31 marzo 2018

COTONE

Cotone - dall'arabo medievale quṭūn, a sua volta dall’arabo classico quṭn. Il nome spagnolo algodón e quello portoghese algodão  conservano addirittura l'articolo arabo al- e ciò è dovuto al fatto che hanno avuto stretti rapporti con l'arabo e ciò è presente anche in tante parole italiane derivate da questa lingua semitica (alcol o algebra per fare due esempi). È una parola che oggi risulta simile in tante lingue: in inglese è cotton, in francese coton, così come in rumeno. Il tedesco invece ha baumvolle che significa "lana arborea", utilizzando un'immagine che era stata del mondo classico. Il vocabolo “cotone” è una parola abbastanza moderna. Nel Medioevo e, documentato ancora nel Settecento in Italia, il cotone si chiamava  bombaso, bambagia, bombacis, bumbace.¹

È la fibra tessile vegetale più importante ed utilizzata, ricavata dalla peluria che riveste i semi della pianta del genere Gossypium (che consiste in 39 specie) della famiglia delle "Malvacee". Il cotone per crescere bene ha bisogno di condizioni particolari: giusta temperatura e alta disponibilità di acqua (per un chilogrammo di fibra sono necessari dai 3 ai 7 metri cubi di acqua; fonte: FAO-ICAC. 2015)². Dalla semina al raccolto trascorrono da 175 a 225 giorni. Alcuni giorni dopo la semina spunta il germoglio. La pianta si sviluppa in 3 mesi circa fino alla fioritura. L'ovario nel fiore, dopo la fecondazione, si trasforma in capsula che raggiunge le dimensioni massime nel giro di 3 settimane e si apre 50 giorni dopo la fioritura, sprigionando le fibre di seme. Il frutto del cotone ha la forma di una capsula che contiene i semi ricoperti dai peli: quando matura si apre e lascia uscire il bioccolo del cotone, e, a seconda della loro lunghezza, viene utilizzato per diversi impieghi. Le fibre sono costituite da polimeri di cellulosa, ma le sue catene sono più lunghe rispetto a quelle che si trovano nella polpa di legno, nel rayon, e con un più alto grado di cristallinità. La fibra migliore è quella più lunga (arriva a circa 3 cm), sottile e resistente, così come sono importanti il colore, la morbidezza e la lucentezza che ne aumentano il valore commerciale.



Le raccoglitrici di cotone (1876)
Winslow Homer (1836-1910)

olio su tela, cm 61.1 x 96.8
Los Angeles County Museum of Art.



Esistono cotoni di diverse qualità secondo la provenienza: il più pregiato è il Sea Island³, dalla lunga fibra setosa, ideale per i filati e le stoffe pregiate; il cotone Egiziano (chiamato anche Jumel o Makò), è caratterizzato dalle sfumature del colore che vanno dal giallo al bruno; le varietà di cotone Peruviano, di buona qualità, che hanno l'apparenza della lana per cui sono spesso usati in miscela con tale fibra; il cotone America detto Upland⁴ (o denominati dalla provenienza: Texas, Mississippi, Georia, Orleans) con fibra di lunghezza non superiore a 28-30 mm, relativamente grossolano, opaco, di colore tendente al bianco sono la qualità di cotone più impiegata; le varietà di cotone indiano hanno fibra ancora più corta di quello americano e sono di qualità più scadente.

Finezza e lunghezza di alcuni principali tipi di cotone
Tipo/Lunghezza in mm./Diametro in micron
Indiano/10-20/14,5-22,0
Americano/16-30/13,5-17,0
Egiziano/20-32/12,0-14,5
Sea-Island/28-36/11,5-13,0

A differenza della lana la finezza è inversamente proporzionale alla lunghezza (più la fibra è lunga è più è sottile).

Trattamenti per migliorare la stabilità dimensionale - I tessuti di cotone, a causa del basso allungamento della fibra sotto sforzo, non riescono a deformarsi durante tutti i trattamenti cui il tessuto è sottoposto durante il ciclo tessile (filatura, tessitura, tintura, ecc.). Per migliorare la stabilità dimensionale, è necessario sottoporre il tessuto a trattamenti che consentano il rientro del tessuto prima della confezione: ramatura (rameuse) -  sanforizzazione - mercerizzazione.

