idea è che le pene vengano distribuite sulla base della capacità di ognuno di sopportarle e che ognuno ha in sé la forza per accettarle e superarle. 
 
P8 🔹 I panni rifanno le stanghe. Proverbio che nel significato è identico a “L’abito fa il monaco”.

P9 🔹 I panni sporchi si lavano in famiglia. Proverbio inteso a segnalare l’inopportunità di portare a conoscenza di estranei tutto ciò che potrebbe esporci alle loro critiche ed anche a disonorarci.

P10 🔹 Tagliare i panni addosso. Il detto viene riferito a chi, nei confronti degli altri, usa maldicenza e malignità, mettendo a nudo situazioni e stati d’animo intimi e segreti. L'espressione deriva dalle botteghe dei sarti. Per realizzare un abito è prima necessario prendere le misure, tracciare i segni del taglio sulla stoffa, tagliare ed imbastire l'abito, poi la persona è chiamata per provare l'abito ed apportare eventuali modifiche su possibili difetti. Ma mentre il sarto intende togliere o mascherare i difetti, il maldicente li vuole esaltare.  
 
P11 🔹 Sta nei tuoi panni. Motto latino di Orazio, in Sermoni “Propria in pelle quiesce”, citato anche da Dante nella Divina Commedia nel Purgatorio.


🔷 PELO
 
P12 Fare pelo e contropelo. È un detto che ha lo stesso significato di “Tagliare i panni addosso” e sta ad indicare chi ha la brutta abitudine di denigrare, cioè di usare maldicenza spicciola e inesistente, nei riguardi del merito e reputazione altrui.


🔷 PEZZE
 
P13 🔹 Avere le pezze al culo. Simile al:
P14 🔹 Prendere per i fondelli. Una volta ai sarti veniva, dalla gente povera, richiesto di riparare e mettere – non per moda – toppe ai gomiti delle giacche, alle ginocchia ed alle natiche dei pantaloni; per quest’ultime alle volte, invece di chiudere i buchi con le pezze, si effettuava la sostituzione di tutto il fondo realizzando un fondello con stoffa quanto più possibile simile all’originale.


🔷 PIANELLA

P15
🔹 Gli uomini vanno veduti in pianelle, e le donne in cuffia.


🔷 PIEGA
 
P16 🔹 Prendere una brutta piega. Assumere un andamento sfavorevole.
 

🔷 PUNTO
 
P17 🔹 Punti lunghi e ben tirati, oggi cuciti e domani strappati.


🔷 RAMMENDO

R1🔹 È peggio il rammendo che il buco nel vestito. Proverbio modenese, che significa che se fai un brutto rammendo si nota di più di un buco nel vestito.


🔷 RATTOPPA
 
R2 🔹 Il ricco strappa ed il povero rattoppa. Il ricco si può permettere tutto quello che vuole, mentre il povero si deve accontentare.
 
 
🔷 SANDALO

S1 🔹 Il sandalo di Massimino. Si usa comunemente per indicare uomini insulsi e dalla corporatura inusitata. Il proverbio è riferito da Giulio Capitolino nella vita dell'imperatore Massimino [Hist. Aug. 19,28,8 s.]: «poiché, come si è detto, Massiminio era alto quasi otto piedi e mezzo, alcuni deposero nel bosco sacro che si distende tra Aquileia e Aritia (certi leggono Arzia, altri ancora preferiscono tra Anagni e Aritia) un suo calzare, cioè un sandalo reale, che pare superasse di un piede la dimensione dell'impronta di un uomo normale». Fin qui Giulio. Perciò l'impiego del proverbio sarà più  corretto se accompagnato da odio e disprezzo, poiché quel Massiminio da cui risulta derivato era enormemente inviso sia al popolo romano che al senato, perché era Trace (regione della Penisola Balcanica), di umili origini e anche di costumi barbari e rozzi.       


🔷 SARTO
 
S2 🔹 Al sarto povero gli si torce l’ago. Quando una persona è sfortunata già di suo, gli capitano altre disgrazie.

