3 aprile 2017

COROZO

Corozo - dallo spagnolo coròzo, e questo da una voce indigena di Cuba e Portorico.

Materia  bianca leggera e durissima (2,5 della scala di Mohs¹), caratterizzata da particolari venature, che si ricava dall'albume dei semi di alcune piante tropicali, specialmente della Phytelephas macrocarpa che è una pianta della famiglia delle Arecacee (o Palme) che cresce nella foresta pluviale del Sud America. La pianta è originaria dell'Ecuador.

Da questa pianta si ricavano grossi semi duri e bianchi, di cui si utilizza l'endosperma². I frutti possono raggiungere i 60 cm ed il peso può raggiungere i 12 kg. Ogni seme è suddiviso in sei-sette parti. Ognuna di queste parti racchiudono delle celle. Ogni cella può contenere 6-9 semi dalla grandezza di un uovo di piccione. Dopo un'essicazione naturale le noci vengono lavorate (se per l'impiego nei bottonifici si fanno delle rondelle).


Il corozo è facilmente lavorabile, anche se parecchio "tecnico" da tingere (per immersione in apposite vasche), assorbe bene qualsiasi tonalità di colore, e - in esito a procedimento di trattamento superficiale cosiddetto "a buratto" - assume un certo grado di lucidità predeterminato. La polpa del frutto appare di un colore crema od avorio, uniforme, ma una volta lavorato e tinto la sua pregevole venatura caratteristica diventa evidente, conferendo all'articolo in corozo bellissime e raffinate sfumature di colore.

È anche
noto, in alcuni paesi, con il nome di
avorio vegetale.

È importante sottolineare come l'impiego della noce del corozo da parte dei bottonifici per la produzione di questi accessori per la moda non determini affatto l'impoverimento della foresta ecuadoriana in quanto – per il tramite di opportuni processi di riforestazione e coltivazione – l’essenza è ben lungi dall’esaurirsi nonostante il suo continuo utilizzo. La commercializzazione di questo materiale costituisce peraltro un’importante fonte di sostentamento economico per la popolazione locale.

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₁ La scala di Mohs è una scala utilizzata in mineralogia per classificare la durezza dei minerali, cioè la resistenza offerta da un minerale alla scalfittura a opera di un altro minerale o di un materiale con durezza nota. L'avorio ha durezza tra 2 e 2,5.
₂ Endosperma -  (dal greco ἔνδον "dentro" e σπέρμα "seme"). È anche definito albume. Tessuto vegetale che serve a nutrire l’embrione in via di accrescimento. L’embrione con l’endosperma è racchiuso dai tessuti dell’ovulo, i quali si induriscono e si trasformano nei tegumenti del seme.








Il corozo non è da confondersi con il tagua, che è un prodotto meno pregiato e con maggiori disponibilità sul mercato, che però differisce assai dalle noci americane per la forma (più piccola, vuote nella parte centrale per cui per i bottoni il massimo lineato che si possa ottenere normalmente è il 45, vale a dire circa 30 mm di diametro: per essere vuote all'interno, rimane limitato lo spessore delle rondelle che da esse si possono ricavare), il colore (non è completamente bianco, come nel corozo, ma leggermente rosato) e la fibra che si ricava dalla palma Hyphaene thebaica o palma dum. L'habitat di questa pianta è l'Africa nord-orientale sino all'Africa centro-occidentale, all'Egitto e alla penisola arabica. La palma da cui si ottiene la tagua raggiunge tra i 5 e 6 metri di altezza. Bisogna lasciar passare 14-15 anni per raccogliere i primi frutti. L'albero della tagua produce tre raccolte all'anno e la produzione continua per più di 100 anni. Ogni albero di tagua produce fino a 15 frutti. I frutti hanno una forma molto similare a un ananas e vengono chiamati "mochaca". Ogni "mochaca" ha circa 30 semi chiamati noce di tagua. Quando i frutti sono maturi i frutti cadano da soli. In un  anno una palma di tagua produce circa 9 kg di questi frutti legnosi.

Durante il periodo coloniale italiano, la palma dum ebbe una notevole importanza commerciale perché dai suoi semi veniva tratta la materia per la fabbricazione dei bottoni in sostituzione del corozo proveniente dal Sud America.

È bene precisare che la corozite, ha poco a che vedere con il corozo, in quanto è una resina ureica in polvere composta da corno o scarti del corozo polverizzato e polimeri sintetici; è utilizzata, per la produzione di bottoni economici.

IMPIEGHI: per la fabbricazione di bottoni, fibbie, ed utilizzati dall'industria della confezione di livello superiore (nello stesso segmento appartengono i bottoni in madreperla, quelli in corno, in galalite ed i bottoni gioiello), e di vari oggetti di ornamento.









 
STORIA - Il corozo è stato sfruttato fin dai tempi coloniali dagli spagnoli sbarcati per la prima volta in America. Il bottone in corozo ha iniziato ad apparire verso il 1870 in Germania prima - dove i bottonifici di allora ne hanno sviluppato le tecniche di lavorazione - e subito dopo anche in Italia. Si stima che nel 1920, il 20% dei bottoni prodotti negli USA fossero di corozo. Un tempo sostituto economico dell'avorio, dopo la messa al bando della caccia agli elefanti¹ ha ritrovato una sua importanza economica ed ecologica.

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₁ A causa del rapido declino delle popolazioni degli animali che lo producono (ricavato dalle zanne dei mammiferi e tradizionalmente degli elefanti), l’importazione e la vendita di avorio in molti paesi è vietata o severamente limitata.

CURIOSITÀ -  Il corozo, per il suo peso e la sua compattezza, veniva impiegato come zavorra sui velieri e per un caso fortuito qualcuno, ad Amburgo, capì che tale materiale anziché buttarlo in fondo al mare poteva essere riutilizzato. 


Rames Gaiba

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