22 marzo 2018

CANOTTA

Canotta - retroformazione da canottiera.

Maglietta unisex senza maniche, che è in tempi recenti diventato un capo di una certa importanza che la si indossi come biancheria intima sotto la camicia, o come capo d'abbigliamento orgogliosamente in bella mostra; nell'intimo, abitualmente coordinato con lo slip; ha scollo rotondo e ampio, simile alla canottiera, ma di solito colorata anche se prevale il bianco e nero, a coste o anche rasata, da indossare come capo esterno, non cioè sotto la camicia o la camicetta. Può portare l'etichetta esterna in evidenza. Generalmente è in maglia (di solito in jersey di cotone o nell'intimo in lana fuori e cotone sulla pelle), spesso con elastan per aumentare l'aderenza. 
 

Il ragazzo incontra la ragazza
Erin Wasson | © Mario Testino - fotografo moda  


Realizzata in numerose varianti, la canotta nella versione femminile classica, è a spalla larga e può avere inserti in pizzo o ricami e la scollatura arricchita da inserti di pizzo, ricami e fiocchetti.

Per sfoggiarla come capo d'abbigliamento esterno serve molta personalità, ma vi regala una libertà... ma attenzione a far sì che non si trasformi 
in motivo di anarchia estetica.

È anche l'indumento indossato nel basket e nell'atletica leggera insieme ai calzoncini corti spesso materiale sintetico (per resistere ai lavaggi).




È sinonimo di canottiera, il cui termine deriva dal francese canotière, e come tutti i derivati di «canotto» è un francesismo accettato anche nella lingua italiana.


Inglese: Tank top; vest - Francese: Débardeur / Marcel - Tedesco: Tank-Top - Spagnolo: Camiseta.

Il termine inglese Tank top
deriva dai primi modelli di costume da bagno senza maniche. Un tempo la piscina era indicata con il termine tank, non pool, e il costume da bagno si chiamava tank suit, declinato in tank top, per indicare solo il sopra. 

Il termine francese
Débardeur rinvia ai "débardeur" ossia gli operai addetti alle operazioni di scarico. Gli scaricatori di porto furono tra i primi a indossare le canottiere.
Altro termine francese che indica la canottiera è Marcel.
La storia ci riporta al 1860, quando Napoleone III decise di riqualificare l’immenso mercato di Les Halles, trasformandolo da un mercato all’aperto ad uno al coperto. Dopo questa trasformazione, le migliaia di uomini e lavoratori che erano impegnati a scaricare la merce fresca in notti fredde e umide, necessitavano di un capo specifico e funzionale. Avevano bisogno di libertà di movimento sulle braccia, ma anche di un capo che li proteggesse dall’umido e dalle correnti d’aria. Ed è stato così che uno di loro si ingegnò, indossando una maglia di lana senza maniche. Da quel momento, in tutto il mercato di Les Halles, gli operai iniziarono ad usare questa pratica maglia senza maniche. Le voci di questa novità giunsero fino alla Loira, più precisamente a Roanne  dove aveva sede il maglificio Marcel diretto da Marcel Eisenberg che decise sull’onda di questa nuova tendenza di produrre in modo industriale la canottiera.


STORIA - Come suggerisce il nome, la maglia scollata senza maniche nasce in ambito sportivo, più precisamente nel canottaggio.
Nel XX secolo è stata adottata come indumento da lavoro.

Per molti anni la canottiera è stata solo un indumento intimo per gli uomini (per le signore esisteva lingerie più raffinata) che non aveva nessuna funziona estetica.
Indossata da molti uomini sotto la camicia, portata dai più muscolosi durante tutta l’estate per esibire pettorali perfetti, la canottiera è entrata ufficialmente anche nel guardaroba femminile per diventare un capo d’abbigliamento sexy.

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Negli anni Settanta, la funzione della canottiera cambiò radicalmente perché, in un periodo di libertà e cambiamenti, “indossare un capo di biancheria intima non al di sotto dei comuni vestiti era visto come un'espressione sovversiva di ribellione contro la società conservatrice e come parte della moda subculturale”, spiega Cally Blackman, professoressa di storia del costume presso la Central Saint Martins e autrice di numerosi libri.

Dietro questo indumento si celano anni di evoluzione sociale con una storia socialmente complessa e marchiata da numerosi cliché che tuttora gli ruotano attorno. Come scrive Stefano Bucci:
«È stata prima il simbolo di eroi popolari e magari un po' burini che, proprio sotto la loro canottiera, mostravano muscoli a misura di cantiere, di palesta o di ring. Poi, a partire  da quel Jean Paul Gaultier che, negli anni '80, propone l'accoppiata débarder e T-shirt, diventa cult imperdibile (anche a costo di non essere fisicamente a posto) per passerelle più o meno raffinate. Così, un indumento povero, prima condannato in modo inappellabile (specie se occhieggiante sotto una camicia) dalle upper class più snob, viene riscoperto nel nome di una cafonaggine intellettuale ispirata, forse senza motivo, al neorealismo cinematografico.»¹
Le origini culturali del trope narrativo, comunque, risalgono al meridione italiano come viene spiegato nel libro Manly Manners, dove l’autore James Wayne racconta:
«Fu nelle regioni del Sud Italia, come Napoli e la Sicilia, in cui il clima caldo, le difficoltà economiche e il machismo italiano conversero e la canottiera iniziò la sua evoluzione da biancheria intima a indumento. Nel Meridione, un uomo con poche camicie preferiva indossarle per la messa domenicale, per il lavoro e per le occasioni speciali. […] Per uomo del Sud Italia, a prescindere dal fisico, la canottiera è una parte della cultura sartoriale. […] In America, l’uomo con la canottiera (sia italiano che non) rappresentava lo stereotipo dell’immigrato italiano: povero, rozzo, corpulento – anche se esplicitamente sexy».²
Tutto il cinema italiano  del Neorealismo (a partire da Rocco e i suoi fratelli) ha connotato questo indumento come tipico dei bulli, del proletariato e dei contadini. Usata dagli stilisti in abbinamento con pantaloni gessati, o sotto doppiopetti sartoriali, e stata ugualmente utilizzata per l'abbigliamento femminile.

Negli anni 80 arrivò anche in passerella grazie a Jean Paul Gaultier che propose l’inedita accoppiata di tshirt e canotta, diventando un cult nella moda di quegli anni.

Negli anni 90 altri paladini della canotta furono Dolce & Gabbana che ne proposero una versione più attillata dallo scollo alto per mettere in risalto i pettorali dei modelli mandati in passerella a 40-50 per volta. È
in assoluto il simbolo dello stile "maschile" di Dolce & Gabbana",
che la inserirono in alcuni look della loro collezione maschile Primavera/Estate 1991 facendola apparire l'anno prima nella campagna Autunno/Inverno 1989-90 del brand.


 Primavera/Estate 1991 Dolce & Gabbana


Sfilata Autunno Inverno 2010/2011 Dolce & Gabbana



₁ Guido Vergani - Dizionario della Moda - ed. Baldini Castoldi Editore, voce "Canottiera" firmata da Stefano Bucci
₂ Wayne James - Manly Manner: Lifestyle & Modern Etiquette for the Young Man of the 21st Century - ed. Iuniverse Inc, 2016 (Lingua inglese).


22 Marzo 2018
ultimo aggiornamento 9 Luglio 2022

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