S3
🔹 Il sarto fa il mantello secondo il panno.


🔷 SCARPA / SCARPE
 



S4 🔹 Non esiste bella scarpa che non diventi una ciabatta. La bellezza svanisce. 
S5 🔹 Ogni bella scarpa prima o poi diventerà uno scarpone malridotto.
S6 🔹 Non (ci) fu mai sì bella scarpa, che non (diventasse) diventi una (brutta) ciabatta.  Invecchiando il corpo va in rovina e tutti finiscono allo stesso modo. (Sono due varianti del primo proverbio, che hanno riscontri in vari dialetti regionali italiani.

S7
🔹 Di marzo chi non ha scarpe vada scalzo.
 
S8 🔹 I parenti sono come le scarpe, più strette ti vanno più male ti fanno. Indica quanto pericolosi possono essere i parenti impiccioni e intriganti.

S9
🔹 Sopra le scarpe nuove, prima o poi ci piove.
S10 🔹 Contadino (e montanino) scarpe grosse e cervello fino. Proverbio usato per indicare che l’apparenza rude e gli scarponi poco eleganti dei montanari e dei campagnoli spesso celano buon senso e furberia.
 
S11 🔹 Non giudicare il tuo vicino finché non avrai camminato per due lune nelle sue scarpe.
S12 🔹 Prima di giudicare una persona cammina nei suoi mocassini per tre lune
Proverbi degli Indiani d’America. Sono due varianti, con lo stesso significato.

S13
🔹 Solo chi ha le scarpe ai piedi sa dov’è che fanno male. Proverbio inglese.
 
S14 🔹 Chi ha le scarpe ignora la sofferenza di chi cammina a piedi nudi. Proverbio cinese.

S15 🔹 Ero scontento di non avere scarpe finché ho visto uno senza piedi. Proverbio ebraico.

S16 🔹 Fare le scarpe. Sostituire qualcuno in un incarico di lavoro più importante di quello che si ha, ricorrendo a mezzi sleali e fingendosi molto amico della persona danneggiata. Il significato originario è quello di mettere i piedi nelle scarpe di un altro, cioè prendere il suo posto.
 
S17 🔹 Il calzolaio non giudichi oltre la scarpa. «Ne sutor supra crepidam» La frase è attribuita e riportata da Plinio il Giovane e da Valeria Massimo. La battuta arguta viene adesso ripetuta per indicare coloro che vogliono vantarsi parlando di cose delle quali non sono competenti. Equivale al proverbio “Ognuno faccia il suo mestiere”.
 
S18 🔹 Mi sento come le scarpe piene di piedi. Detto Alibrandico, indica quanto sia difficile pensare ad altre cose quando la mente è piena di problemi che completano il quotidiano essere.
 
S19 🔹 Tenere i piedi in due scarpe. Indica la posizione di chi sta contemporaneamente con una parte e con quella avversa.
 
S20 🔹 Stai con i piedi in una scarpa. Indica il sapersi comportare bene.
 
S21 🔹 Chi cammina non consuma scarpe. Una persona che cammina guadagna.

S22 🔹 Adattare a un bambino i calzari di Ercole. Dal motto «Herculis cothurnos aptare infanti» (Erasmo). Si applica quando uno con grandi frasi e con sublime stile volesse ingrandire un tenue e basso argomento.


🔷 SETA

S23
🔹 Col tempo una foglia di gelso diventa di seta.
S24 🔹 Se non puoi portare la seta, porta la lana.
 
S25 🔹 Seta e raso, spengono il fuoco in cucina (casa).
S26 🔹 Seta e raso chiudono cucina e latrina. Entrambi i proverbi con lo stesso significato di chi fa troppo lusso nel vestire mangia poi male. Con lo stesso significato dei proverbi Belle vesti spengono il focolare" e Vestito di velluto e tavola spoglia.