Operazioni dopo la raccolta - Dopo la raccolta il seme è esposto al sole per l'essiccamento e poi è sottoposto alla sgranatura, processo di separazione di particelle di cuticola, dette guscette, che solo in parte vengono eliminate durante il processo di filatura. Una volta separata la bambagia dai semi, le fibre di cotone vengono compresse in balle a forma di parallelepipedi (ad esempio: quello americano viene preparato in balle che pesano in media 500 libbre = 227 kg.), avvolte in iuta o in sacchi di polipropilene, legate con raggette metalliche ed inviato alle tessiture, e da li trasformato. Il cotone così compresso in commercio prende il nome di cotone sodo o cotone greggio.

20 anni fa la produzione media di cotone per ettaro era di 200 chilogrammi di fibra raccolta, oggi arriva a 900 chilogrammi che salgono a 2000 in Australia, e ciò è stato possibile alle ricerche biotecnologiche sul cotone che hanno consentito di ottimizzare terreni e acqua oltre a rendere le piante meno sensibili all'aggressione di insetti riducendo così l'utilizzo di sostanze chimiche. 

Classificazione del cotone sodo per il commercio - I requisiti che determinano la cosiddetta classe del cotone sono: il grado, che dipende dall'apparenza esterna (lucentezza, bianchezza, impurità, esito della sgranatura); il colore, bianco (che è il colore normale), grigiastro o rossiccio, indice della facilità delle lavorazioni successive; la lunghezza e finezza delle fibre; il carattere, che riassume in un certo qual modo le varie caratteristiche e determina in modo decisivo il valore tessile delle fibre: hanno un buon carattere i cotoni a fibre forti e robuste, omogenee e uniformi che sopportano bene, con il minimo scarto, le lavorazioni. Altre qualità del cotone concernano il grado di maturazione, la manipolazione, l'imballatura e la natura della fibra: il cotone "rigginato", cioè passato più volte allo sgranatoio, è in genere un cotone di basso grado così artificialmente valorizzato; il cotone "misto" è formato con avanzi di balle di cotone di differenti gradi; quello di "falso impacco" può essere in parte deteriorato o contenente sostanze estranee; e così via.

Sottoprodotti del cotone - Dai semi di cotone separati dalle fibre si ricavano poi diversi sottoprodotti utilizzabili anche per altre industrie. I più interessanti sono: i linters (sono molto importanti ed utilizzate quasi pura per la produzione di fibre artificiali quali la viscosa, acetato, ecc., di nitrocellulose quali plastica, lacche, ecc., di cotone idrofilo, feltri, ecc.); le guscette (utilizzate come fertilizzanti, come mangimi, nella produzione della carta, nella produzione di esplosivi, ecc.); olio (per la preparazione di grassi ed oli alimentari, così come di grassi per la produzione di saponi e candele).

Il cotone, fra tutte le fibre vegetali, è quella che contiene la percentuale maggiore (90% circa) di cellulosa, oltre ad acqua (6,7%) e a piccole quantità di sostanze minerali, grassi, cere e sostanze incrostanti, ed è priva di componenti in legno. La finezza delle fibre di cotone oscilla tra 1 e 4 dtex. La lunghezza varia tra 10 e 60 mm, anche se le lunghezze più frequenti rientrano tra 25 e 30 mm La densità va da 1,5 a 1,54 g/m3. Il grado di maturazione dipende dalla zona di provenienza e dall'anno del raccolto. La resistenza della finezza è di ca. 25-50 cN/tex. Il cotone viene filato nella filanda per fibre corte per trasformarlo in filato per uso tessile. Le fibre di cotone vengono lavorate pure o miscelate con fibre chimiche. Prima in ordine di diffusione (copre il 47% del fabbisogno mondiale).

