9 ottobre 2017

MANIFESTO FUTURISTA SULLA CRAVATTA ITALIANA


Il futurismo italiano si distingue per una maggiore radicalità programmatica rispetto alle proposte che, in tale direzione, venivano da artisti e movimenti stranieri, magari più disponibili a mediazioni e compromessi per una più concreta possibilità di realizzazione e utilizzazione del prodotto.

Quanti mai avrebbero indossato la futurista «anticravatta di metallo leggerissimo lucente e duraturo», lanciata nel 1933?


Renato Di Bosso, "Anticravatte italiane" (1933)



La «cravatta futurista» proposta da Renato Di Bosso¹ e Ignazio Scurto² nel manifesto omonimo del 1933  è in realtà l' «anticravatta di metallo leggerissimo lucente duraturo». Affermano infatti la necessaria abolizione della cravatta di stoffa (neutra o colorata), annodata a favore di una nuova cravatta senza nodo, costituita esattamente da una placchetta metallica dello «spessore da due a quattro decini di mm.», quindi leggerissima, e lunga «pochi centimetri».  Intesa a indicare «in chi la porta elasticità forza intelligenza, sobrietà e consistenza di idee, spirito novatore ed italiano»,  questa «anticravatta», «sostenuta da un leggero collare elastico», dice il manifesto, «può essere: - in latta con ondulazioni orizzontali; in alluminio opaco con motivi antitradizionali; - in alluminio brillante con incisioni moderne; - in metallo cromato semplice; - in alluminio con gradazioni di lucentezza e di opacità; in metallo prezioso; - in ottone; - in rame». Il metallo lucido rifletterà sole e azzurro dei cieli italiani, ottimisticamente. Pur con una accentuazione polemica programmatica, Di Bosso e Scurto cercono dunque di introdurre nella moda quel rinnovamento inventivo radicale che Balla nelle sue cravatte plastiche materiologicamente quanto formalmente più spericolate aveva avviato a metà degli anni dieci. Divergendo invece dalle cravatte di stoffa futuristicamente decorate altrimenti progettate da Balla nei medesimi anni dieci, ma sopratutto nei venti.


Mino Delle Site, "Cravatte a benda senza nodo
con placche metalliche geometriche" (1932)


Delle Site immagina nei primi anni trenta per i colletti asimmetrici delle sue camicie cravatte «a banda», senza nodo, con placche geometriche metalliche, in alluminio, ottone, rame, se non addirittura in argento e in oro. Soluzione più elegante e meno radicalmente polemica di quella proposta nel loro manifesto del 1933 da Di Bosso e Scurto.





Manifesto futurista sulla cravatta italiana
 
ARTISTI ITALIANI
+ MODA ITALIANA
+ INDUSTRIA ITALIANA
= PRODOTTO ITALIANISSIMO,
CIOÈ FUTURISTA.


Rinnovare la moda italiana nel vestiario maschile significa anteporre all'estrofilia cafona ed alle importazioni galliche anglosassoni antitaliane l'orgoglio novatore della nostra razza più geniale, più intuitiva, più veloce di tutti i popoli passati presenti e futuri.
Il genio vulcanico di F.T. Marinetti ha lanciato ancora una volta il segnale della rivoluzione, scagliandosi contro il cappello uniforme monotono d'uso comune.
Il pittore scultore RENATO DI BOSSO ed il poeta IGNAZIO SCURTO, colla collaborazione di giovani  e valorosi futuristi veneti, bandiscono una crociatainesorabile aggressiva feroce contro i nodi scorsoi delle cravatte nere grigie o policrome, autentici cappi che ricordano la fetida corda con la quale i nemici di ieri strozzavano gli apostoli d'italianità.
Ogni uomo porta appeso al collo il desiderio nero o colorato di una fine ingloriosa, la allusione in tela panno o seta alla propria servilità sociale.
Italiani, abolite i nodi, le farfalle, le spille, i fermagli, cianfrusaglie antiveloci antigieniche antiottimistiche! Regalatele ai vostri bambini perchè le attacchino alle code dei gatti o dei cani, unico posto dove non siano ridicole!
Liberatevi  dal peso della moda straniera, dalla fatalità quotidiana dei cravattai ambulanti, dalla fatalità gialla dei cinesi che cercano di appiccicarvi un sorriso ed uno straccio passaporto di cafoneria!
Il carattere di un uomo si rivela traverso la cravatta che porta. Oggi, divina epoca motoristica dinamica simultanista, il carattere di un uomo non deve apparire da un nodo e da un pezzetto di stoffa, ma dalla lucentezza e dalla purezza del metallo.
Perciò invitiamo  tutti gli italiani maschi a boicottare le cravatte d'uso comune e ad usare la cravatta futurista lanciata da noi il 27 marzo 1933 in Verona.
La cravatta futurista, ANTICRAVATTA DI METALLO LEGGERISSIMO LUCENTE DURATURO,  denota in chi la porta elasticità forza intelligenza, sobrietà e consistenza d'idee, spirito novatore ed italiano.
L'anticravatta da noi ideata può essere:
- in latta con ondulazioni orizzontali;
- in alluminio opaco con motivi decorativi antitradizionali; 
- in alluminio brillante con incisioni moderne;
- in metallo cromato semplice;
- in ottone;
- in rame.
I metalli usati devono avere uno spessore da due a quattro decimi di mm. e quindi un peso corrispondente minimo, mentre il nodo deve essere completamente abolito. La lunghezza è di pochi centimetri.
La dimostrazione pratica di applicazione che abbiamo data in Verona, l'entusiasmo con cui popolo ed intellettuali hanno accolto questa nostra innovazione, le richieste di campioni e di consigli dalle altre città ci fanno presagire che l'anticravatta sostituirà tra breve con ottimismo eleganza praticità lucentezza, resistenza l'antiliricità del panno, delle sete e delle tele. L'anticravatta sostenuta da un leggero collare elastico, riflette tutto il sole e l'azzurro di cui noi italiani siamo richissimi e leva la nota malinconica e pessimista dal petto dei nostri uomini.
Sono ridicoli quei giovinetti e quei ragazzi incravattati come diplomatici o come notai accidiosi. Mamme, regalate ai vostri figli una lucentissima anticravatta futurista che ispirerà loro idee geniali ed ottimistiche, desideri di luce e di volo.
Con l'anticravatta, infatti ogni uomo, ogni giovane ed ogni ragazzo nostro porterà con sè una nota aviatoria cui hanno pieno diritto gli italiani.
E' preferibile essere decorati da un'ala d'aeroplano al sole che da uno straccio ridicolo neutrale e pacifista.
Futuristi, boicottate i nodi scorsoi!
Italiani, abbigliatevi da uomini virili e non da prossimi impiccati!