S27
🔹 Chi vuol vedere Dio si vesta di seta.
S28 🔹 Anche se una scimmia si veste di seta, resta una scimmia. Proverbio spagnolo. È equivalente a quello italiano “L’abito non fa il monaco”.
 
S29 🔹 Il pecoraro anche se si veste di seta, puzza sempre di siero. Proverbio calabrese.

S30 🔹 Velluto ai servitori e seta ai gentiluomini. La casa ricca si vedeva dalle livree di velluto dei servi e dagli abiti di seta dei signori. (vedi anche Velluto ai servitori, e rascia ai gentiluomini)
S31 🔹 Ne ha combinato quanto la seta. Proverbio calabrese.
 

🔷 SPAGO

S32
🔹 Chi ha spago, aggomitoli. Vale, chi è in peccato scampi, fuggendo.

S33 🔹 Dare spago. Questo modo di dire - di uso prettamente popolare - si cita quando si vuole assecondare qualcuno, oppure incoraggiarlo a dire e a fare ciò che desidera al fine di trarne un successivo tornaconto. La locuzione deriva - con molta probabilità - dall'usanza di legare alcuni animali domestici a una corda per delimitare lo spazio in cui possono muoversi eper impedire, anche, un'eventuale fuga. Più la corda è lunga (dare spago) maggiore è la libertà di movimento per gli animali (e il padrone ha il proprio tornaconto: la certezza che non possono fuggire). 


🔷 SPILLO

S34
🔹 Lo spillo volendo fare a cucir con l’ago, s’avvide che egli aveva il capo grosso.
S35 🔹 Lo spillo gareggiando con l’ago s’accorse d’avere il capo grosso. Chi si confronta con chi è migliore spesso scopre i suoi difetti, i propri limiti. Lo spillo vide dal confronto con l’ago di avere la capocchia.

🔷 SPOLA
 
S36 🔹 Fare la spola. Viaggiare da una parte all’altra. Vedi in questo post la voce "Navetta".
 

🔷 STOFFA
 
S37 🔹 Avere della stoffa. Avere una forte personalità, notevoli attitudini, capacità.
 

🔷 STRACCI
 
S38 🔹 Gli stracci medicano le ferite. La povertà fa dimenticare ogni male.
 
S39 🔹 Gli stracci (o i cenci) vanno all’aria.
 
S40 🔹 Tutti gli stracci vogliono andare in bucato. Gli schiocchi e i presuntuosi vogliono sempre intervenire in ciò che non sanno e non li riguarda.


🔷 STOPPA

S41 🔹 La ragazza com’è educata e la stoppa come è filata. La ragazza si nota per la sua educazione e la stoppa per la sua filatura. Similare al proverbio: La giovane com’è allevata, la stoppa com’è filata.
 

🔷 TASCHE


 
T1 🔹 L’avidità ha le tasche piene di cotone per cacciarlo nelle orecchie della coscienza.
 
T2 🔹 La pulizua va sempre bene, tranne che per le tasche. Meglio non avere le tasche ripulite. Proverbio napoletano. 
 

🔷 TELA
→ Tessere

T3 🔹 D'ogni tela non si fa vela. Per le vele era necessaria una tela resistentissima e molto fitta. Non tutte le cose sono adatte per fare un certo lavoro: anche fra le cose simili bisogna segliere quelle più adatte.

T4
🔹 Tale il filo, tale la tela. Una cosa si giudica dal materiale che è stato usato per fabbricarla. Il prodotto che si ottiene da una lavorazione non può essere di qualità superiore agli ingredienti usati. Così in ogni altra operazione.

T5 🔹 A tela ordita Dio manda il filo.

T6
🔹 Chi vuol la tela, tessa. Chi vuole una cosa se la procuri con il lavoro, si dia da fare per ottenerla.

T7
🔹 Chi vuol tela semini il lino.

T8 🔹 Chi vuole buona tela di lino ordisca grosso e trami fino. Per avere una buona tela di lino, che sia fine e resistente occorre fare l'ordito con filo grosso e la trama con filo sottile. Simile nel significato al proverbio: "Chi vuol lavorare gentile, ordisca grosso e trami sottile".
 
