13 maggio 2018

BLU... storia di un colore oggi disciplinato e giudizioso.

BLU - dal francese bleu (turchino scuro) da cui sono nati in Italia blu e blé, che è rimasto nel parlato popolare delle regioni centro-meridionali. In francese il termine bleu copre un arco cromatico che va dal blu marino o navy (quello scuro e quasi nero) al blu di Prussia, all'oltremare, fino all'azzurro con cui in italiano indichiamo una tinta più chiara nella quale non si sente però aggiunta di bianco (come accade per il celeste).¹ Nell'antichità è sopravvissuta a lungo una certa ambiguità terminologica che non sapeva chiaramente distinguere fra blu e nero. Nel lessico greco, il termine kuaneon indicava, sia il nero che il blu, soprattutto nelle sue gradazioni più scure.² In greco, il cui lessico dei colori ha impiegato parecchi secoli prima di stabilizzarsi, le due parole usate con maggiore frequenza per indicare il blu sono glaukòs e kyaneos. Quest'ultimo termine, in epoca omerica, qualifica sia il blu chiaro degli occhi, sia il nero di un abito da lutto, ma mai il blu del cielo né quello del mare.³



Pigmento di colore azzurro cupo, turchino scuro nelle diverse gradazioni. Molto usato scritto al francese bleu, da cui proviene l'aggettivo bluastro, che indica un colore turchiniccio.

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₁ Riccardo Falcinelli, Cromorama, ed. Einaudi, 2017, p. 112

₂ Claudio Widmann, Il simbolismo dei colori, ed. Ma.Gi., 2014, pp. 103-104. 
₃ Michel Pastoureau, Blu. Storia di un colore, ed. Ponte alle Grazie, 2008, pp. 25-26.
«Del resto, si è potuto osservare che in Omero, su sessanta aggettivi qualificanti gli elementi e il paesaggio nell'Iliade e nell'Odissea, soltanto tre erano aggettivi di colori;  (Nota ripresa da Pastoureau da: H. Magnus, Histoire de l'evolution du sens des couleurs, Paris, 1878, pp. 47-48.) i termini che si riferiscono alla luce sono in compenso estremamente numerosi. In epoca classica, kyaneos indica un colore cupo: il blu scuro, certo, ma anche il viola, il nero, il bruno. In realtà, la parola dà la sensazione del colore più che indicarne la tinta. Quanto a glaukòs, che esiste già in epoca arcaica e di cui Omero fa ampio uso, denota sia il verde, sia il grigio, sia il blu, talvolta persino il giallo o il bruno, e trasmette più un'idea di pallore o di debole concentrazione del colore che una tinta veramente definita...». 


Il cielo notturno sui suoi pants
Emilio Pucci - Autunno Inverno 2015-2016


Scarpe maschili lucide blu
Versace - collezione primavera 2017


STORIA - Il blu è un colore che esiste da sempre con maggiori o minori fortune e significati diversi. Questo colore che percorre la moda a partire dal XX secolo ha in realtà una sua storia molto più antica, lunga e complessa. Se i Greci e i Romani tingono poco in blu, altri popoli lo fanno più frequentemente. Così i Celti e i Germani, che allo scopo utilizzano il guado (Isatis tinctoria), pianta erbacea che cresce in numerose regioni dell'Europa temperata. Le tinture blu sono utilizzate soprattutto dai popoli del Vicino Oriente, che importano dall'Asia e dall'Africa una materia colorante a lungo sconosciuta in Occidente: l'indaco⁴. Sicuramente ha avuto un significato politico. Questo colore fu riscattato nientemeno che da Carlo Magno che con la fondazione del Sacro Romano Impero lo liberò da quella brutta reputazione che gli avevano attribuito i Latini fin dai tempi di Giulio Cesare quando i Britanni avevano affrontato le armate romane dipingendosi il corpo di un terrifico blu. Esso fu elevato invece a colore regale sotto il re franco e diffuso in tutto il regno con l'ordine di coltivare il guado per rifornire la fiorente industria laniera. Conquistò in breve le corti d'Europa e fu anche introdotto contemporaneamente nell'araldica con il significato di "fede, giustizia e lealtà"; da qui andò poi a colorare con lapislazzuli il manto delle Madonne sulle pale d'altare. 