RENATO DI BOSSO
V E R O N A
M A R Z O
1933 - XI

IGNAZIO SCURTO
MOVIMENTO
FUTURISTA
V E R O N A



₁ Renato Di Bosso (Verona, 1905 - Arbizzano di Policella, 1982). Proviene da una famiglia di scultori ed intagliatori, si diplomò all'Accademia Cignaroli nel 1925. l suoi primi lavori rientrano nella tradizione verista e decorativa; sono di questo periodo la Nonna e il Ventaglio. Nel 1930, dopo aver letto il libro di U. Boccioni Pittura e Scultura Futurista, realizza la sua prima opera futurista, Violinista, una sintesi plastica in legno. Con un gruppo di giovani dà vita, a partire dal 1931, al Gruppo Futurista veronese Umberto Boccioni ed in collaborazione con alcuni di loro scrive dei manifesti, tra i quali, nel 1932 Manifesto futurista per la scenografia del Teatro Lirico all'Aperto all' Arena di Verona. A Roma nel 1933, alla XIV Mostra Nazionale d'Arte Futurista, presenta Aerovisioni sintetiche e simultanee del Lago di Garda,  opera che segna I 'inizio dell'aeropittura. Negli anni 1934 e 1935 supera il problema spazio-temporale dell'aero-pittura con tre tavole rotanti, quadri circola che girando su un perno consentono diverse visioni. Intorno agli anni '40 l'artista realizza una serie di procedimenti tecnico-formali per adeguare la xilografia alla sintesi dinamica. Nel 1941, in occasione di una sua personale a Milano presso la Casa d'Artisti, pubblica Il Manifesto dell'aeroxilografia, tecnica che consiste in una serie di graffiature parallele o incrociate sul legno, nelle zone di passaggio tra neri e bianchi. Il segno si adatta alla plasticità del movimento producendo singolari effetti di chiaroscuro. Tra le xilografie realizzate con questa tecnica, ricorrenti sono le opere ispirate allo sport: calcio, pugilato, sci.
₂ Ignazio Scurto (Verona, 1912 - Novara, 1952). Poeta. Scrive manifesti e partecipa a serate futuriste. Nel 1939 scrive in versi L'aeroporto. Aeropoema.
Bozzetto di vestito da uomo, per sera (particolare della cravatta)
Giacomo Balla, 1914


Nel manifesto dedicato al rinnovamento della cravatta italiana, i futuristi veronesi Renato di Bosso e Ignazio Scurto si scagliarono contro quello che è da sempre considerato il primo accessorio del guardaroba maschile. Di Bosso e Scurto lanciarono allora l'anticravatta, realizzata dalla casa Cavalleri di Verona, sfruttando tagli di alluminio o di metallo leggerissimo. Antiesterofili al massimo, i due futuristi pensarono di abolire la classica cravatta di tessuto decorata con ghiribizzi e colori accesi sostituendola con l'alluminio che conferiva alla loro creazione i caratteri di praticità, durata ed eleganza. Propagandisticamente attratti dall'estetica del volo, Di Bosso e Scurto avevano adottato il metallo, con le quali venivano realizzate le ali degli aeroplani, e che in qualità di sostituto dei tessuti tradizionali avrebbe vestito «l'uomo novatore e italiano dell'epoca motoristica». Inoltre il modello di anticravatta era facile da indossare e aboliva il nodo «scorsoio» accusato di trasformare gli uomini in impiccati. L'accessorio voluto dai futuristi veronesi per distruggere in creatività qualsiasi rivisitazione della cravatta comune, era dunque destinato all'uomo di domani: il futurista atletico, virile, aggressivo e al tempo stesso modernamente elegante. (Guido Andrea Pautasso)³   
 
 
 
₃ Guido Andrea Pautasso - Moda Futurista - ed. Abscondita, 2016, p. 126



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