Cotone biologico od organico - Dall'inizio del XXI secolo sta aumentando la produzione di "cotone bio" (organic cotton), che proviene da coltivazioni assolutamente prive di pesticidi e altre sostanze chimiche capaci di alterare la qualità del tessuto. Malgrado l'apporto positivo alle dinamiche ambientali e il sostegno offerto da numerosi brand che lo utilizzano nelle loro collezioni, il cotone biologico resta una quota marginale (0,5% nel 2017 - fonte: ICEA) della produzione globale di fibra, ma negli ultimi anni è aumentato a ritmi sostenuti specialmente in Europa (Inghilterra, Germania e nei paesi Scandinavi), dove la difesa del consumatore verso l'esposizione/assunzione di sostanze nocive è più diffusa.

Contrariamente a quanto avviene nella coltivazione del cotone tradizionale nella quale i semi utilizzati sono solitamente trattati con fungicidi e insetticidi e sono sempre geneticamente modificati per rendere le piante maggiormente immuni alle malattie, quelli utilizzati nella coltivazione di cotone organico non sono trattati con sostanze chimiche ed è vietato l'uso degli OGM. Nella coltivazione del cotone biologico non sono utilizzate sostanze chimiche tossiche ma si ricorre all'uso di fertilizzanti naturali, non si fa uso di defoglianti, erbicidi e si reintegra e si mantiene la fertilità del suolo con la rotazione delle colture e le erbacce sono eliminate fisicamente e controllate tramite la zappatura. In aggiunta si favorisce un sano equilibrio tra parassiti e predatori naturali attraverso pratiche colturali biologiche e insetti benefici. Vengono altresì selezionate le piante resistenti, la distruzione dei residui colturali che possono ospitare i parassiti e la regolazione dei periodi di semina e raccolta. Un dato importante è la stima dei volumi di acqua utilizzati nella coltivazione di ogni tonnellata di cotone biologico che risulta essere di circa 182 litri contro 2.120 litri del cotone tradizionale (fonte: report Textile Exchange 2017).⁵

Produttori e consumatori - India, Cina, Stati Uniti, Pakistan, Brasile, Uzbekistan sono in testa alla classifica mondiale (dati al 2016) producono l'80% dei 22,6 milioni di tonnellate (fonte: ICAC). Ma vi sono mercati significativi in termini di consumo, come Indonesia, Thailandia, Messico e Bangladesh che indicano utilizzi crescenti non sostenuti dalla produzione nazionale. In termini di esportazione, l'Uzbekistan è secondo agli Stati Uniti per quanto riguarda l'esportazione globale di cotone. Né come fornitori importanti vanno trascurati l'Africa Francofana, l'Australia, la Siria, l'Egitto, il Turkmenistan, il Tagikistan e il Kazakistan.

Nel biennio 2008/2010 i consumi mondiali sono cresciuti (anche se vi è stata una flessione tanto in Europa quanto negli USA) grazie al miglioramento del reddito di fasce importanti di popolazione specie in Asia e in quelli che un tempo si chiamavano Paesi a economia socialista; la diffusione di stili di vita e consumi sempre più simili a quelli occidentali ha assunto un ruolo importante in questo processo. Sul fronte dell'offerta i fattori sono più complessi e riguardano gli effetti del cambiamento climatico con i disastri climatici (sempre in agguato) e le scelte di politica agro industriale dei Paesi in via di sviluppo senza dimenticare gli effetti prodotti dalla ricerca scientifica sulla redditività della pianta. In alcuni casi il mancato sfruttamento economico di aree potenzialmente redditive ha motivazioni politiche complesse: per esempio Ruanda, Tanzania, Uganda e Borundi potrebbero destinare molti terreni alla coltivazione del cotone ma accordi internazionali impediscono lo sfruttamento delle acque del Nilo che li attraversa e che non possono essere deviate (per motivazioni economico-politica) se non a costo di togliere risorse idriche importanti all'Egitto e al Sudan.   

CARATTERISTICHE: Fra i pregi del cotone vi sono che è molto resistente alla bollitura e stiratura, che ha un alto assorbimento dell'umidità, che è un buon conduttore e quindi favorisce la dispersione del calore corporeo, che non è attaccabile dalle tarme, ecc. Fra i difetti vi sono una scarsa elasticità, un alto grado di restringimento e di sgualcibilità, che può essere ricettacolo di batteri, ecc.