T9 🔹 Quando la donna ordisce la tela fa degli intrecci che non si capiscono.

T10 🔹 Né donna né tela a lume di candela.
T11 🔹 Al lume di candela non si giudica né donna né tela. Altra variante del precedente proverbio, che ne rende il significato più esplicito; in una situazione poco chiara, apparire migliori di quello che si è.
T12 🔹 A lume di candela, non prendere moglie e non comperare tela. Con un significato similare ai due precedenti. Prima di farlo, guardaci bene dentro. 
T13 🔹 A lume di candela, uno straccio sembra tela. Proverbio corso. Altra variante dei precedenti due proverbi italiani.
T14 🔹 A lume di candela anche la burazzina (o solidente) sembra tela. Proverbio di area bolognese. Il solidente era un particolare tessuto di canapa molto rado e grossolano che serviva per asciugapiatti e cose simili, ben diverso quindi dalla tela usata per il corredo ottenuta con il filo più bello e con la tessitura più accurata. 

T15 🔹 Andavo cercando la tela fine e ho trovato la grossa trama.
 
T16 🔹 Da nubile tessevo le tele e le telette; ma ora che ho preso marito non voglio più muovere un dito. Proverbio calabrese. 

T17 🔹 Tela grossa copre l'ossa. La tela spessa ripara dal freddo.

T18 🔹 Tela di Penelope. Com’è raccontato nell’Odissea attribuita ad Omero Finchè il giorno splendea tessea la tela / Superba, e poi la distessea la notte”, (Canto secondo, 90 e segg. - Il viaggio di Telemaco).  Nel corso dell'Odissea la storia della tela è raccontata anche da Penelope - Canto dicianovesimo, 130 e segg. e non è utilizzata a fondo, ossia i pretendenti non si fanno forti della promessa, come potrebbero, per costringere Penelope a cedere. È uno dei temi folcloristici che spesso nell'Odissea sono accennati ma non svolti. Penelope, moglie di Ulisse, re d’Itaca, mentre aveva il marito all’assedio di Troia, si trovò circondata da un nuvolo di corteggiatori, e beffa i proci incalzanti col patto di promettere che si sarebbe sposata scegliendo fra loro tutti il preferito quando avesse terminato la tela che stava lavorando. Ma la furba Penelope, per non aver seccature, rispondeva sempre che non l’avrebbe mai detto, se prima non avesse terminato una tela che stava tessendo. E perché quella tela non venisse mai a fine disfaceva di notte la poca tela tessuta di giorno; e con questo ripiego la tela andò tanto in lungo, che Ulisse ebbe il tempo di ritornare dall’assedio. Tessere la tela di Penelope. Vuol dire incominciare un'opera inutile e distruggere di nuovo quel che s'è fatto. Ecco perché, in relazione a ciò, il detto “È come la tela di Penelope” per indicare qualcosa che non fa prevedere la fine. Se poi si vuol accennare a qualche persona che, per irrequietezza di carattere o altro, sia solita, dopo aver fatto una cosa, di disfarla, per poi tornare a rifarla daccapo, allora si suol dire “Quella persona lì fa come Penelope”. Non si può inoltre non citare il motto latino: "Quasi Penelope telam retexens" (Cicerone, Academia, 2, 95) Ritessere la tela di Penelope.

T19
🔹 Fare la tela. Svignarsela.
 
T20 🔹 Tela del ragno. Preparare un inganno.
 
T21 🔹 Chi tanta tela, chi senza camicia. Nella vita c’è chi ha tanto e chi, invece, non ha niente.


🔷 TELAIO
→ Tela, Tessere.

T22 🔹 Panno fino telaio poverino. Tessere di fino costa molta fatica e procura poco guadagno.