Il dolore di Maria ai piedi della croce (1657)
Philippe de Champaigne (1602-1674)
olio su tela, cm 178 x 125
Musée du Louvre - Parigi


Poi, per i rovesciamenti di senso a cui la storia ci ha abituati, (dopo aver appunto connotato il potere monarchico) andò a rappresentare la vittoria degli ideali repubblicani della rivoluzione francese, finendo così sulla bandiera come il primo colore e il più importante. In Cina venne adottato come uniforme da Mao-Tse-Tung e diventò il simbolo del comunismo di base. Oggi è un colore disciplinato, un colore giudizioso. Diventato, in Occidente, garante dei conformismi, regna sui jeans (e il denim, il tessuto più globale del mondo). Gli hanno perfino affidato l'Europa e l'ONU e la NATO... per dire quanto piace!



L'associazione più frequente, dopo quella fra blu e cielo, è quella fra blu e mare. E forse per la solidità di tale associazione fra gli uomini del cielo (aviatori, hostess, stewards) e quelli del mare (marinai) hanno, generalmente, entrambi divise blu. 

Il blu è un colore psichico, nel senso che le sue sfumature sono associabili a stati psicologici differenziati. E' correlato da una parte con la capacità riflessiva e la sua concentrazione profonda, dall'altra con la simbologia materna e affettiva. Nei suoi toni più spenti e scuri è il colore della tristezza, del distacco e della malinconia (in alcuni paesi è infatti associato ai lamenti funebri). Nelle sfumature intermedie è invece immagine di serietà, affidabilità e sicurezza (per questo adottato dalle aziende in diversi modi). Sotto un aspetto molto più futuristico c'è il blu cyber, lo sguardo blu del futuro con le luminescenze azzurrine che si riflettono sui volti di chi guarda schermi digitali. In questo senso comunica un'idea di perfezione e diventa il nuovo simbolo dello spazio virtuale e cibernetico. L'orizzonte lontano del blu cede il posto alla superficie, a un'illusione di profondità e all'intensità sensoriale di uno spazio artificiale ed evanescente. Le tonalità mentali del digitale si pongono all'avanguardia dell'innovazione e possiedono, rispetto alla tradizione, un'enorme carica propulsiva. Nello spazio cibernetico l'azzurro si concretizza nella sua luminescenza e si declina in milioni di sfumature.



Veduta su carta (2004)
Hinke Schreuders (Olanda, 1969- )
ricami e feltro su carta su tela, cm 25.5 x 17.5 x 5.5


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₄ Michel Pastoureau, Blu. Storia di un colore, ed. Ponte alle Grazie, 2008, pp. 17-18


RIF. LETTERARIO - [Il] «Blu ha varcato le soglie della letteratura “Un poco d'oro, un poco di blu...; lo stesso: il lustro neo blu della sua capellatura...” (D'Annunzio); “Grassoccio, sempre vestito di blu scuro...” (Bontempelli); “Il cielo s'era parato d'un turchino blu pendente al nero...” (Papini).



Ritratto di Marquis d'Affito (1925)
Tamara de Lempicka (Polonia, 1898-1980)
olio su tela, cm 81 x 130