La manutenzione dei capi di cotone - Il cotone è una fibra abbastanza resistente e pertanto può essere lavato a mano o a macchina, sia con sapone da bucato sia con detersivi senza subire danni. Nel caso di lavaggio in lavatrice è necessario fare particolare attenzione ai rientri (e non sempre il consumatore finale ha a disposizione queste informazioni) e quindi, prudenzialmente, nell'eseguire i lavaggi a macchina bisogna ridurre l'agitazione meccanica (giri centrifuga). La temperatura di lavaggio fino a 50-60°C è ininfluente sulla solidità del colore, anzi al crescere della temperatura - contrariamente a quello che comunemente si pensa - la resistenza del colore tende a migliorare. Assorbe facilmente i candeggianti contenuti nei prodotti di lavaggio, mantenendo sempre un perfetto grado di bianco (fino a pH 12). Il candeggiante ottimale è il perborato, ma è necessario fare particolare attenzione quando si usa la candeggina, in quanto un eccesso di candeggiante trasforma la cellulosa in ossicellulosa, di parziale demolizione, solubile in acqua (danno "catalitico"). Il cotone è insolubile e ha un'ottima resistenza ai solventi, pertanto si può tranquillamente lavare a secco. Nello stiro è preferibile interporre un panno umido in quanto un contatto prolungato del ferro provoca ingiallimenti già a 120°C e una colorazione bruna a 150°C; in ambiente umido sopporta temperature fino a 180°C.  

IMPIEGHI: È utilizzato soprattutto per abbigliamento per ogni tipo di indumento (sebbene si addice maggiormente all'intimo, e alla realizzazione di capi leggeri per la stagione estiva) e per tessili per uso domestico. Solo il 10% viene utilizzato nel campo dei tessili tecnici.

CODICE TESSILE: CO (EURATEX)

🇫🇷 Francese: Coton 🇬🇧 Inglese: Cotton 🇩🇪 Tedesco: Baumwolle 🇪🇸 Spagnolo: Algodón 🇵🇹 Portoghese: Algodão


₁ P. Sella, Glossario Latino-Italiano, Stato della Chiesa-Veneto-Abruzzi, Città del Vaticano, 1944, p. 53 ASTv, not. I, b. 4266-1781, voce “bombace”
Secondo recenti stime, la produzione di un chilogrammo di abbigliamento di cotone richiede l'utilizzo di 9,4 metri cubi di acqua con punte intorno ai 20 metri cubi se la coltivazione avviene in paesi come l'India (Gallo 2009). Il simbolo più impressionante degli impatti negativi che l'elevato consumo d'acqua nella coltivazione del cotone può provocare è l'ormai pressoché definitivo prosciugamento del lago d'Aral in Uzbekistan, la cui superficie si è ridotta negli ultimi quarant'anni del 60% e il volume complessivo delle acque del 80%. Le coltivazioni di cotone richiedono, inoltre, un grande uso di pesticidi e fertilizzanti con gravi conseguenze sia sull'ambiente sia sulla salute delle persone che lavorano nei campi. A ciò si devono aggiungere le emissioni di CO² in atmosfera prodotte dal trasporto della fibra agli impianti di filatura, tessitura, tintoria, finissaggio e confezionamento dei capi che spesso si trovano in aree del tutto diverse del mondo (Pearce 2009). In: "Il bello e il buono. Le ragioni della moda sostenibile. Capitolo: Materiali, Processi, Innovazione: La sostenibilità dell'industria tessile" - ed. Marsilio, 2011, p. 58  
₃ Dal nome delle isole al largo della Georgia, Stati Uniti, che utilizzavano semi importati dalle Bahamas. Il nome esatto è West Indian Sea Island, noto come “gossypium barbadense” o “seme nero”, è una delle varietà più antiche e preziose al mondo scoperta agli inizi del XVIII secolo nelle Indie Occidentali Britanniche. La sua produzione è concentrata oggi principalmente a Barbados e Giamaica, aree che costituiscono un vero e proprio paradiso climatico. Al mondo ogni anno vengono prodotte circa 110 milioni di balle di cotone, di cui 2 milioni sono di cotone a fibra extra-lunga. La produzione annua di Sea Island Cotton è di circa 150 balle, rendendolo uno dei cotoni più rari e pregiati al mondo. Sea Island si distingue da tutte le altre specie di cotone grazie alle sue caratteristiche uniche: la notevole lunghezza della fibra (+37 mm), l’elevata resistenza e l’alta percentuale di uniformità (86%). Alla lunghezza si sommano la finezza della fibra, testimoniata dal micronaire, compreso tra 2.8 e 2.9 e una lucentezza rilevante (grado di riflettenza di 73).
₄ Upland (altopiano), nome scientifico Gossypium hirsutum, dotato di fibre più corte e saldamente attaccate al seme.
₅ Franco Corbani - Un mondo di jeans - ed. Prodigi, 2022, p. 39
 