T23 🔹 Telaio non vuol rabbia, né stizza, né pancia vizza. Per tessere bene ci vuole calma, tranquillità e occorre aver mangiato bene. Analogo nel significato al proverbio "Tessere non vuole né rabbia né fretta".

T24 🔹 È il battente del telaio che non batte pari.


🔷 TESSERE
→ Tela, Telaio.

T25 🔹 Uno ordisce la tela, e l’altro la tesse. In certe situazioni c'è chi predispone e prepara tutto, ma è poi un altro a portare a compimento l'impresa e a prendersene il merito.

T26
🔹 Una cosa è filare e un'altra è tessere. Tra un mestiere e l'altro c'è molta differenza e chi ne sa far bene uno non ne sa fare un altro.

T27
🔹 Parere e non essere, è come filare e non tessere.

T28 🔹Tessere non vuole né rabbia né fretta. Per tessere ci vuole calma, tempo e animo sereno. Analogo nel significato al proverbio "Telaio non vuol rabbia, né stizza, né pancia vizza".

T29 🔹 Dall’apparire all’essere, è come dall’ordire al tessere. Proverbio corso.
T30 🔹 L’uomo ordisce, e la fortuna tesse. Chi non è sazio, paziente e forte, si lamenti di sé e non della sorte.
T31 🔹 A telaio bell’e pronto (avviato), tesse anche la capra.
T32 🔹 La tela avviata la tesse anche la capra. È chiaramente un altra variante. Proverbio calabrese. Una volta impostata la tela sul telaio è relativamente facile poi continuare a tessere. In ogni attività complessa si richiede una mente che preveda, organizzi e disponga le varie funzioni secondo le fasi del procedimento. Fatta questa impostazione (che corrisponde nel proverbio alla fase preparatoria della tessitura con la predisposizione del disegno) il lavoro può essere eseguito meccanicamente, anche senza la necessità di particolari competenze. Il proverbio valorizza in particolare la fase creativa dell'attività nei confronti della pura esecuzione. La capra, per la sua bizzarria, è considerato un animale stupido.
 
T33 🔹 Tessere le tele dei ragni. Cioè ricevere un travaglio infinito e affannoso per una faccenda da nulla e priva di frutto. È riferito a guisa di proverbio da san Basilio all'inizio del commento dell'Hexameron [1,2]. Anche presso Diogene Laerzio, nella vita di Zenone [[7,161], un filosofo diceva che i ragionamenti dialettici sono simili alle tele dei ragni, che, pur vantando qualcosa di laborioso e perfetto, sono tuttavia risibili e deboli. E un altro paragonava alle tele di ragno le leggi, che, facilmente recise dai grandi uccelli, intrappolano solamente le mosche. 


🔷 TUNICA

T34 🔹 La tunica è più vicina del pallio. Con questa allegoria proverbiale si è inteso che noi siamo più legati ad alcuni tra gli amici che ad altri e che non si deve avere una pari considerazionedi tutti.  Il pallio è l'indumento più esterno presso i Greci come latoga presso i Romani. La tunica veniva coperta dalla toga, alla maniera per cui spesso in Omero mantelli e tuniche vengono nominati insieme. 


🔷 TUTE
 
T35 🔹 Tute blu. Gli operai, perché specialmente nelle grandi fabbriche indossano tute di colore blu, adatte a lasciare grande libertà di movimento. Si chiamano anche “Colletti blu” in contrasto con “Colletti bianchi”.


🔷 VELO
 
V1 🔹 Il velo non fa la monaca. Si rivolge in particolare ad atteggiamenti femminili di pietà e di innocenza che tentano di mascherare una diversa personalità. Per analogia di significato al più noto “L’abito non fa il monaco”. Per analogia “la chierica non fa il frate”, “La libreria non fa l’uomo dotto”, “La barba non fa il filosofo”, ecc. .

V2 🔹 Senza veli. Nella totale nudità e realtà; dire tutto quello che si pensa.
 
V3 🔹 Stendere un velo pietoso. Portare all’oblio, attenuare gli aspetti più spiacevoli.
 