Un vasto spreco di blu è poi stato fatto dagli autori di canzonette, i quali da tempo hanno scoperto che gli occhi blu favoriscono le fatali rime in «mai più; sempre tu; ciò che fu; tu per tu; la tua virtù». E intanto, col blu, col bleu e con tutte le combinazioni di bleu (bleu acier, bleu horizon, bleu ciel, bleu marin, bleu gendarme, bleu indigo, bleu outremar, bleu paon, bleu saphir, bleu jade, bleu électrique, ecc.) siamo arrivati a dimenticare i cento nomi italiani dei cento turchini di cui la moda approfitta: e sono tutti nomi esatti, puri, armoniosi, inconfondibili, quali (citando a caso) oltremare, indaco, zaffiro, azzurro, azzurrino, celeste, biadetto, glauco, verdazzurro, grigiazzurro, ardesia, cobalto, cilestrino, cerulo, ceruleo; e ancora: azzurro notte, azzurro porcellana,celeste pastello, azzurro giada, turchino cupo, turchino stoviglia, celeste lunare, azzurro Madonna, “La rustica borràgine... lasci pendere le sue stelle a cinque punte color del manto della Madonna...”), e infine: turchiniccio, turchinello, fiordilino, fioraliso, e chi sa quanti altri ancora, che non ricordiamo. Ma che diremo di blù scritto con tanto d'accento? Peggio dell'accento su qui e qua: croci scarlatte sui compiti di terza elementare.»⁵  



Il segreto della porcellana bianca e blu (2009)
Huang Zhong Yang (Cina, 1949- )
olio su tela, cm 101 x 76


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₅ Cesare Meano, Commentario Dizionario Italiano della Moda, ed. Ente Nazionale della Moda, 1936 - XIV, p. 49, voce "blu". Che bellezza questa voce, certo un po' autarchica.


Non si possono non citare i modi di dire:
  • Tute blu - Gli operai, perché specialmente nelle grandi fabbriche indossano tute di colore blu, adatte a lasciare grande libertà di movimento. Si chiamano anche “Colletti blu in contrasto con “Colletti bianchi”, che sono gli impiegati.
  • L'ora blu - Designa in Inghilterra e negli Stati Uniti [the blue hour] il periodo di uscita dagli uffici a fine pomeriggio, quando gli uomini (e talvolta le donne) invece di rincasare direttamente, vanno a trascorrere un'ora in un bar per bere e, forse, dimenticare così le loro preoccupazioni o porsi alle spalle i problemi di lavoro.
  • Ieri ha fatto azzurro - Dal tedesco «Gestern hat er blaugemacht ». Significa ieri non è andato al lavoro / a scuola. Nel Medioevo esisteva il   lunedì azzurro: il giorno libero degli artigiani.  Azzurro, forse, perché invece dell'officina buia vedevano il cielo azzurro.


CURIOSITÀ - «Un pigmento nuovo: il blu di Prussia. Nel 1709 fu messo a punto a Berlino un colore artificiale che permise, nella gamma dei blu e dei verdi, prodezze di cui si era stati incapaci per secoli: il blu di Prussia. A dire il vero, questo colore fu scoperto per caso. Un certo Diesbach, droghiere e fabbricante di colori, vendeva un bellissimo rosso che otteneva facendo precipitare con della potassa una decozione di cocciniglia addizionata con solfato fi ferro. Un giorno, mancando di potassa, si rifornì da uno speziale poco onesto, Johann Konrad Dippel. Costui gli vendette del carbonato di potassa adulterato di cui si era già servito personalmente per rettificare un olio animale di sua invenzione. Invece del solito rosso, Diesbach ottenne un magnifico precipitato blu. Non capì cosa fosse successo, ma Dippel, chimico e uomo d'affari ben più accorto, intuì rapidamente tutto il vantaggio che poteva trarre da tale scoperta. Aveva capito che era stata l'azione della potassa alterata sul solfato di ferro a produrre quello splendido colore blu. Dopo parecchi esperimenti, migliorò il procedimento e commercializzò il nuovo colore sotto il nome di “blu di Berlino”. Per più di un decennio Dippel rifiutò di svelare il suo segreto di fabbricazione, cosa che gli permise di accumulare una fortuna considerevole. Ma nel 1724 il chimico inglese Woodward scoprì il segreto e rese pubblica la composizione del nuovo colore. Il blu di Berlino, divenuto nel frattempo “blu di Prussia” poté quindi essere fabbricato in tutta Europa.».⁶ 


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₆ Michel Pastoureau, Blu. Storia di un colore, ed. Ponte alle Grazie, 2008, pp. 157-158.





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Bibliografia
  • Michel Pastoureau, Blu. Storia di un colore, Ed. Ponte alle Grazie, 2008/2017


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