CURIOSITÀ - Il mondo antico greco e latino conosceva il cotone e lo riteneva di origine orientale. Scrittori greci come Teofrasto ed Erodoto ritengono originario dell'India il gossypium arboreum, una varietà che può raggiungere anche i quattro metri di altezza, il cui frutto è paragonato a una noce. Erodoto riferendosi alla bianca lanugine che avvolge i semi la chiama "la lana che viene dall'albero" (eira ta apo xylon) e scrive anche di abiti confezionati con la lana arborea, ossia con il cotone (eimata apo xylov). L'immagine della lana che cresce sugli alberi è ripresa dai poeti latini. Virgilio evoca "le selve degli Etiopi biancheggianti di morbida lana" (nemora Aethiopum molli canentia lana) e Pomponio Mela "le selve che producono la lana" (lanas silvae ferunt). Mentre più pianamente il giurista latino Ulpiano scrive lana di ligno per indicare il cotone, traducendo letteralmente nella sua lingua i termini usati da Erodoto. Plinio nella Naturalis Historia preferisce invece usare i termini greci adattandoli al latino senza tradurli, e precisa che nell'alto Egitto cresce un albero che alcuni chiamano gossypion, ma la maggior parte xylon, per cui i fili che se ne traggono sono detti xylina. (Superior pars Aegypti in Arabiam vergens gignit fruticem quem aliqui gossypion vocant, plures xylon et ideo lineainde facta sylina) [Plinius N.H.XIX 2]. E usa anche il termine xilinos come sostantivo nel significato di cotone filato.

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Negli estremi del nord del mondo, dove la neve domina il territorio per molti mesi dell'anno, e la vegetazione presente è formata da muschi e licheni, cresce anche un  piccolo fiore, il cui nome botanico è Eriophorum angustifolium, il cui nome deriva dal greco érion = lana e phoros = porto, cioè "portatore di lana", per l'aspetto fioccoso delle candide infiorescenze; l'aggettivo specifico dal latino significa "a foglie strette". In tempi passati, soprattutto in Paesi del nord Europa, si è tentato di usare in tessitura le fibre dei pennacchi, del cosiddetto "cotone artico", ma le fibre sono risultate troppo fragili e inadatte a sopportare la torsione.


Tiniteqiilaaq, Groenlandia, vista sul fiordo e sugli iceberg.


Eriophorum angustifolium, cosiddetto "cotone artico"
       
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«Emblematico della centralità del cotone nel quadro delle battaglie nazionalistiche e anticoloniali è il fatto che [...] Gandhi non solo scrisse una storia del cotone in India, ma promosse anche pubblicamente la filatura del cotone a mano con il filatoio domestico, che il Congresso Nazionale Indiano scelse nel 1930 come simbolo per la propria bandiera.» (Sven Beckert, L'impero del cotone. Una storia globale, ed. Einaudi, 2016, p. 448 


La bandiera del Congresso Nazionale Indiano e Gandhi
che fila con il filatoio a mano, 1925.

   
Bibliografia:

  • Sven Beckert - L'impero del cotone. Una storia globale -  Ed. Einaudi, 2016
  • Vittorio Cianci - Il cotone. Generalità, parametri e utilizzo. Articolo pubblicato sulla rivista 'tecnoFASHION' - aprile 2017
  • Franco Corbani - Un mondo di jeans - Ed. Prodigi, 2022
  • Aurora Magni - Cotone a 24 carati. Articolo pubblicato sulla rivista 'technoFASHION' - aprile 2011


Rames Gaiba


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