V4 🔹 Velo di tristezza. Malinconia.


🔷 VELLUTO
 
V5 🔹 Di stoppa non si fa il velluto. O anche:   🔹 Corpo unto e panni strappati di stoppa non si fa velluto.

V6 🔹 Meglio pancia piena e tovagliola di tela, che stomaco a digiuno e cappellino di velluto.
 
V7 🔹 Velluto ai servitori, e rascia ai gentiluomini. Questo dicevano ai tempi del Serdonati [N.d.A. - Francesco Serdonati, n. 1540 - m. dopo il 1602, è stato un grammatico e umanista a Firenze], quando il fasto di già smodava nelle livree. Il Proverbio è toscano. La rascia è un tessuto spigato di lana grossolana. 

V8 🔹 Mani di velluto. Abilità.


🔷 VENTAGLIO

V9 🔹 Farsi vento con un ventaglio non sarà mai come il vento che soffia spontaneamente Proverbio cinese.
 

🔷 VERDE

V10 🔹 Chi di verde si veste della sua beltà troppo si fida. Pare faccia riferimento ai quadri ottocenteschi, nei quali la nobiltà altezzosa del tempo era ritratta con dei manti di colore verde. L'espressione, dunque, si utilizza per indicare una una persona che si trova a suo agio a indossare abiti di colore verde, abbastanza sicura di sé e della sua bellezza. È curioso constatare che anche in spagnolo esiste lo stesso proverbio, anche se si riferisce solo alle donne La que de verde se viste, por guapa se tiene”.  


🔷 VESTE / VESTIRE / VESTI / VESTITO

V11 🔹 A veste logorata, poca fede vien prestata. Riprende il proverbio latino “In vili veste nemo tractatur honeste”, che tradotto è:
V12
🔹 Chi è mal vestito, da nessuno è onorato.
 
V13 🔹 La bella veste nobilita anche lo stolto. Proverbio latino medioevale “Nobilitat stultum vestis honesta virum”.

V14 🔹 Anche sotto una sordida veste spesso sta la sapienza. Cecilio Stazio, in Cicerone “Saepe est etiam sub palliolo sordido sapientia”.
 
V15 🔹 Chi di vecchio si veste, gode poco e presto n’esce.
 
V16 🔹 Chi veste di mal panno, si riveste due volte all’anno.
 
V17 🔹 Chi fa tutte le feste, povero si veste. Rimane povero, e non ha poi da rifarsi il vestito.
 
V18 🔹 Chi veste il domenicale, o bene bene, o male male. Cioè, o non ha altri panni, o può consumarne quanti vuole. (Il domenicale è l’abito delle feste).
 
V19 🔹 Chi dei panni altrui si veste, presto si spoglia.
V20 🔹 Chi si veste con la roba degli altri presto si veste e presto si spoglia. Altra variante del precedente proverbio col significato di chi si veste con la roba degli altri deve poi restituirla.

V21 🔹 Conservare la veste data dalla madre. Si usa col significato di vivere in modo infantile secondo ordini altrui.

V22
🔹 La veste dei dottori è foderata dell’ostinazione de’ clienti.
 
V23 🔹 La veste non fa il dottore. Per analogia al più noto “l'abito non fa il monaco”. I medici ed anche i dottori nelle varie materie, avevano nei secoli passati una veste particolare che li distingueva: mantello, cappello, e altri elementi dell’abito.
 
V24 🔹 Mi vestite della spoglia del leone. Si dice di solito per coloro che intraprendono un affare più grande delle loro possibilità e che si comportano con più magnificenza di quanto si confaccia alla loro condizione. Usa questo adagio il Socrate di Platone nel Cratilo [411a] dicendo che non bisogna lasciarsi intimorire della discussione intrapresa, una volta che si sia indossata la pelle del leone.  
 
V25 🔹 La veste copre gran difetti.
 
V26 🔹 Vestiti, villano che sembri un barone. L’abito cambia l’aspetto di una persona, ed è molto importante, e può far sembrare più di ciò che si è.
 
V27 🔹 La mamma con la figlia è onesta, la mamma si spoglia e la figlia si veste. Per una mamma si sacrifica sempre per la figlia.

V28 🔹 Spogliati quando lo zizzolo si veste. Lo “zizzolo” è il giuggiolo, una pianta che germoglia tardiva.

V29 🔹 Quando Ti vesti, ricorda il tessitore; quando Ti cibi, ricorda il contadino; quando bevi al ruscello, ricorda la sorgente. Proverbio cinese.

V30
🔹 Chi ha poco panno, porti il vestito corto.

V31 🔹 L’ultimo vestito ce lo fanno senza tasche. È similare nel significato al proverbio Per l'ultimo viaggio basta una camicia.

V32
🔹 Quando la balza del vestito tocca i piedi si impara a camminare.

V33
🔹 Ben vestito anche un palo sembra un Cardinale.

V34 🔹 Vesti una contadina, sembra una regina. Un'altra variante, in Toscana, è 🔹 Vesti un ciucco, pare un fiocco e vesti un legno, pare un regno.

V35
🔹 I vestiti rendono presentabile anche un asino.

V36 🔹 Un bel vestito rifà la persona. L’apparenza la fa da padrona è il significato di questi quattro proverbi.

V37 🔹 Non è il vestito bello che fa il signore, ma è piuttosto il vestito pulito. Carlo Collodi – Le avventure di Pinocchio – cap. VIII.

V38
🔹 I vestiti il primo anno si portano per amore e il secondo per forza.
 
V39 🔹 Al gatto la veste color zafferano. Va sottinteso «tu dai», oppure «tu metti». Si usa per i casi in cui si danno cariche a chi non ne è degno e non è tagliato per esse. Oppure quando si fa un regalo a chi non sa che farsene. Il crocoton (veste color zafferano) è un tipo di veste simmetrica e orlata di frange, che indossavano le ricche matrone.      

V40 🔹 Come una casa ha bisogno di essere abitata da almeno una persona, così una persona ha bisogno di vestiti per essere dignitosa. Proverbio cinese.

V41 🔹 Una famiglia povera è come un vestito lavato troppe volte, una famiglia ricca ha l’aspetto di un abito nuovo di zecca. Proverbio cinese.

V42
🔹 Un attore, anche se vestito della tunica imperiale, non diventa per questo un imperatore. Proverbio cinese.

V43
🔹 Quando incontri un uomo, lo giudichi dai vestiti; quando te ne separi, lo giudichi dal cuore. Proverbio russo.
 
V44 🔹 Il bel vestire sono tre N: nero, nuovo, netto.
 
V45 🔹 La verità vuol vestita. Cioè la verità nuda e cruda offende.

V46
🔹 Da quattro cose l’uomo si fa capire: dal parlare, mangiare, bere e vestire.
 
V47 🔹 Essere ben vestiti in un giorno di festa non significa essere ricchi. Proverbio del Kenia.

V48 🔹 Vesti strette per sotto e robe larghe per sopra. Detto della zona di Rimini, per indicare il modo in cui si portava il farsetto.  
 
V49 🔹 Togliere i vestiti a chi è nudo. Sperare un profitto da uno al quale non v'è nulla da portar via. Apuleio, nel primo libro dell'Asino d'oro [Met. 1,15], scrisse: «un uomo nudo non può essere spogliato nemmeno da dieci lottatori»


BIBLIOGRAFIA
  • Boggione V. | Massobrio L. - Dizionario dei proverbi; Ed. Utet, 2007
  • De Mauri L. - 5000 Proverbi e Motti latini; Ed. Hoepli, 2003 (seconda edizione)
  • Erasmo da Rotterdam - Adagi con testo latino a fronte; Ed. Bompiani, 2014
  • Lapucci C. - Dizionario dei proverbi italiani; Ed. Le Monnier, 2006


a cura di Rames Gaiba
© Riproduzione riservata


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